Eventi e cultura
"Disfida": di Barletta o di Trani?
Un'epigrafe dimenticata in contrada S. Elia ne ridefinisce la storia
Trani - venerdì 13 febbraio 2015
7.45
Nel giorno in cui ricorre l'anniversario della "Disfida di Barletta" anche Trani potrebbe unirsi al tavolo dei festeggiati: ma finora ha preferito rimanere in disparte, un po' come quella donna di casa che, per non stancarsi dei preparativi, preferisce non invitare nessuno al proprio compleanno. Per fortuna, c'è sempre in famiglia il parente col più alto spirito di iniziativa che sprona gli altri ad unirsi, trovando i giusti argomenti.
Al di là delle similitudini, Trani dovrebbe con orgoglio celebrare questo giorno come un tassello identificativo della propria storia, oltre che di Barletta. Infatti, in contrada Sant'Elia (in pieno agro tranese) si trova un epitaffio che ricorda l'eroica battaglia – nota come "Disfida di Barletta" – fra tredici cavalieri italiani e tredici cavalieri francesi, combattuta proprio il 13 febbraio del 1503.
Il confronto d'armi si svolse pertanto in territorio tranese, in un'area appositamente recintata dai giudici dei due schieramenti: questa delimitazione avrebbe in parte incluso proprio le terre appartenenti alla tenuta Sant'Elia.
Questo sito, così ricco di storia, da molti anni ormai versa in stato di abbandono. Le cause di questa trascuratezza andrebbero in parte ricondotte alla lontananza del luogo in questione dal centro urbano, ma non sia questa un'attenuante: ad averlo ricoperto di degrado sono stati anzitutto il disinteresse della cittadinanza per un'area tanto remota e la miopia culturale caratterizzante il modus operandi di quanti finora hanno amministrato.
Per fortuna, Andrea Moselli ed un gruppo di suoi amici, con spirito d'iniziativa e in modo del tutto gratuito si prende cura di questo preziosissimo e trascuratissimo luogo. Proprio un paio di giorni prima della ricorrenza, i ragazzi tutti tranesi, si sono recati in contrada Sant'Elia per ripulire l'epitaffio dalle erbacce e ricordarne la storia. Un gesto di laica devozione che Moselli ripete da anni. Il problema è che un'area potenzialmente turistica non viene adeguatamente predisposta ad accogliere i visitatori: un luogo davvero molto piccolo e lo spazio antistante il monumento non è sufficiente a far girare un pulmino.
La tenuta di Sant'Elia appartenne ai benedettini del convento di "Santa Maria di Colonna" fino al 1441, anno in cui fu ceduta in permuta a Berlingiero de Miro. Prima del 1503, forse per annullamento dell'atto di permuta, tutta la vasta tenuta Sant'Elia passò in proprietà del Capitolo metropolitano di Trani che la detenne fino alla legge di soppressione degli Enti ecclesiastici del 1866. In ricordo della disfida, Ferrante Caracciolo, duca d'Airola, fece erigere nel 1583 un monumento con iscrizione in latino dettata dall'umanista Petro Angeli. Il monumento fu abbattuto nel 1805 dai francesi di stanza in Puglia, ma venne riedificato nel 1846 a cura del Capitolo metropolitano di Trani.
All'ingresso del viale che porta all'epitaffio vi sono due pilastri in pietra con la riproduzione dello stemma di Trani e con le seguenti iscrizioni: «Qui nel 1503, si pugnò la Disfida dei tredici sul terreno neutrale di dominio Veneto. Bel fatto di valore italico contro l'arroganza degli invasori in età ignava» e «A XIII febbraio MDIII in equo certame contro tredici francesi qui tredici d'ogni terra italiana ricomposero la patria dilaniata nell'unità dell'onore antico e tra due invasori provarono che dove l'animo sovrasti la fortuna gli individui e le nazioni risorgono». Tutte e due le epigrafi riprodotte furono dettate da Giovanni Bovio.
La parola 'monumento' ha origine latina ed è riconducibile al verbo 'moneo', che significa appunto ricordare: se Ferrante Caracciolo fece costruire l'epitaffio nel 1583, fu perché i posteri potessero coltivare la memoria storica di un simile evento. E Trani finora ha scansato l'impegno con il suo passato.
Al di là delle similitudini, Trani dovrebbe con orgoglio celebrare questo giorno come un tassello identificativo della propria storia, oltre che di Barletta. Infatti, in contrada Sant'Elia (in pieno agro tranese) si trova un epitaffio che ricorda l'eroica battaglia – nota come "Disfida di Barletta" – fra tredici cavalieri italiani e tredici cavalieri francesi, combattuta proprio il 13 febbraio del 1503.
Il confronto d'armi si svolse pertanto in territorio tranese, in un'area appositamente recintata dai giudici dei due schieramenti: questa delimitazione avrebbe in parte incluso proprio le terre appartenenti alla tenuta Sant'Elia.
Questo sito, così ricco di storia, da molti anni ormai versa in stato di abbandono. Le cause di questa trascuratezza andrebbero in parte ricondotte alla lontananza del luogo in questione dal centro urbano, ma non sia questa un'attenuante: ad averlo ricoperto di degrado sono stati anzitutto il disinteresse della cittadinanza per un'area tanto remota e la miopia culturale caratterizzante il modus operandi di quanti finora hanno amministrato.
Per fortuna, Andrea Moselli ed un gruppo di suoi amici, con spirito d'iniziativa e in modo del tutto gratuito si prende cura di questo preziosissimo e trascuratissimo luogo. Proprio un paio di giorni prima della ricorrenza, i ragazzi tutti tranesi, si sono recati in contrada Sant'Elia per ripulire l'epitaffio dalle erbacce e ricordarne la storia. Un gesto di laica devozione che Moselli ripete da anni. Il problema è che un'area potenzialmente turistica non viene adeguatamente predisposta ad accogliere i visitatori: un luogo davvero molto piccolo e lo spazio antistante il monumento non è sufficiente a far girare un pulmino.
La tenuta di Sant'Elia appartenne ai benedettini del convento di "Santa Maria di Colonna" fino al 1441, anno in cui fu ceduta in permuta a Berlingiero de Miro. Prima del 1503, forse per annullamento dell'atto di permuta, tutta la vasta tenuta Sant'Elia passò in proprietà del Capitolo metropolitano di Trani che la detenne fino alla legge di soppressione degli Enti ecclesiastici del 1866. In ricordo della disfida, Ferrante Caracciolo, duca d'Airola, fece erigere nel 1583 un monumento con iscrizione in latino dettata dall'umanista Petro Angeli. Il monumento fu abbattuto nel 1805 dai francesi di stanza in Puglia, ma venne riedificato nel 1846 a cura del Capitolo metropolitano di Trani.
All'ingresso del viale che porta all'epitaffio vi sono due pilastri in pietra con la riproduzione dello stemma di Trani e con le seguenti iscrizioni: «Qui nel 1503, si pugnò la Disfida dei tredici sul terreno neutrale di dominio Veneto. Bel fatto di valore italico contro l'arroganza degli invasori in età ignava» e «A XIII febbraio MDIII in equo certame contro tredici francesi qui tredici d'ogni terra italiana ricomposero la patria dilaniata nell'unità dell'onore antico e tra due invasori provarono che dove l'animo sovrasti la fortuna gli individui e le nazioni risorgono». Tutte e due le epigrafi riprodotte furono dettate da Giovanni Bovio.
La parola 'monumento' ha origine latina ed è riconducibile al verbo 'moneo', che significa appunto ricordare: se Ferrante Caracciolo fece costruire l'epitaffio nel 1583, fu perché i posteri potessero coltivare la memoria storica di un simile evento. E Trani finora ha scansato l'impegno con il suo passato.