Al Teatro Mimesis di Trani un tuffo nella cultura del XVI italiano.
Interessante presentazione de “Il Baldus”, poema in latino maccheronico scritto da Teofilo Folengo.
venerdì 17 gennaio 2025
10.21
È stato un pomeriggio all'insegna della cultura e della storia, con il Teatro Mimesis di Trani a fare da perfetto scenario alla presentazione, tenuta dal Prof. Matteo Laterza, sul "Il Baldus", poema in latino maccheronico, un genere letterario ironico che imita la lingua latina, utilizzando desinenze e assonanze proprie del latino applicate a radici e lemmi della lingua italiana.
L'opera del XVI secolo, scritta dal mantovano Teofilo Folengo (1491 – 1544) e pubblicata sotto lo pseudonimo di Merlin Cocai, uscita nella sua versione definitiva nel 1552, è un poema a cui l'autore continuò a lavorare tutta la vita, dove a farla da protagonista indiscusso è "Baldus", un eroe popolare cresciuto nella campagna mantovana.
La prof.ssa Grazia Distaso, già Preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Bari, ha moderato con competenza l'incontro e presentato il certosino lavoro di traduzione in italiano moderno del testo, del prof. Matteo Laterza che è riuscito nell'intento di trasmettere, in maniera efficace, lo spirito originale del testo mantenendone, malgrado i temi affrontati, i toni umoristici, grotteschi e comici ben sottolineati dalle letture di chi si è avvicendato nel corso della presentazione: Francesca Carrera, Michele Cuonzo, Gaetano Ermito e Marco Pilone.
«In questo poema - ci ha dichiarato il Prof. Laterza - c'è assolutamente una linea d'attualità con i temi del mondo d'oggi e non solo, basti pensare al linguaggio usato da autori più vicini a noi, come Carlo Emilio Gadda, celebre autore de 'Quer pasticciaccio brutto de via Merulana', che viene considerato uno dei capisaldi della letteratura del Novecento, dove lo scrittore usa un miscuglio notevolissimo di grande impatto espressivo, utilizzando soprattutto il dialetto romanesco e l'italiano, un po' come il Folengo».
Ha introdotto il pomeriggio culturale la prof.ssa Isabella Scarpelli, già docente di italiano e latino: «Una lingua che – ha detto- non è affatto morta, basti pensare che è alla base delle lingue europee non solo degli italiani. Molte definizioni vengono dal latino, quindi definirla morta è riduttivo. Immaginiamo solo tutta la cultura che c'è dietro, tutta la cultura latina erede anche dalla cultura classica».
L'opera del XVI secolo, scritta dal mantovano Teofilo Folengo (1491 – 1544) e pubblicata sotto lo pseudonimo di Merlin Cocai, uscita nella sua versione definitiva nel 1552, è un poema a cui l'autore continuò a lavorare tutta la vita, dove a farla da protagonista indiscusso è "Baldus", un eroe popolare cresciuto nella campagna mantovana.
La prof.ssa Grazia Distaso, già Preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Bari, ha moderato con competenza l'incontro e presentato il certosino lavoro di traduzione in italiano moderno del testo, del prof. Matteo Laterza che è riuscito nell'intento di trasmettere, in maniera efficace, lo spirito originale del testo mantenendone, malgrado i temi affrontati, i toni umoristici, grotteschi e comici ben sottolineati dalle letture di chi si è avvicendato nel corso della presentazione: Francesca Carrera, Michele Cuonzo, Gaetano Ermito e Marco Pilone.
«In questo poema - ci ha dichiarato il Prof. Laterza - c'è assolutamente una linea d'attualità con i temi del mondo d'oggi e non solo, basti pensare al linguaggio usato da autori più vicini a noi, come Carlo Emilio Gadda, celebre autore de 'Quer pasticciaccio brutto de via Merulana', che viene considerato uno dei capisaldi della letteratura del Novecento, dove lo scrittore usa un miscuglio notevolissimo di grande impatto espressivo, utilizzando soprattutto il dialetto romanesco e l'italiano, un po' come il Folengo».
Ha introdotto il pomeriggio culturale la prof.ssa Isabella Scarpelli, già docente di italiano e latino: «Una lingua che – ha detto- non è affatto morta, basti pensare che è alla base delle lingue europee non solo degli italiani. Molte definizioni vengono dal latino, quindi definirla morta è riduttivo. Immaginiamo solo tutta la cultura che c'è dietro, tutta la cultura latina erede anche dalla cultura classica».