Alla scoperta dei batteri intestinali
Una nuova pagina della rubrica "Salute d'asporto" del biologo Labianca
domenica 1 novembre 2020
11.33
Il tratto gastrointestinale dell'uomo è una delle più importanti e competitive nicchie ecologiche presenti in natura. La raccolta di microrganismi (batteri, virus e funghi) che colonizzano il tratto intestinale è definita "microbiota intestinale" e si è co-evoluta con l'ospite per migliaia di anni per formare una relazione intricata e reciprocamente vantaggiosa. 1014 è il numero stimato di microrganismi che abitano il tratto gastrointestinale, maggiore di circa 10 volte rispetto al numero di cellule umane e oltre 100 volte la quantità di contenuto genomico (microbioma) del genoma umano. Come risultato dell'elevato numero di cellule batteriche nel corpo, l'ospite e i microrganismi che lo abitano vengono definiti "superorganismi". Il core microbioco è costituito dai Firmicutes (Lactobacilli), Actinobacteria (Bifidobacteri) e Bacteroidetes.
Il microbiota offre molti vantaggi all'ospite, attraverso una serie di funzioni fisiologiche come il rafforzamento dell'integrità intestinale, supporto alla digestione, produzione di alcune molecole, come vitamine ed acidi grassi a catena corta, protezione contro i patogeni e la regolazione dell'immunità dell'ospite. Tuttavia, esiste la possibilità che questi meccanismi vengano interrotti a causa di una composizione microbica alterata, nota come disbiosi. La dieta e lo stile di vita possono apportare modificazione a livello del microbiota intestinale.
Una dieta con elevato contenuto di proteine animali comporta un aumento di Bacteroides, Alistipes, Bilophila, Ruminococco ed una diminuzione di Bifidobacterium. Ciò significa un aumento di quelle specie batteriche infiammatorie.
Utilizzando, invece, una dieta a più alto contenuto di proteine vegetali si ha un aumento dei Bifidobacteria e di Lattobacilli, oltre che una riduzione dei Bacteroidetes e di Clostridium. In questo caso si sta spostando il microbiota verso una attività antiinfiammatoria.
Dal punto di vista dei grassi, gli acidi grassi saturi provocano l'incremento dei Bacteroides, aumento di Bilophila e aumento di Faecalibacterium prausnitzii, che ha dirette attività infiammatorie sul tessuto adiposo e che alimenta quella che è l'infiammazione di basso grado. Allo stesso tempo, Bilophila induce perdita della sensibilità insulinica che comporta DTM2.
Gli zuccheri, in generale presentano una attività fermentativa, quindi possono promuovere la crescita di specie ad alta capacità fermentativa. I dolcificanti artificiali che, spesso sono una soluzione soprattutto in regimi dietetici ipocalorici, comportano morte dei bifidobatteri, aventi attività antiinfiammatoria. Quindi nella dieta è bene ridurre gli zuccheri ed aggiungere fibre.
Il modello dietetico da seguire in un soggetto obeso infiammato è proprio il modello mediterraneo, che offre un equilibrio nei nutrienti tale, da mantenere in equilibrio la flora intestinale. Quindi acidi grassi insaturi, fibre, giusta rappresentanza di proteine animali, derivate principalmente da pesce, proteine vegetali, cereali integrali.
Il microbiota offre molti vantaggi all'ospite, attraverso una serie di funzioni fisiologiche come il rafforzamento dell'integrità intestinale, supporto alla digestione, produzione di alcune molecole, come vitamine ed acidi grassi a catena corta, protezione contro i patogeni e la regolazione dell'immunità dell'ospite. Tuttavia, esiste la possibilità che questi meccanismi vengano interrotti a causa di una composizione microbica alterata, nota come disbiosi. La dieta e lo stile di vita possono apportare modificazione a livello del microbiota intestinale.
Una dieta con elevato contenuto di proteine animali comporta un aumento di Bacteroides, Alistipes, Bilophila, Ruminococco ed una diminuzione di Bifidobacterium. Ciò significa un aumento di quelle specie batteriche infiammatorie.
Utilizzando, invece, una dieta a più alto contenuto di proteine vegetali si ha un aumento dei Bifidobacteria e di Lattobacilli, oltre che una riduzione dei Bacteroidetes e di Clostridium. In questo caso si sta spostando il microbiota verso una attività antiinfiammatoria.
Dal punto di vista dei grassi, gli acidi grassi saturi provocano l'incremento dei Bacteroides, aumento di Bilophila e aumento di Faecalibacterium prausnitzii, che ha dirette attività infiammatorie sul tessuto adiposo e che alimenta quella che è l'infiammazione di basso grado. Allo stesso tempo, Bilophila induce perdita della sensibilità insulinica che comporta DTM2.
Gli zuccheri, in generale presentano una attività fermentativa, quindi possono promuovere la crescita di specie ad alta capacità fermentativa. I dolcificanti artificiali che, spesso sono una soluzione soprattutto in regimi dietetici ipocalorici, comportano morte dei bifidobatteri, aventi attività antiinfiammatoria. Quindi nella dieta è bene ridurre gli zuccheri ed aggiungere fibre.
Il modello dietetico da seguire in un soggetto obeso infiammato è proprio il modello mediterraneo, che offre un equilibrio nei nutrienti tale, da mantenere in equilibrio la flora intestinale. Quindi acidi grassi insaturi, fibre, giusta rappresentanza di proteine animali, derivate principalmente da pesce, proteine vegetali, cereali integrali.