Allarme occupazione nel settore calzaturiero
Il Cta comunica cifre allarmanti. 200 licenziamenti nel 2005 e 300 nei prossimi mesi.
mercoledì 26 aprile 2006
L'Associazione C.T.A. (Commercio, Turismo, Artigianato e servizi) di Trani un anno fa aveva lanciato un primo allarme occupazione del settore calzaturiero con 4.000 famiglie a rischio di perdita del loro reddito, a causa della grave crisi economica internazionale ed in particolare della concorrenza sleale dei paesi asiatici.
Ad un anno di distanza, dopo una assemblea straordinaria degli associati, dai dati reali in possesso della Associazione, che annovera tra i propri iscritti oltre 100 aziende del settore calzaturiero (su 160 aziende presenti a Trani tra calzaturifici, tomaifici, suolifici, solettifici, tacchifici), sono circa 200 i lavoratori tranesi licenziati nel corso dell'anno 2005, e purtroppo, entro i prossimi mesi, verranno licenziati altri 300 con la chiusura definitiva di alcune aziende piccole e medie. Se si aggiunge che la gran parte dei lavoratori del settore calzaturiero sono in cassa integrazione o lavorano saltuariamente, che i fornitori "non fanno più magazzino", che gli istituti bancari chiedono solo "rientri", si evince chiaramente la gravità dell'intero settore calzaturiero e del relativo indotto, che comporterà inevitabilmente conseguenze negative sia economiche che sociali sull'intera popolazione Tranese.
«Le misure anti-dumping sulle calzature adottate dalla Comunità Europea sono inadeguate ed insufficienti per fronteggiare la concorrenza sleale dei paesi asiatici, e vani ed inutili si stanno dimostrando gli sforzi che le aziende hanno compiuto in questi ultimi tempi , investimenti nelle strutture e nella qualità del prodotto a salvaguardia della salute dei lavoratori e dei consumatori. Si pensi ad esempio che mentre le ns. aziende utilizzano prodotti come le colle ad acqua con l'esclusione di solventi, nei paesi asiatici si adoperano prodotti altamente tossici e nocivi per la salute degli operai e dei consumatori messi al bando dalla Comunità Europea già da diversi anni. Persino gli addetti ai lavori riescono oggi a distinguere le scarpe prodotte dalle Aziende Tranesi da quelle Cinesi (perfettamente uguali) solo dall'"odore sgradevole e irritante" emanato dai prodotti asiatici. Invitiamo pertanto la Regione Puglia, il Nuovo parlamento Italiano e quello Europeo a sostenere l'appello rivolto dalla Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani nei confronti della Comunità Europea affinché vengano da subito adottate tutte le misure di salvaguardia dei prodotti italiani, prima che si arrivi alla chiusura di tutte le Aziende.» Michele De Marinis Presidente Associazione C.T.A. Trani
Ad un anno di distanza, dopo una assemblea straordinaria degli associati, dai dati reali in possesso della Associazione, che annovera tra i propri iscritti oltre 100 aziende del settore calzaturiero (su 160 aziende presenti a Trani tra calzaturifici, tomaifici, suolifici, solettifici, tacchifici), sono circa 200 i lavoratori tranesi licenziati nel corso dell'anno 2005, e purtroppo, entro i prossimi mesi, verranno licenziati altri 300 con la chiusura definitiva di alcune aziende piccole e medie. Se si aggiunge che la gran parte dei lavoratori del settore calzaturiero sono in cassa integrazione o lavorano saltuariamente, che i fornitori "non fanno più magazzino", che gli istituti bancari chiedono solo "rientri", si evince chiaramente la gravità dell'intero settore calzaturiero e del relativo indotto, che comporterà inevitabilmente conseguenze negative sia economiche che sociali sull'intera popolazione Tranese.
«Le misure anti-dumping sulle calzature adottate dalla Comunità Europea sono inadeguate ed insufficienti per fronteggiare la concorrenza sleale dei paesi asiatici, e vani ed inutili si stanno dimostrando gli sforzi che le aziende hanno compiuto in questi ultimi tempi , investimenti nelle strutture e nella qualità del prodotto a salvaguardia della salute dei lavoratori e dei consumatori. Si pensi ad esempio che mentre le ns. aziende utilizzano prodotti come le colle ad acqua con l'esclusione di solventi, nei paesi asiatici si adoperano prodotti altamente tossici e nocivi per la salute degli operai e dei consumatori messi al bando dalla Comunità Europea già da diversi anni. Persino gli addetti ai lavori riescono oggi a distinguere le scarpe prodotte dalle Aziende Tranesi da quelle Cinesi (perfettamente uguali) solo dall'"odore sgradevole e irritante" emanato dai prodotti asiatici. Invitiamo pertanto la Regione Puglia, il Nuovo parlamento Italiano e quello Europeo a sostenere l'appello rivolto dalla Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani nei confronti della Comunità Europea affinché vengano da subito adottate tutte le misure di salvaguardia dei prodotti italiani, prima che si arrivi alla chiusura di tutte le Aziende.» Michele De Marinis Presidente Associazione C.T.A. Trani