Amet, le ragioni del passivo in bilancio

Il Presidente Alfonso Mangione sul risultato del bilancio 2005 e le strategie future dell'azienda

venerdì 16 giugno 2006
"Il bilancio del 2005 si è chiuso con un passivo di circa 900 mila euro. Un risultato negativo su cui, conti alla mano e senza possibilità di smentita, ha pesato l'incremento del costo dell'energia a livello nazionale pari a circa il 18%, a fronte del quale Amet ha applicato aumenti ai propri utenti solo dell'8%. Nessun errore di calcolo, solo una particolare congiuntura negativa, per la nostra azienda come per tutte le piccole aziende elettriche d'Italia". Così Alfonso Mangione, presidente dell'Amet, spa di proprietà del Comune di Trani, ha spiegato in una conferenza stampa le ragioni per cui l'ex municipalizzata nel 2005 ha chiuso in negativo. "C'è stato uno sbilanciamento tra il costo d'acquisto dell'energia e quello di vendita pari a 2 milioni di euro", ha aggiunto Mangione. "Le tariffe al pubblico vengono deliberate dall'Autorità per l'Energia il 31 ottobre di ogni anno, quando cioè è difficile prevedere l'aumento del costo dell'energia, che ora viene stabilito dalla Borsa Elettrica. E così capita, come per lo scorso anno, che si prevedono aumenti fino all'8% e invece poi ci si ritrova a pagare il 18% in più, somme che sono rimaste nelle tasche dei cittadini tranesi. Fortunatamente l'Autority ha previsto un fondo di perequazione che serve ad andare a ristorare le aziende che hanno subito questo genere di danno economico e quindi possiamo sin d'ora annunciare che Amet recupererà una buona percentuale di quei 2 milioni di euro, attraverso i quali andrà a coprire interamente la perdita dell'esercizio 2005". Mangione ha comunque reso noto che contro questo meccanismo di definizione delle tariffe, che sacrifica la redditività delle aziende elettriche, l'Amet e altre ex municipalizzate di tutta Italia hanno impugnato le relative delibere dell'Autority, vincendo sia al Tar che al Consiglio di Stato. "Le cose, quindi", spiega Mangione, "cambieranno molto presto".

Nel corso della conferenza stampa, il presidente dell'Amet, rispondendo ad alcune polemiche politiche cittadine, ha comunque evidenziato che "prima del 2003, data di insediamento dell'attuale consiglio d'amministrazione, gli utili d'esercizio dell'azienda derivavano da proventi finanziari, cioè da interessi attivi su capitali depositati in banca". "Quindi nessun successo industriale", sottolinea Mangione. "La verità è che Amet stava perdendo il suo core business, diventando pian piano una grande finanziaria". "In epoca di globalizzazione", ha aggiunto durante l'incontro con i giornalisti l'ing. Mario Albanese, consigliere d'amministrazione, "un'azienda piccola come Amet ha poche possibilità di sopravvivenza e queste non sono certamente collegate ad eventuali rendite finanziarie. Solo il ritorno alla produzione di energia, quindi all'originale core business, può garantire un futuro all'azienda". "Ed è per questo", ha aggiunto Mangione, "che stiamo puntando molto sui progetti di sfruttamento energetico da fonti rinnovabili. Siamo aggiudicatari di un bando per la costruzione del termovalorizzatore, progetto su cui continuiamo a credere e che il commissario per l'emergenza ambientale Nichi Vendola vuole impedirci di realizzare, senza esporre alcuna valida ragione: un progetto, lo ribadiamo, che vale 60 milioni di euro di utili certificati, da ripartire in 15 anni, quindi da 4 milioni di euro. Ma a prescindere da questo, presto sigleremo un accordo con il nostro socio, il Comune di Trani, per sfruttare, industrialmente parlando, il biogas della discarica, un'attività che ci permetterà di produrre fino a 1 mwh di energia, che rappresenta solo un ventesimo del nostro fabbisogno, ma che è anche un segnale importante circa le nostre intenzioni di riportare l'Amet ad una dimensione industriale. Abbiamo al vaglio anche altri progetti". "Siamo convinti che solo tornando a produrre energia Amet avrà un futuro", sottolinea ancora Mangione. "Se ci sarà impedito di farlo, come nel caso del termovalorizzatore, non avremo altra strada che la privatizzazione dell'azienda, operazione che già la precedente amministrazione comunale di centrosinistra aveva intavolato, che noi porteremmo avanti solo con partner industriali del settore, con cui peraltro sono già allo studio delle forme di collaborazione per la vendita di energia e gas ai clienti di media tensione in tutta la Puglia e la Basilicata".

Tornando al bilancio 2005 e riferendosi in particolare ai costi sostenuti da Amet per alcuni progetti che esulano dal core business, come la realizzazione del collegamento marittimo tra Trani e Dubrovnik e la sponsorizzazione dell'Estate Tranese, "che pure hanno inciso sulla perdita d'esercizio", il presidente Alfonso Mangione ha chiarito una volta per tutte che "Amet è una società privata, ma ha mantenuto inalterata la sua vocazione municipale: questo significa che è disposta ad intervenire per sostenere tutte le attività del Comune finalizzate a una crescita economico-turistica e perché no, anche sociale, della città di Trani, come ad esempio con l'istituzione di corse degli autobus urbani anche in orari economicamente svantaggiosi o con l'agevolazione a determinate categorie di utenti". "E poi", ha aggiunto Mangione, "se è il socio decide di non ricevere da Amet utili, bensì servizi, noi non possiamo far altro che offrire la nostra disponibilità".

A proposito, poi, del catamarano Trani-Dubrovnik, Mangione ha spiegato che quest'anno il collegamento non sarà realizzato soltanto per via della mancanza di un vettore in grado di assicurare i collegamenti nel fine settimana e non, come nei due anni precedenti, in giornate infrasettimanali. "Abbiamo verificato che il successo dell'iniziativa dipende anche da questo", spiega il presidente dell'azienda pubblica tranese. "Comunque non abbiamo rinunciato al progetto, tanto che ci siamo candidati al programma operativo Interreg IIIA Transfrontaliero Adriatico per l'attivazione, la promozione e lo sviluppo di una rete di collegamenti marittimi per passeggeri e merci tra il porto di Trani e gli scali croati di Dubrovnik, Hvar, Korcula e Brac. E poi continuiamo a lavorare all'istituzione di un metrò del mare che possa collegare Trani alle principali località marittime della Puglia".

Concludendo, Mangione ha evidenziato che dall'anno di insediamento del consiglio d'amministrazione il patrimonio dell'Amet è incrementato "attraverso l'acquisto di un importante immobile in via Montegrappa" e, naturalmente, della rete ex Enel, costata 15 milioni di euro, e poi che il Cda ha fatto scelte diverse rispetto alle precedenti amministrazioni circa la gestione finanziaria dell'azienda, preferendo estinguere i mutui con la liquidità a basso rendimento e mantenendo soltanto i titoli ad alto rendimento. "Anche questa", ha spiegato Mangione, "è una scelta che ha prodotto un effetto negativo sugli esercizi del 2004 e del 2005, ma che certamente produrrà benefici nei prossimi anni". "Noi crediamo di aver operato bene, nell'interesse della collettività tranese", ha concluso il presidente, "e siamo consapevoli di aver offerto all'Amet l'occasione di tornare ad essere una grande realtà industriale della nostra città, volano per l'economia del territorio".