Amministrative 2015, il commento del giornalista Mario Schiralli
«È solo pubblicità quella che viene sciorinata in campagna elettorale»
Il commento sulle amministrative 2015 di Mario Schiralli, scrittore e penna storica del giornalismo tranese.
«L'incertezza regna sovrana in attesa delle prossime amministrative di Trani. Su una cosa sola i candidati fin'ora scesi in lizza (non è escluso che sul filo di lana se ne aggiunga qualche altro) si trovano tutti d'accordo. Tutti predicano il "cambiamento". "Ridare a Trani e ai tranesi la dignità perduta" (sic!). Il che significherebbe che tutti vorrebbero che il passato fosse cancellato con un colpo di spugna. Anche se non è facile, per tutti, disfarsi del pesante fardello degli abusi e dei soprusi perpetrati che hanno "sotterrato" Trani e indotto la magistratura a intervenire pesantemente in più occasioni. Soltanto che molti dei soliti noti dell'ultimo ventennio, quelli della serie "non se ne vogliono proprio andare", non potendo più ripresentarsi in prima persona, soprattutto per una ovvia questione di…faccia, hanno pensato bene di riciclarsi dietro nomi "illibati" o di agnelli sacrificali. Perché, si dicono sicuri, possono così contare su quella buona parte dell'elettorato cittadino che è solito indossare l'abito della pecorella.
Ma questi ultimi non pagano mai di tasca propria, a meno che la magistratura non faccia piazza pulita. Il che non è affatto facile vista la diffusa e radicata corruzione che affligge tutto il Paese. E per intimidirli non è valsa nemmeno l'alea dell'anagrafe tributaria. I furbetti del palazzo presentano la loro dichiarazione all'inizio del loro mandato, ma mai alla fine. A questo punto l'unico fattore auspicabile e realizzabile potrebbe essere la "conversione" delle le pecorelle che, abbandonato l'abitino, insieme agli elettori seri esprimano un voto solo dopo un attento, profondo e meditato esame dei contendenti, e non condizionato da tessere telefoniche e omaggini vari.
E a tal proposito ritorna prepotentemente alla mente l'insegnamento lasciato ai tranesi dal grande Francesco De Sanctis la sera del 29 gennaio 1883, quando cioè volle ringraziarli personalmente per la sua plebiscitaria elezione. Il grande statista irpino, dichiarandosi apertamente non "uomo di partito" disse tra l'altro: "quando vedo uomini che non escono da quella cerchia stretta che si chiama un partito… e vogliono il bene per sé e non per tutti, io mi ribello e dico: no, la giustizia è una, la verità è una: i partiti sono tanto più forti quanto meno pensano a sé e più pensano al paese". Ma a Trani, da vent'anni a questa parte si sta verificando l'esatto contrario. E a beneficiarne sono sempre e solo gli stessi, quelli che vogliono il bene per sé e non per tutti (procura della repubblica docet).
Per cui, volendo chiudere queste riflessioni con le parole di De Sanctis, occorrerà ricordare che l'ex ministro della P.I. fece questa promessa: "Mi piace che la città capo del collegio (Trani, n.d.r.) sia stata chiamata l'Atene delle Puglie. Cercherò che Atene non resti un titulus sine re, un conte senza contea" (purtroppo non poté mantenere il suo impegno per la morte sopraggiunta solo alcuni mesi dopo). Chissà se gli elettori tranesi, sempre che ne abbiano sentito parlare, recepiranno mai quel messaggio e rifletteranno bene prima di votare».