Area portuale, come "far morire" una ricchezza ancora inespressa

I diversi problemi non lasciano ben sperare per il futuro del Porto di Trani

sabato 9 agosto 2014 7.37
A cura di Vincenzo Membola
Aver una ricchezza in casa e non sfruttarla: ecco a cosa corrisponde l'area portuale di Trani al giorno d'oggi. Una darsena con una serie di problematiche in fase peggiorativa con il passare del tempo, che però non ha evitato l'aumento dei prezzi ingiustificati da una qualità di servizio che continua a diminuire.

La grossa difficoltà nella gestione del porto nasce dal fondale, ben meno profondo di quanto indicato nelle carte nautiche, che impedisce alle barche di grandi dimensioni di entrare all'interno dell'insenatura (come nel caso dell'imbarcazione di Della Valle, che anche per quest'anno è stata costretta ad ormeggiare fuori). Una volta riuscita ad entrare, la barca di turno dovrebbe aver comunque non pochi problemi ad ormeggiare, vista la cattiva sistemazione delle barche ormeggiate ai pontili: una migliore distribuzione renderebbe più appetibile l'offerta.

Ancora, in seguito all'ormeggio le difficoltà non cesserebbero: pontili e colonnine fatiscenti, scalette di sicurezza inesistenti e scarsa illuminazione balzerebbero subito all'attenzione del turista. Il personale a terra della darsena risulta poco elastico con lingue e informazioni, mancanza inasprita dall'inesistenza di un ufficio informazioni nelle vicinanze.

Tanti aspetti che nel totale non permettono, insieme alla mancanza di adeguate strutture ricettive, di sviluppare l'indotto di uno dei pochi porti italiani inglobato bel centro storico di una incantevole cittadina. Lo sviluppo economico e lavorativo della rete con punto focale l'accesso dei diportisti alla città passa dalla risoluzione di queste problematiche, che porterebbero alla città milioni di euro in guadagni, riuscendo a ripagare in poco tempo l'investimento fatto per la manutenzione.