Arte decadente
Installazioni abbandonate in giro per la città. L’omino in piazza con i pantaloni giù.
mercoledì 2 settembre 2009
La rassegna Fari a Levante di quest'anno (beneficiaria di un contributo comunale di 30mila euro, il più ingente del cartellone) prevedeva, oltre agli spettacoli teatrali e canori, un segmento dedicato all'arte dal titolo "Interazioni minime": quattro installazioni artistiche permanenti a cura di Gianni Causarano, collocate sulla banchina del porto (ai piedi della statua di San Nicolino), in piazza Indipendenza, in piazza XX settembre (stazione) e in piazza della Repubblica (ai piedi della statua di Giovanni Bovio).
L'obiettivo artistico dell'autore era quello di "manipolare le immagini dell'uomo strappandole da una quotidianità assurda e settoriale, catapultandole in contesti urbani e periferici, mostrando frammenti di realtà quotidiana rielaborati figurativamente e strutturalmente, in modo tale da minimizzare quella linea di confine tra città e periferia e viceversa". La scheda di presentazione del segmento artistico recitava, più o meno, così.
Le quattro installazioni sono state collocate nei posti prescelti nel periodo di Ferragosto. Un recinto di legno a proteggerle dai passanti, un cartellino bianco con su scritto il nome dell'autore e nulla più: né una scheda di presentazione della scultura, né una descrizione, anche abbozzata. Tutto è affidato al passante che osserva, sempre che il passante si accorga della presenza delle opere. In redazione sono giunte diverse mail di commento che omettiamo di pubblicare nell'articolo. La cosa che più ci ha colpito è stata la continua segnalazione di cedimenti delle installazioni sotto i colpi del sole e – forse – di qualche passante poco sensibile all'arte.
Siamo andati a vedere le condizioni delle opere di Causarano a quattro giorni dalla fine della mostra en plain air (ma le sculture non dovevano essere rimosse il 27?). Ebbene: tre su quattro presentano danni strutturali piuttosto evidenti, tanto da rendere ancor meno chiaro il messaggio che l'autore avrebbe voluto trasferirci. "Ma che sono? Ma sono proprio così?": ci chiedono le persone mentre fotografiamo i soggetti. Facciamo finta di nulla.
In piazza XX settembre, il soggetto umano ha perso un braccio: sbriciolato al sole. In piazza Indipendenza il soggetto è quasi piegato su sé stesso: in un bar della zona ci dicono che, spesso, son dovuti intervenire loro per rialzare la scultura. Chi se la passa peggio è il soggetto dell'opera piazzata ai piedi di Giovanni Bovio. Innaffiato quotidianamente dai getti d'acqua dell'aiuola, da alcuni giorni è rimasto impietosamente vestito dalla cintola in su: qualche buontempone gli ha abbassato i pantaloni. Pochi istanti prima del nostro scatto, un cagnolino ha anche pensato bene di fare pipì su di lui. Anche questi evidentemente sono "frammenti della realtà quotidiana". Decadente.
L'obiettivo artistico dell'autore era quello di "manipolare le immagini dell'uomo strappandole da una quotidianità assurda e settoriale, catapultandole in contesti urbani e periferici, mostrando frammenti di realtà quotidiana rielaborati figurativamente e strutturalmente, in modo tale da minimizzare quella linea di confine tra città e periferia e viceversa". La scheda di presentazione del segmento artistico recitava, più o meno, così.
Le quattro installazioni sono state collocate nei posti prescelti nel periodo di Ferragosto. Un recinto di legno a proteggerle dai passanti, un cartellino bianco con su scritto il nome dell'autore e nulla più: né una scheda di presentazione della scultura, né una descrizione, anche abbozzata. Tutto è affidato al passante che osserva, sempre che il passante si accorga della presenza delle opere. In redazione sono giunte diverse mail di commento che omettiamo di pubblicare nell'articolo. La cosa che più ci ha colpito è stata la continua segnalazione di cedimenti delle installazioni sotto i colpi del sole e – forse – di qualche passante poco sensibile all'arte.
Siamo andati a vedere le condizioni delle opere di Causarano a quattro giorni dalla fine della mostra en plain air (ma le sculture non dovevano essere rimosse il 27?). Ebbene: tre su quattro presentano danni strutturali piuttosto evidenti, tanto da rendere ancor meno chiaro il messaggio che l'autore avrebbe voluto trasferirci. "Ma che sono? Ma sono proprio così?": ci chiedono le persone mentre fotografiamo i soggetti. Facciamo finta di nulla.
In piazza XX settembre, il soggetto umano ha perso un braccio: sbriciolato al sole. In piazza Indipendenza il soggetto è quasi piegato su sé stesso: in un bar della zona ci dicono che, spesso, son dovuti intervenire loro per rialzare la scultura. Chi se la passa peggio è il soggetto dell'opera piazzata ai piedi di Giovanni Bovio. Innaffiato quotidianamente dai getti d'acqua dell'aiuola, da alcuni giorni è rimasto impietosamente vestito dalla cintola in su: qualche buontempone gli ha abbassato i pantaloni. Pochi istanti prima del nostro scatto, un cagnolino ha anche pensato bene di fare pipì su di lui. Anche questi evidentemente sono "frammenti della realtà quotidiana". Decadente.