Aumento dei prezzi, la posizione di Confesercenti

Un panificatore tranese: «Il peso di pane e cereali sulla spesa delle famiglie è in calo»

martedì 4 dicembre 2007
"Il prezzo del pane è cresciuto rispetto ad ottobre 2006 del 10,3%, in accelerazione rispetto al +7,5% di settembre. Il prezzo della pasta è invece cresciuto del 6,4%. Incremento dei prezzi della benzina verde 6,8% rispetto ad ottobre 2006 e per il gasolio del 7,2% sull'anno precedente": una nota dell'Istat spiega che il rialzo dell'inflazione ad ottobre, dall'1,7% di settembre al 2,1%, si deve soprattutto alla ripresa dei prezzi dei prodotti energetici e all'ulteriore accelerazione del ritmo di crescita dei prezzi nel comparto alimentare, già in tensione nei mesi scorsi. Sempre secondo le rilevazioni dell'Istat all'interno del comparto alimentare a crescere sono stati soprattutto pane e pasta, ancora una volta sul banco degli imputati per i rincari registrati nella spesa degli italiani. Il prezzo del pane è cresciuto rispetto ad ottobre 2006 del 10,3%, in accelerazione rispetto al +7,5% di settembre. Il prezzo della pasta è invece cresciuto del 6,4% (+4,5% a settembre). In accelerazione anche il prezzo del latte che ha registrato un aumento del 5% dal 3,2% di settembre e quello del pollame (+7,3%). Aumenta a un tasso superiore all'inflazione media anche la frutta (+5,3%). Nei servizi, infine, significativo l'aumento del 3% per i bar e del 3,4% per ristoranti e pizzerie. A raccogliere le lamentele dei consumatori Giovanni Di Bari, panificatori tranese, che racconta di tutte le numerose volte che in un giorno sente dire ai suoi clienti che il prezzo del pane è troppo alto, e che non è giustificabile se si considera l'aumento del grano. Di Bari risponde ai suoi clienti che oltre al grano, va tenuto presente il lavoro, l'energia e il gas. E sui consumi, dice che ha notato dei cambiamenti nelle vendite: «Il pane non si vende più al chilo, perché ora i clienti comprano tre o quattro panini e basta. Rinunciando anche a qualche piccolo vizio, come il piacere di mangiare taralli, biscotti e focaccia. Noi speriamo che il prezzo della farina rimanga stabile, solo così potremo garantire anche noi un prezzo invariato almeno fino a fine anno». Lo scenario delle tensioni sui prezzi alimentari risulta essere molto complesso, a partire da quelle esistenti sulla produzione del grano dovute ad una sua crescente domanda internazionale. Se poi consideriamo il peso di pane e cereali sulla spesa delle famiglie non dimentichiamo che è pari al 3,2% del totale di quanto spende una famiglia media, anche se per quelle numerose e per gli anziani la percentuale appare un po' più elevata. «Il confronto va bene ma senza polemiche strumentali quando invece serve soprattutto equilibrio e trasparenza. A questo punto chiediamo al Governo – si legge in una nota di Confesercenti nazionale - che l'osservatorio dei prezzi dell'Ismea torni immediatamente a fornire i confronti fra i diversi prezzi della filiera alimentare. Purtroppo – aggiunge Mario Landriscina, segretario provinciale di Confesercenti Bat – viene messa sotto accusa la filiera della formazione dei prezzi senza un confronto davvero sereno e documentato. In questo modo il risultato è solo quello di alzare un gran polverone che fa molto male al Paese aumentando incertezza e disagio sociale quando invece serve proprio l'opposto. La discussione, seria e complessa, deve avvenire nell'ambito di tutta la filiera, non corporativamente, ma intorno ad un tavolo affollato da tutte le parti in causa, perché quello economico è un campo molto complesso, con piani che si intersecano tra loro». L'invito è ad una discussione seria e ragionata, con esperimenti che possano anche far deflazionare il costo della vita, ma che siano concertati.