Bat, sede legale ad Andria fra urla e tensioni
Passa l'emendamento, Barletta resta a bocca asciutta
venerdì 21 maggio 2010
Con 18 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astenuti (il presidente della provincia Ventola ed il presidente del consiglio Riserbato) è passato l'emendamento all'articolo 2 dello statuto che sancisce l'attribuzione della sede legale della provincia Bat ad Andria. Il consiglio provinciale approva in terza votazione il delicato passaggio destinato ancora a far discutere.
Il consiglio provinciale (riunito per la terza volta nell'arco di due settimane) era cominciato in un clima più che teso. Davanti all'Istituto agrario di Andria un enorme dispiegamento di forze dell'ordine, manco si fosse allo stadio. In aula è stata subito letta la delibera-spezzatino approvata in tutta fretta dal consiglio comunale di Barletta nella serata di giovedì. Nella delibera (approvata all'unanimità dall'assise barlettana) si proponeva l'attribuzione della sede legale e della presidenza del consiglio alla città di Barletta, lasciando tutto il resto (sede del consiglio, giunta e uffici amministrativi) alle altre due città co-capoluogo.
Dopo la lettura in aula del documento di Barletta, il consigliere provinciale Bernardo Lodispoto ha proposto una sospensione dei lavori per consentire ai capigruppo di valutare una nuova opportunità di condivisione della decisione. La sospensione è stata accolta. In aula 30 consiglieri, assente soltanto il tranese Carlo Laurora.
Il consiglio è ripreso dopo un'ora di pausa con un intervento del presidente della provincia, Francesco Ventola: «Dopo aver approvato 60 articoli su 61, non possiamo più arenarci su rivendicazioni campanilistiche. Oltre 392mila abitanti aspettano che la provincia nasca e non abbiamo più i tempi per trovare altre intese. Dobbiamo assumerci la responsabilità di porre la parola fine a contese e liti e di sancire con un voto unanime l'approvazione dello statuto. Se non ci sarà totale condivisione lanceremmo un segnale negativo a tutti i cittadini della provincia».
Nonostante l'invito del presidente ad una votazione serena, maggioranza ed opposizione hanno continuato a discutere su due lunghezze d'onda. «Non alziamo muri e barricate sull'approvazione della nostra carta costituente» ha ammonito Vincenzo Valente (capogruppo della Puglia prima di tutto) mentre, dai banchi dell'opposizione, sia Giuseppe di Corato (Buona Politica) che Sergio Evangelista (Comunisti Italiani) hanno chiesto il riconoscimento morale della sede legale a Barletta per il ruolo che la città ha avuto nel processo di formazione della sesta provincia.
La votazione degli emendamenti ha confermato la spaccatura: l'articolo 1 (l'indirizzo politico e giuridico della provincia) è passato con 20 voti favorevoli e 10 contrari, spianando il terreno all'approvazione dell'emendamento cruciale, inserito all'articolo 2 dello statuto, che sancisce l'attribuzione della sede legale ad Andria. Animi surriscaldati in aula dove erano presenti delle delegazioni dei comitati cittadini pro Andria e pro Barletta. La forza pubblica è dovuta intervenire per allontanare dalla sala i più esagitati. Alla ripresa dei lavori durissima reprimenda di Fedele Lovino (PdL): «Mi chiedo dal 2004 ad oggi che cosa abbiano fatto le amministrazioni comunali e che senso ha approvare uno statuto esponendoci a contestazioni e magrissime figure in nome di un campanilismo che la provincia policentrica avrebbe dovuto scongiurare». Si va avanti, con la forza dei numeri. L'emendamento che conferisce ad Andria la sede legale passa con 18 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astenuti.
Il consiglio provinciale (riunito per la terza volta nell'arco di due settimane) era cominciato in un clima più che teso. Davanti all'Istituto agrario di Andria un enorme dispiegamento di forze dell'ordine, manco si fosse allo stadio. In aula è stata subito letta la delibera-spezzatino approvata in tutta fretta dal consiglio comunale di Barletta nella serata di giovedì. Nella delibera (approvata all'unanimità dall'assise barlettana) si proponeva l'attribuzione della sede legale e della presidenza del consiglio alla città di Barletta, lasciando tutto il resto (sede del consiglio, giunta e uffici amministrativi) alle altre due città co-capoluogo.
Dopo la lettura in aula del documento di Barletta, il consigliere provinciale Bernardo Lodispoto ha proposto una sospensione dei lavori per consentire ai capigruppo di valutare una nuova opportunità di condivisione della decisione. La sospensione è stata accolta. In aula 30 consiglieri, assente soltanto il tranese Carlo Laurora.
Il consiglio è ripreso dopo un'ora di pausa con un intervento del presidente della provincia, Francesco Ventola: «Dopo aver approvato 60 articoli su 61, non possiamo più arenarci su rivendicazioni campanilistiche. Oltre 392mila abitanti aspettano che la provincia nasca e non abbiamo più i tempi per trovare altre intese. Dobbiamo assumerci la responsabilità di porre la parola fine a contese e liti e di sancire con un voto unanime l'approvazione dello statuto. Se non ci sarà totale condivisione lanceremmo un segnale negativo a tutti i cittadini della provincia».
Nonostante l'invito del presidente ad una votazione serena, maggioranza ed opposizione hanno continuato a discutere su due lunghezze d'onda. «Non alziamo muri e barricate sull'approvazione della nostra carta costituente» ha ammonito Vincenzo Valente (capogruppo della Puglia prima di tutto) mentre, dai banchi dell'opposizione, sia Giuseppe di Corato (Buona Politica) che Sergio Evangelista (Comunisti Italiani) hanno chiesto il riconoscimento morale della sede legale a Barletta per il ruolo che la città ha avuto nel processo di formazione della sesta provincia.
La votazione degli emendamenti ha confermato la spaccatura: l'articolo 1 (l'indirizzo politico e giuridico della provincia) è passato con 20 voti favorevoli e 10 contrari, spianando il terreno all'approvazione dell'emendamento cruciale, inserito all'articolo 2 dello statuto, che sancisce l'attribuzione della sede legale ad Andria. Animi surriscaldati in aula dove erano presenti delle delegazioni dei comitati cittadini pro Andria e pro Barletta. La forza pubblica è dovuta intervenire per allontanare dalla sala i più esagitati. Alla ripresa dei lavori durissima reprimenda di Fedele Lovino (PdL): «Mi chiedo dal 2004 ad oggi che cosa abbiano fatto le amministrazioni comunali e che senso ha approvare uno statuto esponendoci a contestazioni e magrissime figure in nome di un campanilismo che la provincia policentrica avrebbe dovuto scongiurare». Si va avanti, con la forza dei numeri. L'emendamento che conferisce ad Andria la sede legale passa con 18 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astenuti.