Bianca Nappi porta a teatro le facce della violenza
L'attrice tranese ha debuttato a Trani in una mise geniale e passionale. Lo spettacolo approderà a Roma a partire dal 23 aprile
sabato 13 aprile 2013
11.05
L'attrice tranese Bianca Nappi ha debuttato in una mise geniale e passionale al teatro Impero di Trani con "Re(l)azioni", uno spettacolo inedito in Italia. Protagonista di tre monologhi del drammaturgo statunitense Neil La Bute (tradotti dai registi Marcello Cotugno e Gianluca Ficca), Bianca Nappi si è presentata grintosa ed emozionata sul palcoscenico della sua città con un testo molto spiazzante e forte.
Racconta ai microfoni della nostra redazione come non sia stato facile accostarsi al copione. «I testi - spiega- mettono in gioco il lato peggiore di te, quello più meschino e violento». La violenza e le reazioni a questa si muovono in una scena essenziale, dalla quale è bandito qualsivoglia artificio o effetto speciale. Questo è il vero intento della regia. «E' il teatro che tenta di tornare al teatro, è un teatro fatto di parola, di corpo e di attori. E' un teatro che disprezza gli orpelli scenografici, è un teatro che significa vedere, in cui c'è qualcuno che parla e un interlocutore che guarda e ascolta. E' teatro nel suo senso più antico e vero».
La violenza fa da comune denominatore ai tre monologhi che Bianca gestisce sapientemente, mostrando un talento che ha lasciato il pubblico a bocca aperta. «I primi due testi parlano espressamente del mondo femminile e, in particolare, mostrano la direzione in cui sta volgendo il sesso oggi e come le donne stiano cambiando nella loro percezione del sesso. Va di scena la violenza di una donna che, scoperto il tradimento del fidanzato mentre aspetta un figlio da lui, decide di attuare nei suoi confronti una atroce vendetta e una chiacchierata tra amiche che evidenzia la violenza nelle relazioni moderne tra uomo donne. Il terzo pezzo è una riflessione sulla guerra, sull'intolleranza religiosa e civile, la violenza come terrore psicologico, come metonimia».
Assistere allo spettacolo significa confrontarsi con un autore di fama internazionale che per la prima volta è portato in teatro, ma anche significa riflettere, interrogarsi sul razzismo che lasciamo vivere in un nostro gesto,che è in ognuno di noi. E' un invito a riflettere sulla parte più meschina e più violenta che è in ognuno di noi. Tutto ciò avviene in scena non senza ironia perché si tratta di uno spettacolo prevalentemente sarcastico. Le chiediamo cosa significa avere oggi delle relazioni. Bianca Nappi non ha dubbi: «Richiedono non soltanto un grande impegno personale ma soprattutto fortuna, fortuna di incontrare una persona che va bene per sé, e questo può avvenire a tutte le età o mai». La fortuna è una componente fondamentale anche nel lavoro e lei lo sa bene. «Tante cose che volevo fare le ho realizzate. Mi piacerebbe lavorare, però, anche in una produzione straniera. Nel mio lavoro conta tantissimo la fortuna, non è sufficiente di per sé solo l'impegno. Quanti vogliono avvicinarsi al duro mestiere dell'attore devono averne consapevolezza. A loro consiglio di mettersi subito in gioco per verificare con se stessi,ma anche con gli altri, se si hanno le capacità per farlo».
Lo spettacolo approderà a Roma a partire dal 23 aprile dove vi resterà per circa un mese, ma nel frattempo Bianca Nappi è impegnata in un altro progetto molto importante. «Sto lavorando ad un progetto internazionale di teatro promosso dalla comunità europea che interessa sei paesi europei. Ogni paese deve creare uno spettacolo sulla crisi, che racconti la crisi e la prima di questo spettacolo si terrà proprio in Grecia ad Epidauro. Farò parte della compagnia italiana che farà lo spettacolo in italiano, ma tra qualche giorno sarò a Dublino per provare col gruppo irlandese». Dal 17 al 20 aprile la vedremo nella giuria del Vittorio Veneto film festival dedicato ai film per ragazzi. «Si tratterà sicuramente di una esperienza molto bella alla quale parteciperanno ragazzi di tutta Europa. Non vedo l'ora, è la prima volta che mi viene data questa occasione e sono davvero curiosa».
Racconta ai microfoni della nostra redazione come non sia stato facile accostarsi al copione. «I testi - spiega- mettono in gioco il lato peggiore di te, quello più meschino e violento». La violenza e le reazioni a questa si muovono in una scena essenziale, dalla quale è bandito qualsivoglia artificio o effetto speciale. Questo è il vero intento della regia. «E' il teatro che tenta di tornare al teatro, è un teatro fatto di parola, di corpo e di attori. E' un teatro che disprezza gli orpelli scenografici, è un teatro che significa vedere, in cui c'è qualcuno che parla e un interlocutore che guarda e ascolta. E' teatro nel suo senso più antico e vero».
La violenza fa da comune denominatore ai tre monologhi che Bianca gestisce sapientemente, mostrando un talento che ha lasciato il pubblico a bocca aperta. «I primi due testi parlano espressamente del mondo femminile e, in particolare, mostrano la direzione in cui sta volgendo il sesso oggi e come le donne stiano cambiando nella loro percezione del sesso. Va di scena la violenza di una donna che, scoperto il tradimento del fidanzato mentre aspetta un figlio da lui, decide di attuare nei suoi confronti una atroce vendetta e una chiacchierata tra amiche che evidenzia la violenza nelle relazioni moderne tra uomo donne. Il terzo pezzo è una riflessione sulla guerra, sull'intolleranza religiosa e civile, la violenza come terrore psicologico, come metonimia».
Assistere allo spettacolo significa confrontarsi con un autore di fama internazionale che per la prima volta è portato in teatro, ma anche significa riflettere, interrogarsi sul razzismo che lasciamo vivere in un nostro gesto,che è in ognuno di noi. E' un invito a riflettere sulla parte più meschina e più violenta che è in ognuno di noi. Tutto ciò avviene in scena non senza ironia perché si tratta di uno spettacolo prevalentemente sarcastico. Le chiediamo cosa significa avere oggi delle relazioni. Bianca Nappi non ha dubbi: «Richiedono non soltanto un grande impegno personale ma soprattutto fortuna, fortuna di incontrare una persona che va bene per sé, e questo può avvenire a tutte le età o mai». La fortuna è una componente fondamentale anche nel lavoro e lei lo sa bene. «Tante cose che volevo fare le ho realizzate. Mi piacerebbe lavorare, però, anche in una produzione straniera. Nel mio lavoro conta tantissimo la fortuna, non è sufficiente di per sé solo l'impegno. Quanti vogliono avvicinarsi al duro mestiere dell'attore devono averne consapevolezza. A loro consiglio di mettersi subito in gioco per verificare con se stessi,ma anche con gli altri, se si hanno le capacità per farlo».
Lo spettacolo approderà a Roma a partire dal 23 aprile dove vi resterà per circa un mese, ma nel frattempo Bianca Nappi è impegnata in un altro progetto molto importante. «Sto lavorando ad un progetto internazionale di teatro promosso dalla comunità europea che interessa sei paesi europei. Ogni paese deve creare uno spettacolo sulla crisi, che racconti la crisi e la prima di questo spettacolo si terrà proprio in Grecia ad Epidauro. Farò parte della compagnia italiana che farà lo spettacolo in italiano, ma tra qualche giorno sarò a Dublino per provare col gruppo irlandese». Dal 17 al 20 aprile la vedremo nella giuria del Vittorio Veneto film festival dedicato ai film per ragazzi. «Si tratterà sicuramente di una esperienza molto bella alla quale parteciperanno ragazzi di tutta Europa. Non vedo l'ora, è la prima volta che mi viene data questa occasione e sono davvero curiosa».
Bianca Nappi è nata a Trani il 12 gennaio 1980 ed è un'attrice italiana. Esordisce nel 2001 in televisione con la miniserie In Love and War con la regia di John Kent Harrison. Nel 2003 partecipa a Distretto di Polizia 3 con la regia di Monica Vullo. Nel 2005 recita nella miniserie Giovanni Paolo II, regia di John Kent Harrison e nel 2006 in R.I.S. 2 - Delitti imperfetti con la regia di Alexis Sweet. Nel 2009 sempre in tv recita nel film tv Al di là del lago con la regia di Stefano Reali. Nel 2008 esordisce al cinema nel film Un giorno perfetto, con la regia di Ferzan Ozpetek. Nel 2010 fa parte del cast di Mine vaganti, sempre di Ferzan Ozpetek che l'ha rivoluta tra le attrici del suo successivo film (2012) Magnifica presenza.