Biblioteca Comunale, Schiralli risponde a D'Ambrosio Lettieri
L'ex direttore della struttura pone l'accento sulla sensibilizzazione "strumentale"
giovedì 23 aprile 2015
10.11
Il caso biblioteca, con la struttura ridotta a una mera sala studio, è diventato di rilevanza nazionale. Oltre i numerosi personaggi del mondo della cultura intervenuti in favore dell'emergenza tranese, anche il senatore D'Ambrosio Lettieri si era impegnato a utilizzare la propria posizione per dare rilevanza al caso. Su questo "strano" interessamento è intervenuto, in risposta, Mario Schiralli, già direttore dell'ente in passato: «Encomiabili tutte le iniziative in favore della "Bovio" al fine di evitarne la ventilata chiusura, tranne una che in un certo senso mi lascia alquanto perplesso. Mi riferisco all'intervento di un parlamentare che, con Trani in piena campagna elettorale, si è affrettato a far sapere che scriverà al ministro Franceschini. Leggo anche che vuol sostenere la petizione degli studenti, che ha saputo che la "Bovio" è un presidio storico fondato nel 1870 e che si adopererà negli ambienti parlamentari. Ma scriverà che l'attuale situazione della "Bovio" è il frutto finale di una conduzione politica di uguale collocazione alla sua?».
Gli interrogativi di Schiralli non finiscono qui: «Dirà che negli anni '90 fu bocciata una proposta avanzata dal sindaco Tamborrino di abbandonare la fabbrica di San Francesco perché ritenuta da esperti del settore inadeguata a contenere tutti i libri (cinquemila volumi non sarebbero mai finiti sepolti vivi) e di costruirne una nuova nell'attuale piazza di Via Gisotti? Dirà che a partire dal terzo millennio è stata affidata a gente senza titoli? Dirà che, una volta avuta la possibilità di farla funzionare con personale adeguato (la dott. Daniela Pellegrino merita ogni plauso) le amministrazioni, delle quali ultima finita nelle grinfie della giustizia, non hanno trovato "cinque minuti" per rimpinguare i capitoli di spesa della biblioteca a differenza di quanto fatto per quelli per gli spettacoli prima, e di rinnovare l'appalto dopo?».
«Ma ora, che la frittata è fatta, ecco - conclude Schiralli - che si scopre che la biblioteca è un presidio storico fondato nel 1870. Cosa che è stata riportata migliaia di volte sulla stampa, televisioni, libri e giornali unitamente alla miriade di attività culturali svolte nel passato. Qualcuno ricorda che la "Bovio" unica biblioteca in Italia, negli anni '80-'90 e ancora dopo è stata l'unica a svolgere un'azione di alto livello sociale quale quello di collaborare attivamente con l'allora supercarcere per la rieducazione gli studi scientifici e umanistici e culturali dei reclusi? Che Giovanni Senzani, una volta pagato il suo debito con la giuistizia riconobbe pubblicamente che grazie alla "Bovio" aveva potuto conseguire la sua seconda laurea? E fermiamoci qui. Per molto molto altro ci sono i documenti a testimoniarlo. Non autorefenzialità».
Gli interrogativi di Schiralli non finiscono qui: «Dirà che negli anni '90 fu bocciata una proposta avanzata dal sindaco Tamborrino di abbandonare la fabbrica di San Francesco perché ritenuta da esperti del settore inadeguata a contenere tutti i libri (cinquemila volumi non sarebbero mai finiti sepolti vivi) e di costruirne una nuova nell'attuale piazza di Via Gisotti? Dirà che a partire dal terzo millennio è stata affidata a gente senza titoli? Dirà che, una volta avuta la possibilità di farla funzionare con personale adeguato (la dott. Daniela Pellegrino merita ogni plauso) le amministrazioni, delle quali ultima finita nelle grinfie della giustizia, non hanno trovato "cinque minuti" per rimpinguare i capitoli di spesa della biblioteca a differenza di quanto fatto per quelli per gli spettacoli prima, e di rinnovare l'appalto dopo?».
«Ma ora, che la frittata è fatta, ecco - conclude Schiralli - che si scopre che la biblioteca è un presidio storico fondato nel 1870. Cosa che è stata riportata migliaia di volte sulla stampa, televisioni, libri e giornali unitamente alla miriade di attività culturali svolte nel passato. Qualcuno ricorda che la "Bovio" unica biblioteca in Italia, negli anni '80-'90 e ancora dopo è stata l'unica a svolgere un'azione di alto livello sociale quale quello di collaborare attivamente con l'allora supercarcere per la rieducazione gli studi scientifici e umanistici e culturali dei reclusi? Che Giovanni Senzani, una volta pagato il suo debito con la giuistizia riconobbe pubblicamente che grazie alla "Bovio" aveva potuto conseguire la sua seconda laurea? E fermiamoci qui. Per molto molto altro ci sono i documenti a testimoniarlo. Non autorefenzialità».