Bilancio, revisori e incarichi professionali
Interviene la neonata associazione "Trani Centro"
martedì 28 ottobre 2008
«Nell'ottica di stimolare spunti di riflessione nell'opinione pubblica e di fornire il proprio apporto alle problematiche che interessano la politica locale, l'associazione Trani Centro ritiene che il grave dissesto economico che si evince dal rendiconto consuntivo non approvato dal Consiglio Comunale, così come rilevato anche dai revisori dei conti, è sintomatico della obbiettiva incapacità di gestire la macchina amministrativa. Le gravi passività riscontrate non possono essere attribuite esclusivamente ad errori od omissioni del passato considerato che la parabola del disavanzo pubblico ha continuato a seguire una fase ascendente anche nelle due ultime consigliature.
La dura reazione dell'organo politico nei confronti dei revisori dei conti, i quali non hanno fatto altro che svolgere il loro lavoro in modo imparziale (… e non poteva essere diversamente per la loro qualità di organo di controllo!), appare ingiustificata. Il contenimento della spesa e la reperibilità delle risorse sono prerogative dell'organo di governo politico (atti di indirizzo) ed amministrativo (attività dirigenziali) cui è devoluta la discrezionalità e la responsabilità degli strumenti adottati. Riteniamo che la soluzione di affidare le speranze del risanamento alla vendita degli immobili di proprietà comunale non sia adeguata ed, in ogni caso, l'eventuale ricavato non sarebbe sufficiente ad eliminare il disavanzo, soprattutto se, dopo che le vendite deserte, il prezzo degli immobili andrà al ribasso.
Ed allora occorre individuare soluzioni innovative ed alternative per ridurre o evitare di aumentare le passività. Abbiamo affrontato questa settimana il problema dell'affidamento degli incarichi professionali agli avvocati le cui parcelle pesano, allo stato, per oltre un milione di euro sulle casse comunali. Cosa è accaduto.
Con delibera di giunta il professionista veniva nominato con la previsione dei minimi tariffari senza una dettagliata regolamentazione del rapporto. Alla conclusione del mandato professionale, gli avvocati predisponevano le parcelle corredate dal parere di congruità del consiglio dell'ordine competente e rimanevano in attesa della liquidazione da parte dell'ente per mesi o addirittura anni. Che fine facevano le parcelle depositate dai professionisti? Perché tanto tempo?
Decorso un lungo periodo di attesa, il professionista richiedeva al Giudice il decreto ingiuntivo e, successivamente, intraprendeva il procedimento esecutivo, così facendo lievitare oltremodo il credito. Le parcelle depositate dai professionisti, in molti casi, non erano state redatte secondo i minimi tariffari ma secondo i medi ed, in alcuni casi, secondo i massimi con conseguente triplicazione o, addirittura, quintuplicazione degli importi a nulla rilevando il parere di congruità del competente ordine professionale, estraneo al rapporto tra il professionista e l'ente ed alla tariffa previamente determinata, senza alcuna contestazione da parte dell'ufficio preposto.
Il risultato di tale operazione ha comportato una lievitazione dei costi almeno del 15% per le spese e competenze legali maturate successivamente alla redazione della parcella e del 25% per la determinazione delle tariffe superiori al minimo, incidendo complessivamente per il 40% sul debito. Ciò significa che i debiti per gli incarichi affidati ai legali sarebbe stato di circa seicentomila euro e non di unmilione di euro, con conseguente risparmio per la collettività di circa quattrocentomila euro.
La situazione innanzi prospettata evidenzia lacune ed omissioni della ripartizione competente e costituisce un segnale della inefficienza dell'apparato amministrativo locale. Ma siamo certi che per il futuro i nostri accorti amministratori, oltre a garantire la trasparenza e l'imparzialità nella scelta dei professionisti, stiano già predisponendo convenzioni adeguate onde evitare simili sprechi, così come siamo convinti che utilizzeranno schemi di convenzione in deroga alle tariffe in virtù di quanto previsto nel D.L. 4 luglio 2006 n.223, convertito nella legge 4 agosto 2006 n.248.»
Dott. Saverio Pansini
Associazione Trani Centro
La dura reazione dell'organo politico nei confronti dei revisori dei conti, i quali non hanno fatto altro che svolgere il loro lavoro in modo imparziale (… e non poteva essere diversamente per la loro qualità di organo di controllo!), appare ingiustificata. Il contenimento della spesa e la reperibilità delle risorse sono prerogative dell'organo di governo politico (atti di indirizzo) ed amministrativo (attività dirigenziali) cui è devoluta la discrezionalità e la responsabilità degli strumenti adottati. Riteniamo che la soluzione di affidare le speranze del risanamento alla vendita degli immobili di proprietà comunale non sia adeguata ed, in ogni caso, l'eventuale ricavato non sarebbe sufficiente ad eliminare il disavanzo, soprattutto se, dopo che le vendite deserte, il prezzo degli immobili andrà al ribasso.
Ed allora occorre individuare soluzioni innovative ed alternative per ridurre o evitare di aumentare le passività. Abbiamo affrontato questa settimana il problema dell'affidamento degli incarichi professionali agli avvocati le cui parcelle pesano, allo stato, per oltre un milione di euro sulle casse comunali. Cosa è accaduto.
Con delibera di giunta il professionista veniva nominato con la previsione dei minimi tariffari senza una dettagliata regolamentazione del rapporto. Alla conclusione del mandato professionale, gli avvocati predisponevano le parcelle corredate dal parere di congruità del consiglio dell'ordine competente e rimanevano in attesa della liquidazione da parte dell'ente per mesi o addirittura anni. Che fine facevano le parcelle depositate dai professionisti? Perché tanto tempo?
Decorso un lungo periodo di attesa, il professionista richiedeva al Giudice il decreto ingiuntivo e, successivamente, intraprendeva il procedimento esecutivo, così facendo lievitare oltremodo il credito. Le parcelle depositate dai professionisti, in molti casi, non erano state redatte secondo i minimi tariffari ma secondo i medi ed, in alcuni casi, secondo i massimi con conseguente triplicazione o, addirittura, quintuplicazione degli importi a nulla rilevando il parere di congruità del competente ordine professionale, estraneo al rapporto tra il professionista e l'ente ed alla tariffa previamente determinata, senza alcuna contestazione da parte dell'ufficio preposto.
Il risultato di tale operazione ha comportato una lievitazione dei costi almeno del 15% per le spese e competenze legali maturate successivamente alla redazione della parcella e del 25% per la determinazione delle tariffe superiori al minimo, incidendo complessivamente per il 40% sul debito. Ciò significa che i debiti per gli incarichi affidati ai legali sarebbe stato di circa seicentomila euro e non di unmilione di euro, con conseguente risparmio per la collettività di circa quattrocentomila euro.
La situazione innanzi prospettata evidenzia lacune ed omissioni della ripartizione competente e costituisce un segnale della inefficienza dell'apparato amministrativo locale. Ma siamo certi che per il futuro i nostri accorti amministratori, oltre a garantire la trasparenza e l'imparzialità nella scelta dei professionisti, stiano già predisponendo convenzioni adeguate onde evitare simili sprechi, così come siamo convinti che utilizzeranno schemi di convenzione in deroga alle tariffe in virtù di quanto previsto nel D.L. 4 luglio 2006 n.223, convertito nella legge 4 agosto 2006 n.248.»
Dott. Saverio Pansini
Associazione Trani Centro