"C'è un bimbo Rom in classe", i genitori di quattro alunni chiedono il trasferimento
Netto rifiuto del dirigente scolastico, scoppia il "caso"
venerdì 3 ottobre 2014
8.04
La strada per l'integrazione è ancora lunga, come dice lo stesso Fabrizio Ferrante, Presidente del Consiglio comunale, che ha portato alla luce l'episodio. Stiamo parlando dello spiacevole caso verificatosi in una scuola elementare di Trani dove nei giorni scorsi è stato inserito in una classe un secondo bimbo Rom con l'incredibile risultato che i genitori di quattro alunni hanno chiesto il trasferimento dei propri figli in un'altra scuola.
Per dovere di cronaca, bisogna dire che prima ancora, sempre questi genitori, avevano chiesto al Dirigente scolastico, il trasferimento dei bimbi Rom ma il rifiuto di questo era stato netto: "Se non vi va bene, trasferite i vostri figli". Purtroppo, così è stato. «C'è tanta ignoranza – dice Ferrante - alla base di comportamenti discriminatori. Quei bambini non costituiscono pericolo per alcuno e sono contento che vadano a scuola invece che dedicarsi ad altro». Come dargli torto in questo caso.
Sono abituali frasi del tipo "andate a lavorare" o "mandate a scuola i vostri bambini" dirette verso gli apolidi che quotidianamente richiedono le elemosina nelle vicinanze di semafori, attività commerciali e chiese. Poi avviene che una di queste occasioni si realizzi e scoppia lo "scandalo", l'indignazione, il trasferimento. Probabilmente crediamo di essere una grande realtà ma abbiamo ancora la mentalità del piccolo paesino di provincia.
Per dovere di cronaca, bisogna dire che prima ancora, sempre questi genitori, avevano chiesto al Dirigente scolastico, il trasferimento dei bimbi Rom ma il rifiuto di questo era stato netto: "Se non vi va bene, trasferite i vostri figli". Purtroppo, così è stato. «C'è tanta ignoranza – dice Ferrante - alla base di comportamenti discriminatori. Quei bambini non costituiscono pericolo per alcuno e sono contento che vadano a scuola invece che dedicarsi ad altro». Come dargli torto in questo caso.
Sono abituali frasi del tipo "andate a lavorare" o "mandate a scuola i vostri bambini" dirette verso gli apolidi che quotidianamente richiedono le elemosina nelle vicinanze di semafori, attività commerciali e chiese. Poi avviene che una di queste occasioni si realizzi e scoppia lo "scandalo", l'indignazione, il trasferimento. Probabilmente crediamo di essere una grande realtà ma abbiamo ancora la mentalità del piccolo paesino di provincia.