Cala il sipario sullo scempio del teatro "Open air"? Lo sperano residenti e commercianti del quartiere

La struttura è diventata teatro, da subito e nel tempo, di vandalismo, risse, squallore. E abbandono per manutenzione e sicurezza.

domenica 24 marzo 2024 16.50
Un anno fa l'apertura del teatro "Open air",
realizzato grazie al secondo bando del Distretto Urbano del Commercio in piazza Teatro, aveva suscitato non poche perplessità per quel essere così all'apparenza fragile e facile preda di vandalismi, in una città nella quale il fenomeno è oltretutto in ascesa da alcuni anni. Ma l'idea che questo atto di audacia, progettato da giovani e voluto fortemente per promuovere le attività commerciali del centro storico con una struttura messa a disposizione gratuitamente per un anno a chiunque ne facesse richiesta, aveva fatto sperare in una sorte diversa. In questi giorni si rincorrono le voci tra smantellamento definitivo o spostamento in un'altra zona di Trani, e non si sa bene quale sarà effettivamente la sorte della struttura. Certo è, che ben accetta sicuramente non lo è mai stata: sia dai residenti che dagli esercenti attività commerciali della piazza e dei vicoli che vi si immettono. Tutti coloro che, a fronte di qualche sporadica rappresentazione della scorsa estate, hanno sempre e solo assistito soltanto a una storia, anzi, a una rappresentazione continua di degrado vandalismo, spaccio, squallore, violenza. "Ma anche abbandono, ci ricorda una delle persone che abita nei pressi della piazza: in un anno non abbiamo mai visto, su una struttura di legno delimitata da teloni, nulla che potesse vagamente somigliare a una manutenzione, se non l'instancabile lavoro degli operatori Amiu che davvero, con grande amarezza, trovano ogni giorno i segni del degrado di uno spettacolo di vita reale, e non di una rappresentazione scenica". Interventi di manutenzione ordinaria che è evidente sarebbero stati necessari per una struttura fatta di legno: Iegno che mostra ovunque i segni dell'usura degli agenti atmosferici, venato di crepe e ferito da pezzi interi venuti via per l'umido e la pioggia, non strappati; e, riguardo i teloni,senza traccia di trattamenti impermeabilizzanti o igienizzanti per tutto ciò che rilasciano i numerosi uccelli che sorvolano il porto, gabbiani specialmente. Di questo tipo di manutenzione ordinaria, in una struttura pubblica, realizzata in quei materiali destinati a stare all'aperto, non c'è mai stata traccia. Alla macanza della manutenzione si è aggiunto ovviamente lo scempio che, con facilità, vista la natura degli stessi materiali, è stato fatto con tagli ai teloni, distruzione dei cavi di acciaio cui erano agganciati, danni all'impianto elettrico lasciato alla mercè di una semplice porticina di legno. La foto pubblicata in copertina è un frame dei tanti video consegnati alle forze dell'ordine insieme a innumerevoli denunce: ridicolo quel lucchetto che nel tempo, da essere simile a quello di uno dei diari segreti che si usavano negli anni ottanta è poi diventato un po' più grande, come quelli che gli innamorati agganciano a Ponte Milvio: come se a quella porta aperta sopra e sotto potesse costituire un impedimento a entrare. E il funambolo ripreso sulla parte alta della struttura dà la prova di quanto il luogo sia stato da subito non un invito a essere un contenitore culturale, ma quasi un luogo ideale per fare da quartier generale ad attività di violenza e malaffare, stupro di una piazza che provava da tempo a risorgere. Il risultato infatti è che i titolari dei locali, che un giorno si sono visti costruire questa struttura che avrebbe dovuto qualificare la stessa senza nessun tipo di consultazione, ma con il richiamo a utilizzarla per sviluppare la loro attività (non si sa come), in un anno dalla inaugurazione hanno avuto soltanto danno. Perché in un anno la piazza è diventata la piazza dello spaccio, della violenza, della droga, della prostituzione, da cui tenersi alla larga,per raccomandazione di famiglie e genitori ai loro figli, con l'impossibilità per i residenti di fare anche solo una passeggiata per farvi giocare i propri bimbi, il minimo sindacale che si richiede a una piazza. "Come mai - si chiedono altri titolari di attività - nel primo Natale di vita furono allestiti alcuni alberi ma nel frattempo si tenevano concerti e manifestazioni altrove e non qui?; e questo secondo Natale, lucine dappertutto e qui nulla? nessuno ha pensato che quelle casette abbandonate in Piazza della Repubblica sarebbero potute benissimo essere allestite intorno a questa struttura proprio perché promossa dal distretto Urbano del Commercio? Non ha pensato l'Amministrazione che poteva essere la prima vera occasione di rilanciare Piazza Teatro? Invece il buio più assoluto, il silenzio più assordante: che cosa si aspettavano che facessimo noi? Che allestissimo qualcosa destinata a essere distrutta nell'arco di poche ore?".
Tra notizie incerte insomma di spostamenti o abbattimenti, quello che auspicano gli esercenti attività commerciali e i residenti del quartiere è che il teatro sparisca, perché lo spettacolo offerto quotidianamente è un live che non ha fatto altro che amplificare i problemi già pesanti che erano in questa zona, quasi a facilitare i disordini e ha incrementare le situazioni pericolose che già da prima del installazione del "teatro" erano state più volte denunciate. Una cosa è certa : che la piazza è bellissima, che sembra una lavagna bianca a cui manca poco per diventare uno dei centri di gravità della vita commerciale e culturale della Città, a ridosso del Porto. Probabilmente queste situazioni di riqualificazione e rigenerazione urbana andrebbero realizzate in concerto con tutti i protagonisti, ascoltando le voci di ognuno dei soggetti coinvolti. Il teatro era messo a disposizione dei commercianti: ma come sarebbe dovuto avvenire questo? Sarebbero stati favorevoli a un'attività del genere, conoscendo le criticità che affliggono il luogo ? O magari, ragionando insieme, avrebbero anche suggerito ai progettisti qualcosa di diverso? Ormai è tardi per dirlo, o forse no. Un dialogo probabilmente potrebbe servire a trovare la soluzione più opportuna per questa situazione, che in un anno ha portato soltanto una amplificazione della criminalità, una diminuzione del movimento commerciale dei locali e, soprattutto, della serenità dei residenti. Che, se prima vacillava, dall'Open Air In poi è diventata vera e propria paura. I commercianti non solo si sentono danneggiati, ma anche accusati di non essere stati capaci di sfruttare una buona occasione. "Solo venendo qui tutti i giorni ci si può rendere conto che quello che diciamo è vero e non è un esagerazione, anzi (e vetrine rotte dei locali da sassate e bottiglie parlano da sole); ma qui non ci viene nessuno, L l'ultima volta che abbiamo visto l'Amministrazione è stato in occasione dell'inaugurazione di una targa in memoria di un episodio della seconda guerra mondiale. Ma a noi, queste cose, non servono" .
















Open air
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