Caldo, Coldiretti Puglia: «Sos mucche nelle stalle, -10% di latte per afa»
L'allarme dell'associazione a causa delle alte temperature di questi giorni
mercoledì 19 agosto 2020
Stanno soffrendo il caldo gli animali nelle fattorie, dove le mucche per lo stress delle alte temperature stanno producendo fino al 10% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali. È l'allarme lanciato da Coldiretti Puglia sugli effetti dell'innalzamento della colonnina di mercurio gradi fino a 40 gradi nelle ultime settimane, con le difficoltà maggiori nella Murgia barese e tarantina e nel foggiano dove sono concentrati 3.788 allevamenti bovini con 176mila capi, 56 allevamenti bufalini e 4.305 allevamenti ovi-caprini con oltre 320mila capi.
"Per le mucche il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre i 30 gradi vanno in stress termico, mangiano poco, bevono molto e producono meno latte", spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. "Al calo delle produzioni di latte si aggiunge anche un aumento dei costi nelle stalle per i maggiori consumi di acqua ed energia – aggiunge il presidente Muraglia - che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere al caldo. La situazione negli allevamenti è rappresentativo dello stato di disagio provocato dal clima su animali e piante".
Nelle stalle, spiega Coldiretti Puglia, sono in funzione ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura, mentre gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché con le alte temperature ogni animale arriva a bere fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi. Inoltre, per le mucche fino a settembre - ottobre si registrerà anche una diminuzione della fertilità e problemi sulle zampe – aggiunge Coldiretti Puglia – con gli animali nelle stalle non riescono a termoregolarsi e patiscono anche in termini di respirazione l'aumento esponenziale delle temperature associato all'alta umidità.
A risentire è tutto il settore agricolo, considerato che con 1 grado in più nell'estate 2020 divenuta rovente, sono 100mila i metri cubi di acqua che mancano all'appello negli invasi in Puglia con le verdure come peperoni, pomodori e angurie che risultano scottate dal solleone e i frequenti incendi, oltre 30 al giorno solo in provincia di Lecce, che mandano in fumo migliaia di ulivi ormai secchi a causa della Xylella.
Sono gli effetti del grande caldo e dell'assenza di precipitazioni distribuite nel tempo in un 2020 che con un inverno mite e piogge praticamente dimezzate – sottolinea la Coldiretti – si classifica come il secondo semestre più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,1 gradi rispetto alla media. Siamo di fronte – conclude Coldiretti Puglia – alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Puglia dove l'eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che compromette anche le coltivazioni nei campi con costi per oltre 3 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
"Per le mucche il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre i 30 gradi vanno in stress termico, mangiano poco, bevono molto e producono meno latte", spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. "Al calo delle produzioni di latte si aggiunge anche un aumento dei costi nelle stalle per i maggiori consumi di acqua ed energia – aggiunge il presidente Muraglia - che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere al caldo. La situazione negli allevamenti è rappresentativo dello stato di disagio provocato dal clima su animali e piante".
Nelle stalle, spiega Coldiretti Puglia, sono in funzione ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura, mentre gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché con le alte temperature ogni animale arriva a bere fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi. Inoltre, per le mucche fino a settembre - ottobre si registrerà anche una diminuzione della fertilità e problemi sulle zampe – aggiunge Coldiretti Puglia – con gli animali nelle stalle non riescono a termoregolarsi e patiscono anche in termini di respirazione l'aumento esponenziale delle temperature associato all'alta umidità.
A risentire è tutto il settore agricolo, considerato che con 1 grado in più nell'estate 2020 divenuta rovente, sono 100mila i metri cubi di acqua che mancano all'appello negli invasi in Puglia con le verdure come peperoni, pomodori e angurie che risultano scottate dal solleone e i frequenti incendi, oltre 30 al giorno solo in provincia di Lecce, che mandano in fumo migliaia di ulivi ormai secchi a causa della Xylella.
Sono gli effetti del grande caldo e dell'assenza di precipitazioni distribuite nel tempo in un 2020 che con un inverno mite e piogge praticamente dimezzate – sottolinea la Coldiretti – si classifica come il secondo semestre più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,1 gradi rispetto alla media. Siamo di fronte – conclude Coldiretti Puglia – alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Puglia dove l'eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che compromette anche le coltivazioni nei campi con costi per oltre 3 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.