Camillo Langone: "Per me Trani è la città ideale in cui vivere!"
Lo scrittore e giornalista potentino vive tra Parma, Udine e Trani, sua dimora preferita
venerdì 16 febbraio 2024
07.30
Che bella dichiarazione d'amore alla nostra Città - e che potrebbe invitare per certi suggerimenti anche molti tranesi a nuove scoperte, nuovi punti di vista - regala Camillo Langone, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Camillo Langone, potentino, è una delle firme più discusse del giornalismo italiano - ma anche saggista di enogastronomia e storia dell'arte - con prese di posizione e idee integraliste, a tratti provocatorie, che lo fanno definire da alcuni "il più misantropo intellettuale italiano", legato a valori della religione cattolica mitigati anche dalla Chiesa stessa; ma che poi richiama S.Agostino e le Scritture per la legalizzazione della cannabis. Divide anche il suo ultimo romanzo, edito da La nave di Teseo, "La ragazza immortale", una storia che ha come protagonista anche la sua passione per l'arte: ma in una società dove divide perfino un televoto a Sanremo perché mai non dovremmo discutere di romanzi o idee? Non sarà difficile, del resto, che possano essere discusse anche le sue parole di elogio per la nostra Trani, nella quale ha scelto da anni una delle sue dimore, anzi, da quanto dichiara con dovizia di motivazioni, la prediletta, rispetto a Udine e Parma: "Una città sonnolenta, come tutto il Sud: ma nella quale si dorme benissimo!". Nella bella intervista oltretutto Langone dipinge Trani con una dovizia di dettagli che probabilmente molti cittadini - specialmente giovani - non sono in grado di cogliere o che non conoscono, addirittura. Dai pomeriggi trascorsi a palazzo Beltrani, non semplicemente un contenitore di eventi, ma soprattutto una pinacoteca nella quale immergersi e rivivere l'atmosfera di un artista come Ivo Scaringi, suo amico di un tempo; o, ancora, l'iconografia dedicata a San Nicola il pellegrino, custodita tra la Pinacoteca diocesana e la chiesa di San Francesco. E della Villa comunale, pur, sappiamo qui, malconcia tra cantieri, vandalismo e gravi trascuratezze, Langone si sorprende - come tanti di noi - come non sia una delle attrazioni turistiche maggiori insieme alla Cattedrale: così unica, con tre lati affacciati sul mare.
Le sue preferenze su Trani sottolineano una conoscenza del luogo profonda nelle radici antiche e recenti: e nell'intervista cita il documentarista tranese Fabrizio Corallo da cui anela una storia "novecentesca e nostalgica", le nostre tradizioni legate al vino - e come non potrebbe, da grande intenditore di vini - e cantate da Gaber in "Trani a gogò"; e ancora le signore che vendono la frutta nei sottani, le ultime botteghe - col vinaio che sa tutto di tutti - il suo barbiere, lo spettacolo dei fuochi d'artificio che a Sant'Anna si specchiano nel mare e ovviamente, "il crudo buono" della pescheria di fiducia. Nel suo girovagare tra varie città, dunque, Langone sceglie sempre Trani, terzo "pellegrino" che torna in una Puglia "che non è solo Salento" insieme a San Nicolino e Cesare Brandi, che la descrisse con amore in un testo bellissimo che andrebbe riscoperto; e che Langone - insieme a passeggiate notturne intorno alla Cattedrale, al faro verde che insegue lento il mare ("dipinto con esiti metafisici e onirici dal pittore Capogrosso"), alla chiesetta del miracolo eucaristico, "con le sue candele vere, non elettriche, segni di una fede spenta" - suggerisce.
Anche Langone riconosce il turismo da "toccata e fuga" che - ingiustamente, aggiungiamo - condanna un po' Trani. Ma le sue parole fanno innamorare un po' di più - se possibile - anche noi: e chissà che riescano a risvegliare un po' di più la consapevolezza di averne maggiore cura, rispetto, orgoglio di appartenenza che sappia renderla sempre più bella e accogliente di quanto sia.
Senza snaturalizzarne - e questo non è facile ma indispensabile - il fascino silente, mistico di ed elegante che la fanno scegliere come sua dimora ideale.
Camillo Langone, potentino, è una delle firme più discusse del giornalismo italiano - ma anche saggista di enogastronomia e storia dell'arte - con prese di posizione e idee integraliste, a tratti provocatorie, che lo fanno definire da alcuni "il più misantropo intellettuale italiano", legato a valori della religione cattolica mitigati anche dalla Chiesa stessa; ma che poi richiama S.Agostino e le Scritture per la legalizzazione della cannabis. Divide anche il suo ultimo romanzo, edito da La nave di Teseo, "La ragazza immortale", una storia che ha come protagonista anche la sua passione per l'arte: ma in una società dove divide perfino un televoto a Sanremo perché mai non dovremmo discutere di romanzi o idee? Non sarà difficile, del resto, che possano essere discusse anche le sue parole di elogio per la nostra Trani, nella quale ha scelto da anni una delle sue dimore, anzi, da quanto dichiara con dovizia di motivazioni, la prediletta, rispetto a Udine e Parma: "Una città sonnolenta, come tutto il Sud: ma nella quale si dorme benissimo!". Nella bella intervista oltretutto Langone dipinge Trani con una dovizia di dettagli che probabilmente molti cittadini - specialmente giovani - non sono in grado di cogliere o che non conoscono, addirittura. Dai pomeriggi trascorsi a palazzo Beltrani, non semplicemente un contenitore di eventi, ma soprattutto una pinacoteca nella quale immergersi e rivivere l'atmosfera di un artista come Ivo Scaringi, suo amico di un tempo; o, ancora, l'iconografia dedicata a San Nicola il pellegrino, custodita tra la Pinacoteca diocesana e la chiesa di San Francesco. E della Villa comunale, pur, sappiamo qui, malconcia tra cantieri, vandalismo e gravi trascuratezze, Langone si sorprende - come tanti di noi - come non sia una delle attrazioni turistiche maggiori insieme alla Cattedrale: così unica, con tre lati affacciati sul mare.
Le sue preferenze su Trani sottolineano una conoscenza del luogo profonda nelle radici antiche e recenti: e nell'intervista cita il documentarista tranese Fabrizio Corallo da cui anela una storia "novecentesca e nostalgica", le nostre tradizioni legate al vino - e come non potrebbe, da grande intenditore di vini - e cantate da Gaber in "Trani a gogò"; e ancora le signore che vendono la frutta nei sottani, le ultime botteghe - col vinaio che sa tutto di tutti - il suo barbiere, lo spettacolo dei fuochi d'artificio che a Sant'Anna si specchiano nel mare e ovviamente, "il crudo buono" della pescheria di fiducia. Nel suo girovagare tra varie città, dunque, Langone sceglie sempre Trani, terzo "pellegrino" che torna in una Puglia "che non è solo Salento" insieme a San Nicolino e Cesare Brandi, che la descrisse con amore in un testo bellissimo che andrebbe riscoperto; e che Langone - insieme a passeggiate notturne intorno alla Cattedrale, al faro verde che insegue lento il mare ("dipinto con esiti metafisici e onirici dal pittore Capogrosso"), alla chiesetta del miracolo eucaristico, "con le sue candele vere, non elettriche, segni di una fede spenta" - suggerisce.
Anche Langone riconosce il turismo da "toccata e fuga" che - ingiustamente, aggiungiamo - condanna un po' Trani. Ma le sue parole fanno innamorare un po' di più - se possibile - anche noi: e chissà che riescano a risvegliare un po' di più la consapevolezza di averne maggiore cura, rispetto, orgoglio di appartenenza che sappia renderla sempre più bella e accogliente di quanto sia.
Senza snaturalizzarne - e questo non è facile ma indispensabile - il fascino silente, mistico di ed elegante che la fanno scegliere come sua dimora ideale.