Canfora, il voto "uguale" e il dovere civico delle urne
Auditorium di San Luigi gremito per la lectio del filologo barese
mercoledì 1 luglio 2015
8.38
«Perché si chiama Parlamento? Perché bisogna parlarsi. Le forze politiche devono parlare per trovare un compromesso alla luce del sole. [...] Non bisogna pensare di arrivare primi per conquistare un bottino, non stiamo giocando alla corsa dei cavalli. [...] La democrazia è un prodotto chimico instabile. Si difende ogni giorno». Basterebbero questi tre periodi a riassumere l'incontro di ieri pomeriggio, tenutosi all'auditorium di San Luigi, con protagonista il filologo classico barese Luciano Canfora, una delle figure più carismatiche del mondo della Cultura italiana. Al suo fianco, il professor Gianni De Iuliis, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico "Valdemaro Vecchi" di Trani nonché philosophical counselor, già animatore durante questo inverno dei Caffè Filosofici tematici presso la libreria Tranilibri. A introdurre l'incontro Giuseppe Palmieri, segretario di "Pol...etica", movimento organizzatore dell'incontro, e il neo-consigliere Francesca Zitoli, che ha collaborato alla realizzazione dell'evento e ha ricordato come sia importante, in questo momento cittadino, l'impegno civico di ognuno, come mostrato nelle prime iniziative "volontarie" dal nuovo nucleo di consiglieri di maggioranza.
Canfora ha ripercorso con minuzia l'iter che ha condotto alla scrittura della Costituzione Italiana, passando per le due grandi guerre del Novecento, per gli errori dei Savoia (che hanno raso al suolo il credito che i regnanti vantavano nei confronti del popolo italiano, accumulato durante le fasi dell'Unità ottocentesche) e per le varie legge elettorali di inizio ventesimo secolo. La conversazione si è poi incentrata sull'articolo 48, tema centrale del dibattito, focalizzandosi in particolar modo sul concetto di voto "uguale", legato indissolubilmente al sistema proporzionale, sui pericolosi risvolti concettuali dei premi di maggioranza e sulla disaffezione al voto, impennatasi putacaso in concomitanza con il passaggio al voto uninominale. Il professore, poi, se l'è presa con i giornalisti, definiti "pennivendoli" perché poco attenti alle reali notizie della vita politica odierna, mentre si soffermava su altri articoli fondamentali della nostra carta costituzionale (per la precisione il trittico 1-75-128, ndr). Dal canto suo, De Iuliis ha poi rilanciato il tema di voto come dovere civico, citando alcuni dati che mostrano l'Italia pre-Tangentopoli come esempio di partecipazione, a differenza del cattivo esempio statunitense (negli Usa, tra le differenze, il certificato elettorale non viene spedito ma va richiesto), e ricordando come la lotta contro la partitocrazia è diventata poi lotta contro il partito. Ultimo dato interessante: all'aumento dei candidati, diminuisce la partecipazione diretta.
Piccola nota "di colore" conclusiva: assente l'onnipresente, in questi giorni, Amedeo Bottaro, trattenuto molto probabilmente dalle ultime riunioni sulla giunta e sull'udienza della Corte dei Conti, così come poco presenti, nelle centocinquanta presenze complessive, i nuovi consiglieri comunali. Evidentemente certi valori e certi concetti sono già ben insiti dentro di loro.
Canfora ha ripercorso con minuzia l'iter che ha condotto alla scrittura della Costituzione Italiana, passando per le due grandi guerre del Novecento, per gli errori dei Savoia (che hanno raso al suolo il credito che i regnanti vantavano nei confronti del popolo italiano, accumulato durante le fasi dell'Unità ottocentesche) e per le varie legge elettorali di inizio ventesimo secolo. La conversazione si è poi incentrata sull'articolo 48, tema centrale del dibattito, focalizzandosi in particolar modo sul concetto di voto "uguale", legato indissolubilmente al sistema proporzionale, sui pericolosi risvolti concettuali dei premi di maggioranza e sulla disaffezione al voto, impennatasi putacaso in concomitanza con il passaggio al voto uninominale. Il professore, poi, se l'è presa con i giornalisti, definiti "pennivendoli" perché poco attenti alle reali notizie della vita politica odierna, mentre si soffermava su altri articoli fondamentali della nostra carta costituzionale (per la precisione il trittico 1-75-128, ndr). Dal canto suo, De Iuliis ha poi rilanciato il tema di voto come dovere civico, citando alcuni dati che mostrano l'Italia pre-Tangentopoli come esempio di partecipazione, a differenza del cattivo esempio statunitense (negli Usa, tra le differenze, il certificato elettorale non viene spedito ma va richiesto), e ricordando come la lotta contro la partitocrazia è diventata poi lotta contro il partito. Ultimo dato interessante: all'aumento dei candidati, diminuisce la partecipazione diretta.
Piccola nota "di colore" conclusiva: assente l'onnipresente, in questi giorni, Amedeo Bottaro, trattenuto molto probabilmente dalle ultime riunioni sulla giunta e sull'udienza della Corte dei Conti, così come poco presenti, nelle centocinquanta presenze complessive, i nuovi consiglieri comunali. Evidentemente certi valori e certi concetti sono già ben insiti dentro di loro.