Caos dimissioni, il filo per l'amministrazione si è spezzato?
Solo 21 consiglieri in carica, scioglimento legato al "ballo delle cifre"
sabato 10 gennaio 2015
7.34
Il "Caos Dimissioni", quasi un telefilm scaturito dall'opera principale "Sistema Trani", è vicino ad un epilogo. Con il passo indietro del consigliere di maggioranza, dichiaratosi indipendente da un paio di mesi, Stefano Di Modugno salgono a 12 i componenti del Consiglio Comunale ad aver lasciato vuota la poltrona: altri 9 sono quelli dimissionari (De Laurentis, Avantario, Santorsola, Altamura, Maiullari, Tortosa, Operamolla, Triminì e Lima), sospeso Riserbato, sospeso e non surrogato Damascelli.
In questo stato, l'organo collegiale ha ancora valore legale, ma la matematica potrebbe venire in soccorso del tanto sperato, almeno da parte dei cittadini e dai loro commenti online e per strada, scioglimento: i tre consiglieri Pd sarebbero già con la valigia in mano (Ferrante, Tommaso Laurora e Cognetti), a loro si aggiungerebbe il "verde" Franco Laurora e all'appello mancherebbe un altro componente dichiarato dell'opposizione, l'esponente del Nuovo Centro-Destra Beppe Corrado. Con questi cinque, gli attivi in Consiglio calerebbero vertiginosamente a 16. Metà, sindaco escluso. A tal proposito, il Tuel, Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti Locali, recita, al punto 4 della lettera C del comma 1 dell'articolo 141, così: « I consigli comunali e provinciali vengono sciolti con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'Interno, quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per riduzione dell'organo assembleare per impossibilità di surroga alla metà dei componenti del consiglio».
Vero è che la surroga dei consiglieri dimissionari potrebbe ancora avvenire in seconda convocazione, dove la soglia minima per la validità e l'approvazione dei provvedimenti sarebbe 11, ovvero un terzo dei membri assegnati al collegio. Bisogna, quindi, rimettere mano a nomi e pallottoliere: secondo fonti interne, erano sette i membri della maggioranza che nella riunione di mercoledì 7 gennaio avevano votato a favore del non proseguimento dell'attività amministrativa. Tra questi, proprio l'ultimo a dimettersi, l'indipendente Di Modugno. Assente in riunione, invece, Gennaro Savino, in procinto, prima del fatidico 20 dicembre, di passare in minoranza. Se, quindi, i sei in questione (sette, contando Savino) decidessero di dar voce alle proprie volontà, il dado sarebbe tratto. I consiglieri rimanenti non sarebbero più di dieci e lo scioglimento sarebbe cosa fatta.
Il weekend potrebbe portare attimi di riflessione importanti per i protagonisti della "cosa pubblica" tranese. La data limite per la surroga dei primi uscenti, 10 giorni dal momento in cui sono protocollate le dimissioni, è, inoltre, scaduta o quasi. Senza aspettare il 19 gennaio e il parere ministeriale, la settimana entrante potrebbe essere l'ultima per quello che dal 2012 è il governo Riserbato.
Piccola nota. Il comma 8 dell'articolo 38 del Tuel così recita: «Le dimissioni dalla carica di consigliere, indirizzate al rispettivo consiglio, devono essere presentate personalmente ed assunte immediatamente al protocollo dell'ente nell'ordine temporale di presentazione. Le dimissioni non presentate personalmente devono essere autenticate ed inoltrate al protocollo per il tramite di persona delegata con atto autenticato in data non anteriore a cinque giorni. Esse sono irrevocabili, non necessitano di presa d'atto e sono immediatamente efficaci. Il consiglio, entro e non oltre dieci giorni, deve procedere alla surroga dei consiglieri dimissionari, con separate deliberazioni, seguendo l'ordine di presentazione delle dimissioni quale risulta dal protocollo. Non si fa luogo alla surroga qualora, ricorrendone i presupposti, si debba procedere allo scioglimento del consiglio a norma dell'articolo 141». Il comma 4 del medesimo articolo, invece, enuncia: «I consiglieri entrano in carica all'atto della proclamazione ovvero, in caso di surrogazione, non appena adottata dal consiglio la relativa deliberazione». Secondo questi punti, sarebbe proprio 10 il numero di consiglieri non più sufficienti per il mantenimento dell'amministrazione.
In questo stato, l'organo collegiale ha ancora valore legale, ma la matematica potrebbe venire in soccorso del tanto sperato, almeno da parte dei cittadini e dai loro commenti online e per strada, scioglimento: i tre consiglieri Pd sarebbero già con la valigia in mano (Ferrante, Tommaso Laurora e Cognetti), a loro si aggiungerebbe il "verde" Franco Laurora e all'appello mancherebbe un altro componente dichiarato dell'opposizione, l'esponente del Nuovo Centro-Destra Beppe Corrado. Con questi cinque, gli attivi in Consiglio calerebbero vertiginosamente a 16. Metà, sindaco escluso. A tal proposito, il Tuel, Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti Locali, recita, al punto 4 della lettera C del comma 1 dell'articolo 141, così: « I consigli comunali e provinciali vengono sciolti con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'Interno, quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per riduzione dell'organo assembleare per impossibilità di surroga alla metà dei componenti del consiglio».
Vero è che la surroga dei consiglieri dimissionari potrebbe ancora avvenire in seconda convocazione, dove la soglia minima per la validità e l'approvazione dei provvedimenti sarebbe 11, ovvero un terzo dei membri assegnati al collegio. Bisogna, quindi, rimettere mano a nomi e pallottoliere: secondo fonti interne, erano sette i membri della maggioranza che nella riunione di mercoledì 7 gennaio avevano votato a favore del non proseguimento dell'attività amministrativa. Tra questi, proprio l'ultimo a dimettersi, l'indipendente Di Modugno. Assente in riunione, invece, Gennaro Savino, in procinto, prima del fatidico 20 dicembre, di passare in minoranza. Se, quindi, i sei in questione (sette, contando Savino) decidessero di dar voce alle proprie volontà, il dado sarebbe tratto. I consiglieri rimanenti non sarebbero più di dieci e lo scioglimento sarebbe cosa fatta.
Il weekend potrebbe portare attimi di riflessione importanti per i protagonisti della "cosa pubblica" tranese. La data limite per la surroga dei primi uscenti, 10 giorni dal momento in cui sono protocollate le dimissioni, è, inoltre, scaduta o quasi. Senza aspettare il 19 gennaio e il parere ministeriale, la settimana entrante potrebbe essere l'ultima per quello che dal 2012 è il governo Riserbato.
Piccola nota. Il comma 8 dell'articolo 38 del Tuel così recita: «Le dimissioni dalla carica di consigliere, indirizzate al rispettivo consiglio, devono essere presentate personalmente ed assunte immediatamente al protocollo dell'ente nell'ordine temporale di presentazione. Le dimissioni non presentate personalmente devono essere autenticate ed inoltrate al protocollo per il tramite di persona delegata con atto autenticato in data non anteriore a cinque giorni. Esse sono irrevocabili, non necessitano di presa d'atto e sono immediatamente efficaci. Il consiglio, entro e non oltre dieci giorni, deve procedere alla surroga dei consiglieri dimissionari, con separate deliberazioni, seguendo l'ordine di presentazione delle dimissioni quale risulta dal protocollo. Non si fa luogo alla surroga qualora, ricorrendone i presupposti, si debba procedere allo scioglimento del consiglio a norma dell'articolo 141». Il comma 4 del medesimo articolo, invece, enuncia: «I consiglieri entrano in carica all'atto della proclamazione ovvero, in caso di surrogazione, non appena adottata dal consiglio la relativa deliberazione». Secondo questi punti, sarebbe proprio 10 il numero di consiglieri non più sufficienti per il mantenimento dell'amministrazione.