Case, il vero problema è che a Trani costano troppo

«Tassare chi ha più di tre immobili vuoti». La proposta è de La Fabbrica di Nichi di Trani

lunedì 12 dicembre 2011 22.00
Nelle ultime settimane si è tornati a parlare del tema della casa. La Fabbrica di Nichi, attraverso il suo portavoce, Alessandro Cerminara affronta l'argomento con un ragionamento generale e di sistema. Cerminara individua subito il punto di partenza: «Il problema vero – dice - è il prezzo delle case. Eccessivo, sotto più di un punto di vista. Nella nostra città c'è un gran numero di vani vuoti. Sfitti, non abitati né utilizzati per ufficio o altro. Il loro numero, secondo le informazioni che abbiamo, si aggira attorno ai 5mila. Per una legge di mercato, un'offerta così alta dovrebbe portare ad un abbassamento dei prezzi. E invece, macchè. A Trani, i prezzi rimangono alti. Ci sembra che si possa parlare, in modo evidente, di una speculazione presente».

Secondo il rappresentante de La Fabbrica di Nichi «la pubblica amministrazione in questo non è innocente». «In questi anni – spiega Cerminara – l'amministrazione ha solo favorito una cementificazione di massa della città, senza far nulla, però, per cambiare la situazione. Ha lasciato fare al mercato, rimanendo neutrale tra gli interessi dei cittadini e quelli di palazzinari e speculatori, e non intervenendo per favorire un abbassamento dei prezzi. Il risultato è questo».

La Fabbrica di Nichi ritiene che la situazione vada affrontata in maniera strutturale. E per questo lancia alcune idee. La prima: «Perché non pensare ad un aumento della tassazione comunale sulle case sfitte, a partire dalla terza, che cresca esponenzialmente quando il numero di case vuote possedute dallo stesso proprietario aumenta, disincentivando il fatto che vengano tenute sfitte? E favorire un loro collocamento reale sul mercato, che sia quello delle compravendite o degli affitti, che faccia calare i prezzi, colpendo le speculazioni?». La seconda: «Ci sono vari immobili, sul territorio della città, che sarebbero da recuperare e ristrutturare, così da tornare utilizzabili e poter essere messi sul mercato, anch'essi con potenziale funzione di calmiere. Perché non incentivare simili soluzioni?». Infine, l'ultima proposta: «Rilanciare l'edilizia popolare sarebbe giusto e conveniente, sotto tutti i punti di vista. Redigere delle graduatorie certe, avere progetti più ampi, trovare più spazi. Per dare un tetto a chi ne ha diritto e dare al mercato immobiliare la sua misura calmierante tradizionale».