Cava fumante, ad un anno dalla scoperta le emissioni continuano
Bene Comune: «Mesi vissuti nel pericolo senza nemmeno l'analisi di rischio sanitario»
venerdì 14 settembre 2018
E' passato esattamente un anno dalla scoperta della cava fumante in contrada 'Monachelle'. Potremmo malinconicamente citare il noto film da oscar: "Un anno vissuto pericolosamente". Abbiamo condotto un sopralluogo sulle aree immediatamente circostanti alla cava e in funzione della posizione in relazione alla direzione del vento abbiamo inequivocabilmente riconosciuto l'acre puzza ormai tristemente nota al senso dell'olfatto di tutti i cittadini tranesi.
Le consuete rassicuranti parole dell'Amministrazione in merito all'assenza dei fumi possono essere corrispondenti alla realtà dei fatti, ma le emissioni certamente permangono e sono facilmente riconoscibili per mezzo dell'olfatto quanto più ci si avvicina alla cava fumante. E' ben noto che in un qualsivoglia processo di combustione, il 'fumo', rappresenti solo la componente visibile delle emissioni. Nella combustione delle materie plastiche e dei rifiuti possono esserci decine di sostanze tossiche e cancerogene rilasciate in atmosfera ma solo una piccola parte di queste rientra nella porzione visibile attraverso i fumi.
Appare incredibile come a distanza di un anno non si conoscano ancora le sostanze rilasciate dalla combustione. Sinora sono trapelate pochissime informazioni in merito al monitoraggio ambientale in barba alla più volte sventolata trasparenza sugli esiti del monitoraggio. Complessivamente sono state condotte pochissime rilevazioni. Esigue le analisi condotte sul suolo; completa assenza delle analisi condotte sulle acque di falda nelle immediate vicinanze della cava fumante. Non si conoscono informazioni circa la composizione chimiche delle emissioni volatili. Inutile sottolineare che in questo anacronistico e statico quadro conoscitivo non si sia neanche considerata l'analisi di rischio sanitaria per le popolazioni limitrofe.
E' avvilente constatare che a ridosso della cava fumante vi siano coltivazioni agricole con frutti esposti ai prodotti volatili derivanti dalla combustione con la probabilità che ne possa conseguire la grave contaminazione degli stessi e il conseguente propagarsi di sostanze nocive nella rete alimentare. Perdurando tali processi di contaminazione si rende indispensabile conoscere gli esiti del monitoraggio sulla matrice aria condotto dal Prof. Francesco Fracassi, in qualità di consulente della Procura.
Inoltre, siamo ancor più allarmati dalla disarmante consapevolezza che Trani non sia ancora dotata di una centralina fissa di monitoraggio dell'aria come Barletta o Andria. L'assenza dei concreti dati del monitoraggio ambientale che avvolge questa triste vicenda di inquinamento ci sconforta ulteriormente se consideriamo gli eventuali effetti sanitari che un anno di emissioni hanno potuto produrre sulle popolazioni esposte come quelle di Trani ed Andria.
Torniamo quindi, con forza, a chiedere che si effettui tale monitoraggio e il conseguente studio del rischio sanitario per la popolazione; la cronica mancanza di denaro ci sembra francamente una giustificazione inammissibile di fronte alla gravità della situazione, tanto più che l'impegno di spesa sarebbe di poche decine di migliaia di euro, compresi i costi di gestione e manutenzione; del tutto sopportabili da un Amministrazione che facesse della salute pubblica il suo primo pensiero.
Francesco Bartucci – Teresa De Vito
Comitato Bene Comune
Le consuete rassicuranti parole dell'Amministrazione in merito all'assenza dei fumi possono essere corrispondenti alla realtà dei fatti, ma le emissioni certamente permangono e sono facilmente riconoscibili per mezzo dell'olfatto quanto più ci si avvicina alla cava fumante. E' ben noto che in un qualsivoglia processo di combustione, il 'fumo', rappresenti solo la componente visibile delle emissioni. Nella combustione delle materie plastiche e dei rifiuti possono esserci decine di sostanze tossiche e cancerogene rilasciate in atmosfera ma solo una piccola parte di queste rientra nella porzione visibile attraverso i fumi.
Appare incredibile come a distanza di un anno non si conoscano ancora le sostanze rilasciate dalla combustione. Sinora sono trapelate pochissime informazioni in merito al monitoraggio ambientale in barba alla più volte sventolata trasparenza sugli esiti del monitoraggio. Complessivamente sono state condotte pochissime rilevazioni. Esigue le analisi condotte sul suolo; completa assenza delle analisi condotte sulle acque di falda nelle immediate vicinanze della cava fumante. Non si conoscono informazioni circa la composizione chimiche delle emissioni volatili. Inutile sottolineare che in questo anacronistico e statico quadro conoscitivo non si sia neanche considerata l'analisi di rischio sanitaria per le popolazioni limitrofe.
E' avvilente constatare che a ridosso della cava fumante vi siano coltivazioni agricole con frutti esposti ai prodotti volatili derivanti dalla combustione con la probabilità che ne possa conseguire la grave contaminazione degli stessi e il conseguente propagarsi di sostanze nocive nella rete alimentare. Perdurando tali processi di contaminazione si rende indispensabile conoscere gli esiti del monitoraggio sulla matrice aria condotto dal Prof. Francesco Fracassi, in qualità di consulente della Procura.
Inoltre, siamo ancor più allarmati dalla disarmante consapevolezza che Trani non sia ancora dotata di una centralina fissa di monitoraggio dell'aria come Barletta o Andria. L'assenza dei concreti dati del monitoraggio ambientale che avvolge questa triste vicenda di inquinamento ci sconforta ulteriormente se consideriamo gli eventuali effetti sanitari che un anno di emissioni hanno potuto produrre sulle popolazioni esposte come quelle di Trani ed Andria.
Torniamo quindi, con forza, a chiedere che si effettui tale monitoraggio e il conseguente studio del rischio sanitario per la popolazione; la cronica mancanza di denaro ci sembra francamente una giustificazione inammissibile di fronte alla gravità della situazione, tanto più che l'impegno di spesa sarebbe di poche decine di migliaia di euro, compresi i costi di gestione e manutenzione; del tutto sopportabili da un Amministrazione che facesse della salute pubblica il suo primo pensiero.
Francesco Bartucci – Teresa De Vito
Comitato Bene Comune