CDR e termovalorizzatori. Intervista al presidente di Amet Spa

Dott Mangione: «Ci sono ancora margini per il termovalorizzatore di Trani»

martedì 17 luglio 2007
«Il cdr, non bruciato in impianti adeguati come i termovalorizztori, inquina alla stessa maniera del pet-coke. Anzi peggio». Ad affermarlo è Stefano Roggi, responsabile della Legambiente di Guidonia, nel Lazio, definito da Il Messaggero "uno dei massimi esperti sul tema". La vicenda è quella relativa all'utilizzo del combustile da rifiuto (cdr) per alimentare il cementificio di Guidonia della Buzzi Unicem. Il piano dei rifiuti messo a punto dalla Regione Lazio prevede, appunto, la possibilità di bruciare cdr nei forni dei cementifici ma sia la Legambiente che l'amministrazione comunale di Guidonia si stanno fortemente opponendo, perché – come sostenuto da Roggi – il cdr deve essere bruciato in impianti adeguato come i termovalorizzatori, ovvero quanto ha sempre sostenuto il presidente dell'Amet di Trani Alfonso Mangione. «Anche la Regione Puglia ha previsto la possibilità di bruciare cdr nei cementifici, quindi ad esempio a Barletta, a 10 chilometri da Trani, ma non ho sentito alcun esponente di Legambiente affermare le stesse cose dette dal responsabile Legambiente di Guidonia. Forse nel Lazio il cdr bruciato in un cementificio inquinerebbe più che in Puglia».
Presidente, perché quando lei diceva le stesse cose nessuno l'ha ascoltata? «Bisognerebbe chiederlo al governatore Nichi Vendola e agli stessi ecologisti. Forse mi hanno creduto di parte, forse solo per spirito di contraddizione. Non lo so. Intanto, però, il nostro progetto (la realizzazione di un termovalorizzatore a Trani, ndr.) è stato bloccato, nonostante abbia vinto un regolare bando di gara della Regione Puglia. Era e resta un progetto innovativo, che avrebbe permesso alla Puglia di diventare una regione virtuosa sul fronte della gestione del ciclo dei rifiuti. Invece si è preferito autorizzare i cementifici a bruciare il cdr, che come affermato dall'Unione Europea è rifiuto a tutti gli effetti e quindi andrebbe incenerito in impianti dedicati. Non solo: la cementeria sfrutterà la produzione di energia per sé, noi invece l'avremmo sfruttata per offrire vantaggi alla collettività. Queste sono cose su cui i cittadini dovrebbero riflettere. Purtroppo, però, ci si ricorda del problema rifiuti solo quando capitano casi come quello della Campania. Spero che la Puglia non arrivi mai in quelle condizioni, anche se le premesse non sono affatto buone».
Ci sono ancora margini per riprendere il progetto del termovalorizzatore? «Certo che ci sono, occorre solo la volontà della Regione. Devo dire che alcuni esponenti del governo regionale, preso atto della difficoltà di gestire il problema rifiuti, hanno compreso la bontà del nostro progetto e sarebbero pronti anche a sostenerlo. Noi siamo a disposizione: ci auguriamo che il cambio di rotta avvenga prima che sia troppo tardi».