Ciminiera La Pietra, «a Trani se n'è andato un altro pezzo di storia»
I Verdi criticano la scelta della proprietà di abbattere un altro esempio di archeologia industriale
lunedì 2 febbraio 2009
Da oggi la ciminiera nell'ex area La Pietra non c'è più. Notevole esempio di archeologica industriale e testimonianza di un passato glorioso che aveva elevato con dignità la fama di Trani in tutta l'Italia, oggi è stata abbattuta.
Sull'argomento pubblichiamo una nota dei Verdi:
«Contro questo scempio avevamo ingaggiato un vero e proprio "corpo a corpo" amministrativo e giudiziario per tentare la salvaguardai di tutta l'area: ma sulla ciminiera la Soprintendenza non aveva ritenuto di apporre alcun vincolo di salvaguardia.
E così oggi i cittadini tranesi hanno assistito, sgomenti, all'abbattimento della ciminiera di forma conica, realizzata con mattoni di terracotta. Il tutto, qualche mese dopo l'abbattimento di un altro esempio di archeologia industriale: la vecchia fabbrica di campane Giustozzi.
Foto Ruggiero Piazzolla E' paradossale come Trani, una città solidamente amministrata dalla destra che ha nella difesa delle regole, nell'ordine, e nella sicurezza i sui principi basilari, sia ormai allo sbando urbanistico, culturale e sociale. A testimonianza di questa assenza di regole, il capogruppo Michele di Gregorio rileva come a Trani sia possibile circolare nuovamente con un avventuroso doppio senso lungo il porto divenuto anacronisticamente terra di nessuno; ancora, paradossalmente, vendere pesce sulla banchina portuale; ancora più incredibilmente assistere ad attentati effettuati con bombe contro commercianti, senza intravedere avere alcun soffio vitale da parte degli inquirenti o dell'amministrazione. Trani è una città talmente prova di regole, che è possibile edificare anche nei giardini tutelati con decreto dal ministero dei Beni ambientali; è possibile realizzare ristoranti nelle fortificazioni medievali e nelle chiese ancora consacrate; ma in cui non è possibile utilizzare civilmente e adeguatamente la gloriosa biblioteca comunale. Da qui la richiesta all'amministrazione perché intraprenda, invece, un percorso di risanamento culturale e sociale partendo dal pubblico riconoscimento delle proprie gravi e aberranti manchevolezze, che stanno minando la tutela della città, cancellandone nel contempo la memoria storica.»
Sull'argomento pubblichiamo una nota dei Verdi:
«Contro questo scempio avevamo ingaggiato un vero e proprio "corpo a corpo" amministrativo e giudiziario per tentare la salvaguardai di tutta l'area: ma sulla ciminiera la Soprintendenza non aveva ritenuto di apporre alcun vincolo di salvaguardia.
E così oggi i cittadini tranesi hanno assistito, sgomenti, all'abbattimento della ciminiera di forma conica, realizzata con mattoni di terracotta. Il tutto, qualche mese dopo l'abbattimento di un altro esempio di archeologia industriale: la vecchia fabbrica di campane Giustozzi.
Foto Ruggiero Piazzolla E' paradossale come Trani, una città solidamente amministrata dalla destra che ha nella difesa delle regole, nell'ordine, e nella sicurezza i sui principi basilari, sia ormai allo sbando urbanistico, culturale e sociale. A testimonianza di questa assenza di regole, il capogruppo Michele di Gregorio rileva come a Trani sia possibile circolare nuovamente con un avventuroso doppio senso lungo il porto divenuto anacronisticamente terra di nessuno; ancora, paradossalmente, vendere pesce sulla banchina portuale; ancora più incredibilmente assistere ad attentati effettuati con bombe contro commercianti, senza intravedere avere alcun soffio vitale da parte degli inquirenti o dell'amministrazione. Trani è una città talmente prova di regole, che è possibile edificare anche nei giardini tutelati con decreto dal ministero dei Beni ambientali; è possibile realizzare ristoranti nelle fortificazioni medievali e nelle chiese ancora consacrate; ma in cui non è possibile utilizzare civilmente e adeguatamente la gloriosa biblioteca comunale. Da qui la richiesta all'amministrazione perché intraprenda, invece, un percorso di risanamento culturale e sociale partendo dal pubblico riconoscimento delle proprie gravi e aberranti manchevolezze, che stanno minando la tutela della città, cancellandone nel contempo la memoria storica.»