Come cancellare la Storia: il murale di Di Vagno a rischio

Una petizione online cerca di salvare l'opera d'arte dall'oblio

lunedì 19 ottobre 2015 9.15
A cura di Vincenzo Membola
Succede nella vicina Corato. Ma a rischio c'è anche un pezzo di Trani emerso durante il festival "Verso Sud", che ha visto la partecipazione degli artisti (tranesi) Luigi "Gig" Loquarto e di Alessandro Suzzi in arte "Gods in Love". A rischio cancellazione è proprio l'opera più rappresentativa, "Oltre il Velo", murale realizzato dall'artista venezuelano Gomez e dedicato a Giuseppe Di Vagno, politico pugliese assassinato dai fascisti, nella piazza che prende il suo nome. Il murale, per la dimensione e la suggestività, ha colpito molti dei cittadini, dei visitatori della manifestazione e dei parecchi giornalisti che hanno seguito l'evento.

Adesso, "il gigante buono" - come è stata ribattezzata l'opera (lo stesso appellativo l'aveva conferito a Di Vagno il socialista Filippo Turati) - potrebbe seriamente scomparire: da diversi mesi è partito l'iter burocratico per i lavori di riqualificazione di piazza Di Vagno, che comprendono la realizzazione, proprio a copertura dell'opera, di una struttura artificiale, che ospiti i resti dell'antico palazzo ducale, il quale sorgeva un tempo proprio in quel punto. Organizzatori e amministratori, confrontatisi sul futuro della parete, avevano convenuto che solo il «logorio del tempo» avrebbe potuto scalfirla.

Niente di tutto questo, invece: il rischio che tutto venga coperto è reale e i cittadini si sono mobilitati, con una petizione online (per firmare basta cliccare qui) e una lettera rivolta a sindaco e vice-sindaco di Corato, per cercare di tutelare il lavoro fatto negli ultimi giorni di settembre. Al momento della stesura di questo pezzo, venerdì notte, a due giorni dall'inizio della raccolta, già 1.896 le firme raccolte. Apparentemente il tema sembra lontano dagli argomenti di una testata di cronaca cittadina, soprattutto in base al fatto che il problema appartiene ad un altro Comune. O forse no.

Chi era Giuseppe Di Vagno?
Nato a Conversano nel 1889, fece della difesa dei diritti del cittadino "pezzente e diseredato" del Sud la propria causa, raggiungendo così il Parlamento e ottenendo da Giolitti l'avvio dei lavori dell'Acquedotto Pugliese. Reduce della Prima Guerra Mondiale, nel 1920, entra in conflitto con i fascisti per le posizioni assunte dopo esser stato nominato direttore dell'organo della Federazione socialista di Bari "Puglia Rossa". Dal 30 maggio 1921, è vittima di una serie interminabili di attentati mentre svolge attività di propaganda nella Terra di Bari. Muore, il 25 settembre dello stesso anno, trentaduenne, in seguito a tre colpi di pistola alla schiena, a Mola di Bari dove, qualche giorno prima, era stato vittima dell'ultimo fatale agguato degli squadristi, dopo esser sceso dal palco, al termine di un comizio. Così Giuseppe Di Vittorio ricorda quei momenti, attraverso un giornale del tempo: «L'automobile che ci conduce a Mola fila "velocissima" interpretando la nostra ansia affannosa per rivedere il nostro Peppino. Le prime vaghe incerte notizie, pur pervadendo l'animo nostro di santo sdegno contro i vilissimi aggressori, non permettevano alla mente di pensare che il nostro colosso, il Gigante Buono, fosse abbattuto, vinto e tanto meno che quella maschia e robusta fibra di giovane esuberante, potesse essere spezzata, infranta, disfatta! Scendiamo in fretta e ci precipitiamo alla modesta saletta dell'ospedale, nella quale il nostro Peppino giace, come un Ercole abbattuto, come un eroe vinto». Un pugliese, martire, giovane, trucidato. Come tanti, come troppi. Emozioni impossibili da lasciare sulla fredda carta o "nascoste" in una pagina di Wikipedia.

Casi simili
La stessa piattaforma che ospita la raccolta firme per "il gigante buono", Change.org, ne sta ospitando una simile, che mira a conservare l'ultima opera di Banksy, famoso e misterioso street artist di base nel Regno Unito, presente in Italia. Si tratta della "Madonna con la pistola", che molti (più di diecimila i firmatari) vorrebbero coperta da una bacheca per mantenerla nel tempo, vista la fine indegna di un altro murale, sempre dello stesso artista, nel 2010. Del caso si è interessata persino la testata cartacea "la Repubblica". Mentre all'estero le visite guidate alla scoperta dei più bei graffiti delle città sono la norma, nel Bel Paese si stenta a non distruggerle.

Difesa del patrimonio culturale del territorio
L'articolo 9 della Costituzione italiana afferma che compito dello Stato sia tutelare e valorizzare il patrimonio storico e artistico della nazione. Ma l'Italia non è un enorme mausoleo a cielo aperto: è viva e continua a produrre bellezza. Che non va sprecata, è compito di tutti. Dai ministeri agli uffici regionali, passando per tutti i cittadini, dai sindaci agli immigrati senza regolare permesso. Proprio il primo cittadino di Corato, Massimo Mazzilli, da due anni sostiene economicamente i Dialoghi di Trani, manifestazione che è tra le parti più brillanti della Perla dell'Adriatico e che senza quei contributi non avrebbe potuto registrare (almeno parte de)i successi di queste utlime edizioni. Anche un semplice gesto, come una firma digitale, può ricambiare il favore a fin di bene di un vicino.

(Si ringrazia il collettivo Scap per gli scatti)
"Oltre il velo", l'opera di Gomez in piazza Di Vagno a Corato