Crack Ferri, arrivano sei condanne

7 anni di reclusione ai fratelli Riccardo, Francesco e Filippo

mercoledì 25 febbraio 2015 15.51
Sei condanne con pene oscillanti da 1 anno e 4 mesi a 7 anni per il crack del Gruppo Ferri. Intorno alle 15.30 di questo pomeriggio il Tribunale di Trani presieduto da Giulia Pavese ha condannato per vari casi di bancarotta i fratelli Riccardo, Francesco e Filippo Ferri a 7 anni di reclusione; 6 anni e 4 mesi comminati all'altro fratello Antonio; 5 anni e 4 mesi per Fabio Melcarne, direttore generale delle società gestite e amministrare dalla famiglia Ferri; 1 anno e 4 mesi, col beneficio della pena sospesa, per il sindacalista Giuseppe Scognamillo.

Le pene inflitte ai fratelli Ferri sono maggiori rispetto a quelle chieste a termine della requisitoria dal pubblico ministero Antonio Savasta. Il complesso dispositivo della sentenza di primo grado conta anche assoluzioni in alcuni casi con formula piena, in altri con formula dubitativa, in altri ancora per prescrizione. Assolti da diversi capi d'imputazione anche alcuni imputati condannati.

Assolti a vario titolo gli altri imputati: Roberto Tarricone, gestore della contabilità; Antonio Purificato, responsabile finanziario delle società dei Ferri; Giovanni Pomo, legale rappresentante della società Pomogest; Nicola Colella, legale rappresentante della Granalgest; Andrea Scommegna, titolare di un esercizio commerciale; Savino Leone, tenutario delle scritture contabili; Francesco Scionti, gestore e coordinatore dei rapporti coi punti vendita.

Per tutti gli imputati condannati il tribunale ha anche dichiarato l'interdizione dai pubblici uffici e l'interdizione legale per la durata della pena, nonché l'inabilitazione per l'esercizio di un'impresa commerciale per dieci anni e l'incapacità, per pari periodo, ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa.

Previsti anche il diritto al risarcimento in favore della curatela fallimentare Finferri Srl, costituitasi parte civile. Il pm Savasta nel 2002 iniziò ad indagare sulle illecite ragioni dell'inatteso tracollo della "holding coratina" che contava punti vendita in tutte le città del nord barese e vide fallire diverse società del Gruppo Ferri. Con la richiesta di rinvio a giudizio, accolta nel 2009 dal gup Maria Grazia Caserta, il pm contestò, a vario titolo, i reati di truffa, falso, bancarotta ed altri illeciti di natura fallimentare.