Crossdressing a Trani, Stefano Ferri: "In abiti femminili combatto gli stereotipi"
Il consulente, giornalista e scrittore tra i protagonisti dei Dialoghi di Trani
domenica 22 settembre 2024
23.05
Che ci fa un uomo - un gran bell'uomo, con delle splendide gambe oltretutto - in giro per le strade di Trani vestito da donna con le unghie laccate, il doppio filo di perle, un elegantissimo abito blu elettrico? E, anzi, la domanda dovrebbe essere più precisa: che ci fa un uomo, eterosessuale, marito felice di una donna e padre amorevole, vestito in abiti femminili? La risposta è in una parola nuova per i più: si dice "crossdressing" e non ha nulla a che fare con l'omosessualità, con il transgender, con concetti che di regola non dovrebbero più fare notizia perché acquisiti sempre più nella socialità e nella quotidianità, purtroppo non ancora abbastanza.
Il crossdressing è un'altra cosa, e Stefano Ferri, giornalista e consulente in comunicazione milanese, tra l'altro Premio Hilton per il giornalismo specializzato in turismo d'affari e nel Premio Italia for Events per la stampa di settore, sta cercando di spiegarlo attraverso due libri, l'ultimo dei quali - "
"Crossdresser, Stefano e Stefania le due parti di me" edito per i tipi Mursia - presentato nella sezione vetrine dei Dialoghi di Trani ospitata dalla boutique di Alberto Corallo anche quest'anno.
Il concetto è semplice e non fa una piega, potremmo dire un plissè, visto che si parla di abiti e gonne: perché mai dovrebbe essere normale che una donna possa vestire da uomo - e in passato non è stato facilissimo lasciar passare questa possibilità, anzi, questa libertà - e non il contrario? Non un capriccio in Stefano, non una forzatura per lasciar passare un messaggio, circostanza che sarebbe comunque stata più che apprezzabile; il percorso di questo professionista passa attraverso un dialogo interiore aperto e chiaro che si è fatto strada sempre di più tra la parte maschile e la parte femminile di sé e che evidentemente aveva bisogno di essere palesata, mostrando un percorso non facile ma graduale e che soprattutto è stato condiviso non solo dalla moglie di Stefano ma anche da sua figlia adolescente che costituisce la prova vivente del fatto che siamo tutti vittime degli stereotipi più disparati.
"Mia figlia da quando è nata ha visto e ha avuto a che fare con un papà e una mamma che vestivano alla stessa maniera; e per lei è assolutamente normale vedermi in questo modo, ed è semplicemente una questione di gusto che mi fa scegliere i vestiti e le minigonne":sì, ma anche le rouches, le minigonne e le paillettes anziché le cravatte "regimental" sulle camicie abbottonate fino al collo.
Nella bella intervista di Emilia Cosentino si é dialogato nella boutique di Alberto Corallo di questi temi esposti con un sorriso disarmante e con semplicità da Stefano Ferri e da "Stefania", l'altra parte di sé che ha presentato e descritto nel suo libro. Un incontro perfetto in cui quell' "accogliere", che è il fil rouge di quest'anno dei Dialoghi di Trani, ha avuto una espressione e descrizione serena ed elegante nei modi e nella condivisione.
La parola "inclusione", il concetto del superamento degli stereotipi sono diventati leitmotiv e presenze costanti nei progetti, nelle relazioni nelle scuole, nel mondo del lavoro, mentre in realtà siamo ancora ben lontani dal comprendere cosa possa significare, anche se é ovvio che non sia facile rimanere indifferenti rispetto a un uomo che non sia omosessuale e che indossi uno chemisier a fiorellini. Ma è anche vero che tante cose che un tempo parevano impossibili, come proprio, ad esempio laccarsi le unghie tra i giovani, adesso stia diventando una moda: ed é proprio la moda che ha visto sfilare sulle passerelle uomini in giacca e cravatta con le ginocchia scoperte dalle minigonne o avvolte da tubini fascianti si vedono da anni.
Stefano Ferri vuole dimostrare che non è un modo di esprimere il proprio orientamento sessuale vestirsi da donna ma è semplicemente un modo di esprimere se stessi e che i limiti e i condizionamenti sono tutti nella nostra mente e nella nostra socialità.
"La Boutique si è riempita con la libertà, le idee, l'intelligenza di un uomo straordinario che ho avuto il privilegio di conoscere, ospitare, vestire come non avrei mai potuto immaginare, ci dice Alberto Corallo. Non finirò mai di ringraziare Rosanna Gaeta e l'organizzazione dei Dialoghi di Trani di quest'anno di avermi dato questa opportunità, di esprimere appieno quello che è il senso della mia professione da anni ovvero la libertà di essere se stessi nel vestire e non semplicemente l'accostamento estroso di due capi apparentemente incompatibili. Libertà, accogliere : questo é un luogo di moda ma, proprio come nell'essenza della moda, capace di adeguarsi ai tempi agli stili, alle idee ma soprattutto al progresso e al futuro. Non potevo essere più felice di così".
Quanto a Stefano non ha potuto non sottolineare il suo grande amore per la Puglia: e non è stato, il suo, un semplice e solito apprezzamento alla bellezza e al fascino della nostra Regione, ma un senso di ammirazione più profondo: "Se tutte le regioni fossero come la Puglia non per caso prima il signor unica in Italia ad aver approvato una legge contro la discriminazione di genere e se tutti gli italiani fossero come i pugliesi l'Italia sarebbe il Paradiso in terra" . Troppa grazia, si dice da noi. Ma ovviamente, grazie davvero!
Il crossdressing è un'altra cosa, e Stefano Ferri, giornalista e consulente in comunicazione milanese, tra l'altro Premio Hilton per il giornalismo specializzato in turismo d'affari e nel Premio Italia for Events per la stampa di settore, sta cercando di spiegarlo attraverso due libri, l'ultimo dei quali - "
"Crossdresser, Stefano e Stefania le due parti di me" edito per i tipi Mursia - presentato nella sezione vetrine dei Dialoghi di Trani ospitata dalla boutique di Alberto Corallo anche quest'anno.
Il concetto è semplice e non fa una piega, potremmo dire un plissè, visto che si parla di abiti e gonne: perché mai dovrebbe essere normale che una donna possa vestire da uomo - e in passato non è stato facilissimo lasciar passare questa possibilità, anzi, questa libertà - e non il contrario? Non un capriccio in Stefano, non una forzatura per lasciar passare un messaggio, circostanza che sarebbe comunque stata più che apprezzabile; il percorso di questo professionista passa attraverso un dialogo interiore aperto e chiaro che si è fatto strada sempre di più tra la parte maschile e la parte femminile di sé e che evidentemente aveva bisogno di essere palesata, mostrando un percorso non facile ma graduale e che soprattutto è stato condiviso non solo dalla moglie di Stefano ma anche da sua figlia adolescente che costituisce la prova vivente del fatto che siamo tutti vittime degli stereotipi più disparati.
"Mia figlia da quando è nata ha visto e ha avuto a che fare con un papà e una mamma che vestivano alla stessa maniera; e per lei è assolutamente normale vedermi in questo modo, ed è semplicemente una questione di gusto che mi fa scegliere i vestiti e le minigonne":sì, ma anche le rouches, le minigonne e le paillettes anziché le cravatte "regimental" sulle camicie abbottonate fino al collo.
Nella bella intervista di Emilia Cosentino si é dialogato nella boutique di Alberto Corallo di questi temi esposti con un sorriso disarmante e con semplicità da Stefano Ferri e da "Stefania", l'altra parte di sé che ha presentato e descritto nel suo libro. Un incontro perfetto in cui quell' "accogliere", che è il fil rouge di quest'anno dei Dialoghi di Trani, ha avuto una espressione e descrizione serena ed elegante nei modi e nella condivisione.
La parola "inclusione", il concetto del superamento degli stereotipi sono diventati leitmotiv e presenze costanti nei progetti, nelle relazioni nelle scuole, nel mondo del lavoro, mentre in realtà siamo ancora ben lontani dal comprendere cosa possa significare, anche se é ovvio che non sia facile rimanere indifferenti rispetto a un uomo che non sia omosessuale e che indossi uno chemisier a fiorellini. Ma è anche vero che tante cose che un tempo parevano impossibili, come proprio, ad esempio laccarsi le unghie tra i giovani, adesso stia diventando una moda: ed é proprio la moda che ha visto sfilare sulle passerelle uomini in giacca e cravatta con le ginocchia scoperte dalle minigonne o avvolte da tubini fascianti si vedono da anni.
Stefano Ferri vuole dimostrare che non è un modo di esprimere il proprio orientamento sessuale vestirsi da donna ma è semplicemente un modo di esprimere se stessi e che i limiti e i condizionamenti sono tutti nella nostra mente e nella nostra socialità.
"La Boutique si è riempita con la libertà, le idee, l'intelligenza di un uomo straordinario che ho avuto il privilegio di conoscere, ospitare, vestire come non avrei mai potuto immaginare, ci dice Alberto Corallo. Non finirò mai di ringraziare Rosanna Gaeta e l'organizzazione dei Dialoghi di Trani di quest'anno di avermi dato questa opportunità, di esprimere appieno quello che è il senso della mia professione da anni ovvero la libertà di essere se stessi nel vestire e non semplicemente l'accostamento estroso di due capi apparentemente incompatibili. Libertà, accogliere : questo é un luogo di moda ma, proprio come nell'essenza della moda, capace di adeguarsi ai tempi agli stili, alle idee ma soprattutto al progresso e al futuro. Non potevo essere più felice di così".
Quanto a Stefano non ha potuto non sottolineare il suo grande amore per la Puglia: e non è stato, il suo, un semplice e solito apprezzamento alla bellezza e al fascino della nostra Regione, ma un senso di ammirazione più profondo: "Se tutte le regioni fossero come la Puglia non per caso prima il signor unica in Italia ad aver approvato una legge contro la discriminazione di genere e se tutti gli italiani fossero come i pugliesi l'Italia sarebbe il Paradiso in terra" . Troppa grazia, si dice da noi. Ma ovviamente, grazie davvero!