Il circolo Dino Risi ricorda Daniele Pace

Serata dedicata a "tutte le cose che rivelano l'infinito"

martedì 20 ottobre 2015 0.31
Proseguono le attività del circolo del cinema Dino Risi. Il 23 ottobre, ore 18, il circolo ricorderà in una serata di musica e poesia intitolata "tutte le cose finite rivelano l'infinito", a trent'anni dalla morte, Daniele Pace, compositore, cantante e attore. Pace nacque a Milano da genitori pugliesi (la mamma era originaria di Trani). La sua carriera di autore e compositore lo porterà a riscuotere successi in tutto il mondo, vincendo il Grammy Music Award negli anni ottanta per aver superato il milione di esecuzioni radiofoniche con la canzone Love Me Tonight interpretata da Tom Jones. La stessa canzone fu presentata al Sanremo 1969 in italiano con il titolo Alla fine della strada, cantata da Junior Magli e dai Casuals ed eliminata prima della finale.

Importante il suo sodalizio, iniziato nei primi anni sessanta, con Mario Panzeri, che gli permise di scrivere alcune tra le più famose canzoni italiane, tra cui La pioggia per Gigliola Cinquetti, Non illuderti mai, L'altalena, Io tu e le rose, Tipitipitì e Via dei ciclamini per Orietta Berti, E la luna bussò per Loredana Bertè, Nessuno mi può giudicare per Caterina Caselli. Fra gli altri interpreti che hanno cantato le sue canzoni vi sono, i Camaleonti, Marcella Bella, Pupo e i Ricchi e Poveri. Nel 1971, in piena crisi discografica, Daniele Pace assieme ad Alfredo Cerruti, Giancarlo Bigazzi, Totò Savio e Elio Gariboldi fonda il gruppo degli Squallor che, inaspettatamente, diverrà culto di giovani e non solo e che ancora oggi viene ricordato come una delle operazioni discografiche di maggior successo di quel periodo. Per gli Squallor Daniele Pace compose gran parte dei testi del primo periodo del gruppo.

Nel 1979 Pace incise un disco da solista, intitolato Vitamina C, da cui venne tratto il 45 giri di successo Che t'aggia fà (in versione cantata e strumentale) che divenne anche sigla televisiva de La sberla; l'album è diventato oggi un oggetto di culto per i collezionisti di vinile per i bellissimi arrangiamenti e i testi carichi di surreale ironia. Nel 1984 è invece tra gli interpreti del film Arrapaho diretto da Ciro Ippolito e ispirato all'album omonimo degli Squallor, dove canta, vestito da capo indiano nella parte del Grande Capo Palla Pesante, per propiziare la pioggia, il ritornello della canzone che anni prima aveva scritto per Gigliola Cinquetti, appunto La pioggia. L'anno successivo Ciro Ippolito dirige il film a episodi Uccelli d'Italia, ispirato all'album omonimo del gruppo.

Al Dino Risi, Lorenzo Procacci Leone, collezionista affezionato di Daniele Pace e degli Squallor, ripercorrerà la carriera del cantante con il figlio musicista Attilio e con Marco Fidani, cultore del gruppo, riproponendo materiale televivo, cinematografico e una guida all'ascolto dei pezzi più originali del grande compositore milanese.