Don Natale Albino: "Evviva il mio nome ed il Natale!"

Il sacerdote tranese interviene ironicamente sull'invito della commissione europea a non nominare il Natale

martedì 30 novembre 2021 14.43
A cura di Stefania De Toma
"Amo già tanto il nome che porto. Ma notizie come queste me ne rendono ancora più fiero. Evviva i nomi cattolici e "tipici di una specifica religione!".

In un moltiplicarsi di reazioni che nell'arco di meno di ventiquattr'ore hanno popolato telegiornali, social e talk show, non ha potuto fare a meno di intervenire anche il nostro Don Natale Albino, non solo come ministro del culto cattolico ma in quanto porta come nome di battesimo quello della santa solennità.

Alla notizia, (che proprio in virtù delle reazioni che ha scatenato, da meno di un paio d'ore dichiara un clamoroso dietrofront,) vedeva la sostituzione della parola Natale con quella di "festività" praticamente per non urtare i fedeli appartenenti ad altre religioni secondo la prescrizione di un dossier della Commissione Europea.

"La mia iniziativa di redigere linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nell'espletamento del loro lavoro aveva un obiettivo importante - dichiara la commissaria europea all'Uguaglianza Helena Dalli - illustrare la diversità della cultura europea e dimostrare la natura inclusiva della Commissione Europea nei confronti di tutti i percorsi di vita e i credi religiosi".

Ora, più di inclusione è sembrato a chiunque, anche a buona parte dei non credenti, una forma di esclusione al diritto di professare la propria Fede, in particolare quella cristiano cattolica che lascia le porte aperte a tutti i fratelli, come papa Wojtyla e papa Francesco insegnano e come Gesù Cristo prima di tutti.

L'intervento di don Natale, nominato nel luglio scorso Segretario della Nunziatura Apostolica in Israele da papa Francesco, se da un lato ci fa sorridere insieme a quelli di tanti (citiamo il nostrano Pinuccio" a chi scriveremo? A Babbo Festività?!?!) ci induce a serie riflessioni quanto ai concetti di inclusione, rispetto, condivisione.

E che se le parole sono pietre e possono fare male, troppo spesso la politica è impegnata in vacue concettualizzazioni anziché in politiche attive e concrete che le diversità culturali richiedono a gran voce.