Dramma Franzoni, nota dei Comunisti Italiani
«Il fallimento della politica economica della destra tranese»
domenica 22 novembre 2009
La Segreteria del partito dei Comunisti Italiani, in un documento, ripercorre alcune tappe della vicenda Franzoni puntando l'indice sulla politica economica intrapresa dall'attuale governo locale di centrodestra:
«La disperazione dei dipendenti della Franzoni, sui quali pende inesorabilmente la mannaia del licenziamento (a meno che giovedì prossimo a Roma il sottosegretario Saglia non tiri fuori dal cilindro la tanto auspicata soluzione), pesa come un macigno sulla fallimentare politica della destra cittadina che, dal 1995 ad oggi, ha governato abbondantemente Trani per oltre due lustri. Purtroppo, a meno di un miracolo, per i 151 lavoratori il conto alla rovescia si avvia inesorabilmente alla fine: dal primo gennaio andranno ad aggiungersi alla gran massa, circa cinquemila, dei disoccupati. Altre 151 famiglie, per un totale di circa 500 persone, vivranno nell'ansia di come potersi procacciare almeno un pasto al giorno senza contare che per loro si prospetta un Natale terribile. E dire che l'Amministrazione, proprio in questi giorni, sbandiera a destra e a manca di aver stanziato una barca di soldi per presepi, addobbi e altre manifestazioni: un vero e proprio schiaffo alla miseria.
La vicenda Franzoni non è di oggi. Può essere così riassunta: "Prendi i soldi e scappa" per quanto riguarda il comportamento del padrone (prima ha incamerato gli incentivi statali, dopo di che ha trasferito armi e bagagli in Bosnia dove ha pure sfruttato finanche la competenza maturata da un gruppo di dipendenti dando loro, alla fine, come premio, il ben servito). "Dabbenaggine e insensibilità" per quanto riguarda chi regge la cosa pubblica. Basta sfogliare le pagine dei giornali degli ultimi due anni, sia stampati che on-line, per rendersi conto di quanto siano stati fasulli gli interventi quasi a pioggia, sia a livello parlamentare che regionale o comunale. Mai che abbiano raggiunto un obiettivo. Solo vacue promesse. E dire che il 17 settembre 2007 tra Istituzioni, Enti preposti, la proprietà, le organizzazioni sindacali e soprattutto il PdCI, era stato raggiunto un accordo per la risoluzione della crisi dello stabilimento della Franzoni che prevedeva un aumento dell'occupazione previa riconversione e diversificazione produttiva (il documento fu anche suffragato dal Consiglio Comunale) di tutta la costituenda zona industriale.
Ma la vicenda Franzoni ha radici ben più lontane: offre lo spunto per ricordare un episodio che avrebbe potuto dare veramente, e nel giro di pochissimo tempo, una svolta decisiva allo sviluppo economico e industriale di Trani, se solo la politica della destra non si fosse basata solo sulle chiacchiere. Episodio, però, che gli amministratori di destra pare abbiano cancellato dalla loro mente, a dimostrazione di quanto la politica economica della destra abbia sempre preso in giro la classe operaia tranese.
Nella seconda metà degli anni novanta, l'allora sindaco, espresso da Alleanza Nazionale, subito dopo il lungo periodo di commissariamento a seguito dello scioglimento del consiglio comunale disposto dal Prefetto Catenacci, invitato a Brescia dall'associazione degli industriali, a loro volta convinti dal signor Franzoni della bontà degli investimenti al sud (lo Stato aveva legiferato incentivi a tutto spiano) e a Trani in particolare dove egli aveva trovato l'America, parlò dell'esistenza di una zona industriale in Via Andria, più o meno a ridosso della Franzoni Filati.
Qualche giorno dopo, con un aereo privato, una quindicina di rampanti industriali, capeggiati dal commendator Beretta (oltre alle armi è un grande produttore di vini) vennero a Trani (il sindaco non partecipò, probabilmente per precedenti impegni assunti) dove furono ricevuti a Palazzo Palmieri con pasticcini e spumante. Quando gli industriali chiesero di vedere ove era ubicata la zona industriale, l'ingegnare dell'ufficio tecnico si limitò a fare un gesto circolare con un dito sulla carta topografica. Alla domanda precisa se quella indicata sulla carta fosse una zona già urbanizzata, la risposta fu: la variazione deve ancora essere portata in consiglio comunale. Un modo come un altro per dire, come in effetti si é verificato, che ci sarebbero voluti anni e anni per decidere, mentre c'era chi, un industriale dell'alluminio, era pronto in un mese e mezzo, ad innalzare un capannone e ad assumere centocinquanta operai.
Fu in quel momento che, da un estremo del tavolo sul quale era posizionata la carta topografica, si sentì esclamare non tanto a bassa voce: "Questi co… ci hanno fatto perdere una giornata di lavoro" (a poterlo testimoniare ancora oggi è più d'uno dei partecipanti a quell'incontro). Dopo una breve visita alla Franzoni e ai terreni circostanti, solo perché lo prevedeva il programma, lasciarono Trani e investirono altrove, ma pare sempre in provincia. Con grande sconforto di alcuni industriali tranesi, invitati all'incontro perché interessati dal punto di vista di un possibile sviluppo della loro attività.
La zona industriale propagandata a Brescia dall'allora sindaco di Trani (in quell'occasione gli fu regalata una rarissima bottiglia di vino) ad oggi non è stata mai realizzata. Anzi, sentendo ora qualcuno della maggioranza, tutta quella zona rimarrà agricola. E di industrie a Trani nemmeno a parlarne. In compenso, però, l'economia cittadina è stata tutta indirizzata verso l'edilizia, ovvero ad arricchire i soliti noti. Basta pensare al tanto decantato Pug, a proposito del quale allo Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari) lamentano il fatto, veramente grave, di non aver mai avuto una richiesta d'incontro.
Allo Iacp di Bari, inoltre, dicono addirittura di non conoscere Trani. Si chiedono se esiste al Comune un Ufficio casa che si occupi di qualcos'altro che non sia il rimborso del fitto-casa, peraltro regolato da una legge regionale. E ancora come mai da quasi 15 anni non vengono stilate le graduatorie degli aventi diritto e di chi ha perso i requisiti e occupa abusivamente gli alloggi. "Da 15 anni circa non viene pubblicato un bando per le case popolari. Non c'è una graduatoria aggiornata sul fabbisogno. Esiste una situazione di diffusa illegalità nell'occupazione degli alloggi", come riferiscono dal Sunia.
Ma a Trani, dicono al Comune, tutto va bene. La disoccupazione? E' un'invenzione dei Comunisti Italiani, i soliti disfattisti. E si mettono il cuore in pace. E allora ai tranesi non resta che turarsi il naso, bendarsi gli occhi, e tirare a campare. Non fa niente se per oltre cinquemila famiglie questo sarà un Natale di quarta serie, se non da retrocessione. L'importante è convincersi che a Trani tutto va bene. Lo dice il sindaco. E se lo dice lui…».
La segreteria del PdCI
«La disperazione dei dipendenti della Franzoni, sui quali pende inesorabilmente la mannaia del licenziamento (a meno che giovedì prossimo a Roma il sottosegretario Saglia non tiri fuori dal cilindro la tanto auspicata soluzione), pesa come un macigno sulla fallimentare politica della destra cittadina che, dal 1995 ad oggi, ha governato abbondantemente Trani per oltre due lustri. Purtroppo, a meno di un miracolo, per i 151 lavoratori il conto alla rovescia si avvia inesorabilmente alla fine: dal primo gennaio andranno ad aggiungersi alla gran massa, circa cinquemila, dei disoccupati. Altre 151 famiglie, per un totale di circa 500 persone, vivranno nell'ansia di come potersi procacciare almeno un pasto al giorno senza contare che per loro si prospetta un Natale terribile. E dire che l'Amministrazione, proprio in questi giorni, sbandiera a destra e a manca di aver stanziato una barca di soldi per presepi, addobbi e altre manifestazioni: un vero e proprio schiaffo alla miseria.
La vicenda Franzoni non è di oggi. Può essere così riassunta: "Prendi i soldi e scappa" per quanto riguarda il comportamento del padrone (prima ha incamerato gli incentivi statali, dopo di che ha trasferito armi e bagagli in Bosnia dove ha pure sfruttato finanche la competenza maturata da un gruppo di dipendenti dando loro, alla fine, come premio, il ben servito). "Dabbenaggine e insensibilità" per quanto riguarda chi regge la cosa pubblica. Basta sfogliare le pagine dei giornali degli ultimi due anni, sia stampati che on-line, per rendersi conto di quanto siano stati fasulli gli interventi quasi a pioggia, sia a livello parlamentare che regionale o comunale. Mai che abbiano raggiunto un obiettivo. Solo vacue promesse. E dire che il 17 settembre 2007 tra Istituzioni, Enti preposti, la proprietà, le organizzazioni sindacali e soprattutto il PdCI, era stato raggiunto un accordo per la risoluzione della crisi dello stabilimento della Franzoni che prevedeva un aumento dell'occupazione previa riconversione e diversificazione produttiva (il documento fu anche suffragato dal Consiglio Comunale) di tutta la costituenda zona industriale.
Ma la vicenda Franzoni ha radici ben più lontane: offre lo spunto per ricordare un episodio che avrebbe potuto dare veramente, e nel giro di pochissimo tempo, una svolta decisiva allo sviluppo economico e industriale di Trani, se solo la politica della destra non si fosse basata solo sulle chiacchiere. Episodio, però, che gli amministratori di destra pare abbiano cancellato dalla loro mente, a dimostrazione di quanto la politica economica della destra abbia sempre preso in giro la classe operaia tranese.
Nella seconda metà degli anni novanta, l'allora sindaco, espresso da Alleanza Nazionale, subito dopo il lungo periodo di commissariamento a seguito dello scioglimento del consiglio comunale disposto dal Prefetto Catenacci, invitato a Brescia dall'associazione degli industriali, a loro volta convinti dal signor Franzoni della bontà degli investimenti al sud (lo Stato aveva legiferato incentivi a tutto spiano) e a Trani in particolare dove egli aveva trovato l'America, parlò dell'esistenza di una zona industriale in Via Andria, più o meno a ridosso della Franzoni Filati.
Qualche giorno dopo, con un aereo privato, una quindicina di rampanti industriali, capeggiati dal commendator Beretta (oltre alle armi è un grande produttore di vini) vennero a Trani (il sindaco non partecipò, probabilmente per precedenti impegni assunti) dove furono ricevuti a Palazzo Palmieri con pasticcini e spumante. Quando gli industriali chiesero di vedere ove era ubicata la zona industriale, l'ingegnare dell'ufficio tecnico si limitò a fare un gesto circolare con un dito sulla carta topografica. Alla domanda precisa se quella indicata sulla carta fosse una zona già urbanizzata, la risposta fu: la variazione deve ancora essere portata in consiglio comunale. Un modo come un altro per dire, come in effetti si é verificato, che ci sarebbero voluti anni e anni per decidere, mentre c'era chi, un industriale dell'alluminio, era pronto in un mese e mezzo, ad innalzare un capannone e ad assumere centocinquanta operai.
Fu in quel momento che, da un estremo del tavolo sul quale era posizionata la carta topografica, si sentì esclamare non tanto a bassa voce: "Questi co… ci hanno fatto perdere una giornata di lavoro" (a poterlo testimoniare ancora oggi è più d'uno dei partecipanti a quell'incontro). Dopo una breve visita alla Franzoni e ai terreni circostanti, solo perché lo prevedeva il programma, lasciarono Trani e investirono altrove, ma pare sempre in provincia. Con grande sconforto di alcuni industriali tranesi, invitati all'incontro perché interessati dal punto di vista di un possibile sviluppo della loro attività.
La zona industriale propagandata a Brescia dall'allora sindaco di Trani (in quell'occasione gli fu regalata una rarissima bottiglia di vino) ad oggi non è stata mai realizzata. Anzi, sentendo ora qualcuno della maggioranza, tutta quella zona rimarrà agricola. E di industrie a Trani nemmeno a parlarne. In compenso, però, l'economia cittadina è stata tutta indirizzata verso l'edilizia, ovvero ad arricchire i soliti noti. Basta pensare al tanto decantato Pug, a proposito del quale allo Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari) lamentano il fatto, veramente grave, di non aver mai avuto una richiesta d'incontro.
Allo Iacp di Bari, inoltre, dicono addirittura di non conoscere Trani. Si chiedono se esiste al Comune un Ufficio casa che si occupi di qualcos'altro che non sia il rimborso del fitto-casa, peraltro regolato da una legge regionale. E ancora come mai da quasi 15 anni non vengono stilate le graduatorie degli aventi diritto e di chi ha perso i requisiti e occupa abusivamente gli alloggi. "Da 15 anni circa non viene pubblicato un bando per le case popolari. Non c'è una graduatoria aggiornata sul fabbisogno. Esiste una situazione di diffusa illegalità nell'occupazione degli alloggi", come riferiscono dal Sunia.
Ma a Trani, dicono al Comune, tutto va bene. La disoccupazione? E' un'invenzione dei Comunisti Italiani, i soliti disfattisti. E si mettono il cuore in pace. E allora ai tranesi non resta che turarsi il naso, bendarsi gli occhi, e tirare a campare. Non fa niente se per oltre cinquemila famiglie questo sarà un Natale di quarta serie, se non da retrocessione. L'importante è convincersi che a Trani tutto va bene. Lo dice il sindaco. E se lo dice lui…».
La segreteria del PdCI