Due tranesi deferiti all'autorità giudiziaria per tentato omicidio.
Operato d'urgenza il minorenne vittima del pestaggio.
mercoledì 18 marzo 2009
Due tranesi, B. D. e M. P. rispettivamente di 40 e 25 anni, operanti nella raccolta del ferro usato, sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per il reato di tentato omicidio nei confronti di un minorenne. Tutti i dettagli nella nota diffusa dal Commissariato di PS di Trani:
Verso le ore 21.50 circa del giorno 14 c.m., i sanitari del Pronto Soccorso del locale Nosocomio segnalavano l'avvenuto ricovero del minore T. M., nato in Marocco nel 1991, residente a Trani, con "prognosi riservata" per un trauma al torace e all'addome con rottura di milza ed emoperitoneo. Inizialmente era emerso che il minore era stato vittima di incidente stradale per investimento da ciclomotore. Data la gravità delle condizioni cliniche, T. M. veniva sottoposto ad immediato intervento chirurgico, e pertanto risultava impossibile raccogliere nell'immediatezza le dichiarazioni. Veniva allora escusso il padre, che era riuscito a parlare con il figlio poco prima che entrasse in sala operatoria ed aveva saputo che due uomini, a bordo di un ciclomotore di colore nero, avevano affiancato il ragazzo, intento a smontare per strada una lavatrice, ed il passeggero gli aveva sferrato un calcio facendolo cadere per terra. Il genitore aggiungeva che in passato il figlio era stato minacciato da una persona a lui sconosciuta che faceva la raccolta del ferro, e pertanto ipotizzava che le due circostanze fossero collegate fra loro.
Le indagini venivano quindi focalizzate su un gruppo di pregiudicati tranesi dediti per l'appunto alla raccolta del ferro.
Alla svolta si giungeva quando, alle ore 00.30 del 15 marzo, il personale della Squadra Volante interveniva in questa via Tolomeo su segnalazione di incendio di un motocarro APE. Il mezzo risultava essere in uso ai pregiudicati tranesi B. D., di anni 40, e M. P., di anni 25, rispettivamente suocero e genero, facenti parte del gruppo dedito alla raccolta del ferro. I due eventi, avvenuti a poche ore l'uno dall'altro, apparivano subito collegati. A seguito delle sommarie informazioni rese dai due, prendeva corpo l'ipotesi investigativa che gli stessi fossero gli autori dell'aggressione al ragazzo. Solo nella mattinata del 16 c.m., vista la perdurante gravità della situazione clinica, si riusciva ad escutere il T. M., il quale raccontava che, nella circostanza della sua aggressione, due uomini a bordo di un ciclomotore lo avevano investito di proposito colpendolo violentemente al fianco. A seguito del colpo il ragazzo era caduto svenuto per terra; i due malfattori, non soddisfatti, erano tornati indietro, evidentemente, per finire il lavoro, e lo avevano investito nuovamente. T. M. dichiarava di essere in grado di riconoscere gli autori dell'aggressione, e pertanto gli venivano mostrate le fotosegnaletiche dei pregiudicati locali, riconoscendo così nei citati B. D. e M. P. gli autori del folle gesto. Gli ulteriori accertamenti effettuati portavano anche ad individuare e sequestrare il ciclomotore utilizzato. Considerata la dinamica dell'aggressione e la gravità dei fatti narrati, gli indagati venivano deferiti all'Autorità Giudiziaria per il reato di tentato omicidio. Si esclude il movente legato a ragioni di ordine razziale.
Verso le ore 21.50 circa del giorno 14 c.m., i sanitari del Pronto Soccorso del locale Nosocomio segnalavano l'avvenuto ricovero del minore T. M., nato in Marocco nel 1991, residente a Trani, con "prognosi riservata" per un trauma al torace e all'addome con rottura di milza ed emoperitoneo. Inizialmente era emerso che il minore era stato vittima di incidente stradale per investimento da ciclomotore. Data la gravità delle condizioni cliniche, T. M. veniva sottoposto ad immediato intervento chirurgico, e pertanto risultava impossibile raccogliere nell'immediatezza le dichiarazioni. Veniva allora escusso il padre, che era riuscito a parlare con il figlio poco prima che entrasse in sala operatoria ed aveva saputo che due uomini, a bordo di un ciclomotore di colore nero, avevano affiancato il ragazzo, intento a smontare per strada una lavatrice, ed il passeggero gli aveva sferrato un calcio facendolo cadere per terra. Il genitore aggiungeva che in passato il figlio era stato minacciato da una persona a lui sconosciuta che faceva la raccolta del ferro, e pertanto ipotizzava che le due circostanze fossero collegate fra loro.
Le indagini venivano quindi focalizzate su un gruppo di pregiudicati tranesi dediti per l'appunto alla raccolta del ferro.
Alla svolta si giungeva quando, alle ore 00.30 del 15 marzo, il personale della Squadra Volante interveniva in questa via Tolomeo su segnalazione di incendio di un motocarro APE. Il mezzo risultava essere in uso ai pregiudicati tranesi B. D., di anni 40, e M. P., di anni 25, rispettivamente suocero e genero, facenti parte del gruppo dedito alla raccolta del ferro. I due eventi, avvenuti a poche ore l'uno dall'altro, apparivano subito collegati. A seguito delle sommarie informazioni rese dai due, prendeva corpo l'ipotesi investigativa che gli stessi fossero gli autori dell'aggressione al ragazzo. Solo nella mattinata del 16 c.m., vista la perdurante gravità della situazione clinica, si riusciva ad escutere il T. M., il quale raccontava che, nella circostanza della sua aggressione, due uomini a bordo di un ciclomotore lo avevano investito di proposito colpendolo violentemente al fianco. A seguito del colpo il ragazzo era caduto svenuto per terra; i due malfattori, non soddisfatti, erano tornati indietro, evidentemente, per finire il lavoro, e lo avevano investito nuovamente. T. M. dichiarava di essere in grado di riconoscere gli autori dell'aggressione, e pertanto gli venivano mostrate le fotosegnaletiche dei pregiudicati locali, riconoscendo così nei citati B. D. e M. P. gli autori del folle gesto. Gli ulteriori accertamenti effettuati portavano anche ad individuare e sequestrare il ciclomotore utilizzato. Considerata la dinamica dell'aggressione e la gravità dei fatti narrati, gli indagati venivano deferiti all'Autorità Giudiziaria per il reato di tentato omicidio. Si esclude il movente legato a ragioni di ordine razziale.