«Era necessario questo utilizzo per palazzo Beltrani?»
Se lo chiede Dino Marinaro
lunedì 4 gennaio 2010
«Dopo lo stadio Comunale ecco che viene finalmente il giorno per la apertura di palazzo Beltrani. Già in condizioni a dir poco miserevoli, dopo un lunghissimo restauro cominciato nel 1986 e con l'assunzione di un mutuo considerevole a carico della città di Trani.
All'immobile di palazzo Beltrani mercoledì 30 dicembre 2009 è stato riaperto il suo portone d'ingresso alla cittadinanza ospitando in alcune sue stanze la pinacoteca ove sono state allocate le opere del pittore tranese Ivo Scaringi, concesse in comodato dalla famiglia dell'artista (perché - stando a quanto disse un consigliere comunale, amico dell'artista - Ivo Scaringi era così schivo che molto probabilmente non avrebbe mai accettato).
Il palazzo, come racconta il sindaco della città, ospiterà una biblioteca di testi d'arte ed un museo della tipografia Valdemaro Vecchi, rendendo così omaggio al primo stampatore ed editore delle opere di Benedetto Croce. Inoltre, palazzo Beltrani potrà ben presto accogliere altre mostre temporanee, togliendo di fatto ogni possibilità di utilizzare – come in passato - il monastero di Colonna sempre esaltato per le stesse motivazioni, i locali a pianoterra di palazzo Palmieri e lo chalet della villa comunale. Era necessaria una simile sede per quanto sopra?
Non potendo conoscere la finalità attribuita inizialmente all'immobile non possiamo al momento interloquire sul merito. Sappiamo solo che in questo luogo erano state individuate diverse destinazioni, non ultima la sede dell'università, o la concessione in locazione per le strutture giudiziarie, per uffici e sedi della sesta provincia, della commissione tributaria provinciale (così come intelligentemente stanno facendo i comuni di Barletta, Andria ed altri), invece di spendere soldi per altri immobili da adibire a tali uso.
Ma l'amministrazione si sa, predilige spendere denaro anche quando le vacche sono magre. Resta il fatto che la zona adibita a pinacoteca occupa una decina di stanze, la mostra della tipografia occupa solo il piano terra: e la rimanente parte del palazzo? Saranno giustificate tutte le spese generali di gestione? L'Amministrazione ha dimenticato che tra i beni comunali vi è anche la casa natale di Giovanni Bovio? E la sua destinazione? Per il suo recupero sono stati spesi centinaia di milioni. L'attuale amministrazione vive in continua emergenza e gli atti sono improvvisazioni che portano necessariamente ad errori e danni che riverberano sulle spalle dei cittadini».
Dino Marinaro
Democrazia Cristiana per le Autonomie /PdL
All'immobile di palazzo Beltrani mercoledì 30 dicembre 2009 è stato riaperto il suo portone d'ingresso alla cittadinanza ospitando in alcune sue stanze la pinacoteca ove sono state allocate le opere del pittore tranese Ivo Scaringi, concesse in comodato dalla famiglia dell'artista (perché - stando a quanto disse un consigliere comunale, amico dell'artista - Ivo Scaringi era così schivo che molto probabilmente non avrebbe mai accettato).
Il palazzo, come racconta il sindaco della città, ospiterà una biblioteca di testi d'arte ed un museo della tipografia Valdemaro Vecchi, rendendo così omaggio al primo stampatore ed editore delle opere di Benedetto Croce. Inoltre, palazzo Beltrani potrà ben presto accogliere altre mostre temporanee, togliendo di fatto ogni possibilità di utilizzare – come in passato - il monastero di Colonna sempre esaltato per le stesse motivazioni, i locali a pianoterra di palazzo Palmieri e lo chalet della villa comunale. Era necessaria una simile sede per quanto sopra?
Non potendo conoscere la finalità attribuita inizialmente all'immobile non possiamo al momento interloquire sul merito. Sappiamo solo che in questo luogo erano state individuate diverse destinazioni, non ultima la sede dell'università, o la concessione in locazione per le strutture giudiziarie, per uffici e sedi della sesta provincia, della commissione tributaria provinciale (così come intelligentemente stanno facendo i comuni di Barletta, Andria ed altri), invece di spendere soldi per altri immobili da adibire a tali uso.
Ma l'amministrazione si sa, predilige spendere denaro anche quando le vacche sono magre. Resta il fatto che la zona adibita a pinacoteca occupa una decina di stanze, la mostra della tipografia occupa solo il piano terra: e la rimanente parte del palazzo? Saranno giustificate tutte le spese generali di gestione? L'Amministrazione ha dimenticato che tra i beni comunali vi è anche la casa natale di Giovanni Bovio? E la sua destinazione? Per il suo recupero sono stati spesi centinaia di milioni. L'attuale amministrazione vive in continua emergenza e gli atti sono improvvisazioni che portano necessariamente ad errori e danni che riverberano sulle spalle dei cittadini».
Dino Marinaro
Democrazia Cristiana per le Autonomie /PdL