Estorcevano denaro con metodo mafioso, in manette due fratelli
I fatti a Trani dal 2014 al 2016. Tra i reati anche detenzione di sostanze stupefacenti
lunedì 22 gennaio 2018
11.13
Alle prime ore di ieri mattina, personale della Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Barletta, ha dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Colafrancesco Matteo 39enne di Monte Sant'Angelo (FG), sottocapo 1^ classe della Marina Militare e Colafrancesco Giuseppe, 49enne, censurato, domiciliato in Rutigliano (BA), perché ritenuti responsabili, unitamente ad altri soggetti indagati, dei reati di: concorso in detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana reati commessi a Trani (BT), Monte Sant'Angelo (FG), Manfredonia (FG) e Brindisi da aprile a novembre 2013 e concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa in Trani dal Maggio 2014 a Settembre 2016.
La misura restrittiva in carcere, disposta dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, compendia le risultanze investigative relative ad un importante traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, posto in essere dai fratelli Colafrancesco portato avanti dal 2013 al 2016. Ancora, nel provvedimento viene dettagliatamente illustrata la manovra estorsiva condotta dai due fratelli in pregiudizio di un loro acquirente, Colangelo Luigi, il quale non aveva ottemperato al pagamento di una consistente partita di droga. Quest'ultimo, unitamente ai due fratelli di Terlizzi (BA), Baldassarre Gioacchino e Vincenzo, faceva parte di un autonomo sodalizio criminale dedito all'attività di narcotraffico nel Comune di Monte Sant'Angelo.
A fondamento dell'impianto accusatorio vi sono le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia. La stessa vittima delle pretese estorsive e suo padre, con le loro propalazioni, corroboravano ampiamente il quadro indiziario complessivo. Le indagini condotte dall'Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Barletta hanno riscontrato, mediante attività di intercettazione, l'esecuzione di pedinamenti e di videoriprese, le dichiarazioni dei citati collaboratori, consentendo di documentare come i Colafrancesco, i quali in area garganica vantano qualificate reciprocità con esponenti della locale criminalità organizzata, avessero a più riprese rifornito il sodalizio criminale del Colngelo e dei fratelli Baldassarre, con ripetute cessioni di rilevanti partite di marijuana, quantificabili complessivamente in circa 2.300 kg.
Proprio il mancato, completo pagamento di una di queste partite di droga da parte del Colangelo, causato dalla detenzione del medesimo, aveva indotto i fratelli Colafrancesco a minacciare reiteratamente di morte, con il ricorso ad una fraseologia tipica dei componenti delle organizzazioni mafiose, il padre del predetto Colangelo. Emblematiche erano alcune autoeloquenti affermazioni del tipo: "dalle nostre parti uccidiamo per una mucca figurati per i soldi" o ancora "Ma lo sai come funziona? Non te lo voglio manco dire hai capito? Non te lo voglio manco dire che sono cose brutte". Tanto al chiaro fine di indurre l'anziano genitore del debitore insolvente ad onorare il consistente debito contratto.
L'indagine coinvolge altre 5 persone rimaste indagate in stato di libertà. A formalità di rito ultimate Colafrancesco Matteo è stato associato alla Casa Circondariale Militare di Santa Maria Capua Vetere ed il fratello Giuseppe alla Casa Circondariale di Bari.
La misura restrittiva in carcere, disposta dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, compendia le risultanze investigative relative ad un importante traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, posto in essere dai fratelli Colafrancesco portato avanti dal 2013 al 2016. Ancora, nel provvedimento viene dettagliatamente illustrata la manovra estorsiva condotta dai due fratelli in pregiudizio di un loro acquirente, Colangelo Luigi, il quale non aveva ottemperato al pagamento di una consistente partita di droga. Quest'ultimo, unitamente ai due fratelli di Terlizzi (BA), Baldassarre Gioacchino e Vincenzo, faceva parte di un autonomo sodalizio criminale dedito all'attività di narcotraffico nel Comune di Monte Sant'Angelo.
A fondamento dell'impianto accusatorio vi sono le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia. La stessa vittima delle pretese estorsive e suo padre, con le loro propalazioni, corroboravano ampiamente il quadro indiziario complessivo. Le indagini condotte dall'Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Barletta hanno riscontrato, mediante attività di intercettazione, l'esecuzione di pedinamenti e di videoriprese, le dichiarazioni dei citati collaboratori, consentendo di documentare come i Colafrancesco, i quali in area garganica vantano qualificate reciprocità con esponenti della locale criminalità organizzata, avessero a più riprese rifornito il sodalizio criminale del Colngelo e dei fratelli Baldassarre, con ripetute cessioni di rilevanti partite di marijuana, quantificabili complessivamente in circa 2.300 kg.
Proprio il mancato, completo pagamento di una di queste partite di droga da parte del Colangelo, causato dalla detenzione del medesimo, aveva indotto i fratelli Colafrancesco a minacciare reiteratamente di morte, con il ricorso ad una fraseologia tipica dei componenti delle organizzazioni mafiose, il padre del predetto Colangelo. Emblematiche erano alcune autoeloquenti affermazioni del tipo: "dalle nostre parti uccidiamo per una mucca figurati per i soldi" o ancora "Ma lo sai come funziona? Non te lo voglio manco dire hai capito? Non te lo voglio manco dire che sono cose brutte". Tanto al chiaro fine di indurre l'anziano genitore del debitore insolvente ad onorare il consistente debito contratto.
L'indagine coinvolge altre 5 persone rimaste indagate in stato di libertà. A formalità di rito ultimate Colafrancesco Matteo è stato associato alla Casa Circondariale Militare di Santa Maria Capua Vetere ed il fratello Giuseppe alla Casa Circondariale di Bari.