Femminicidi nella Bat: Vincenza e Teresa, due donne accoltellate per mano di uomo
L'omicidio di ieri sera riporta con la mente a quello verificatosi lo scorso gennaio
mercoledì 29 novembre 2023
10.31
«Non una di meno» recita lo slogan del movimento femminista che si batte dal 2016 per la lotta contro la violenza di genere. La verità è un'altra: ogni giorno la cronaca nazionale ci racconta che una donna viene uccisa per mano di quello che considerava l'uomo per la vita, la mano di chi giurava e professava amore eterno.
L'efferato omicidio di Vincenza, avvenuto a pochi chilometri da Trani, a soli tre giorni dal 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne e a poche ore dall'incontro promosso dall'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Trani svoltosi in città ieri mattina, ha nuovamente scosso l'opinione pubblica. Un omicidio che ci riporta indietro con la memoria, a quel 15 gennaio, quando a Trani Teresa di Tondo, 44 anni, morì a colpi di coltellate da suo marito, Massimo Petrelli, che poi si tolse la vita.
Vincenza e Teresa: due donne accomunate dallo stesso destino anche se con due vissuti diversi alle spalle. Vincenza era separata in casa per scelte e ragioni che a noi non riguarda sapere ma sicuramente dettate dall'amore smisurato per i suoi due figli, di 6 e 11 anni, che ieri erano in casa quando il loro papà ha inflitto le coltellate all'addome e torace della sua ex moglie. Il resto è cronaca: la chiamata al 118 dell'assassino, Luigi Leonetti e la confessione «L'ho accoltellata io», le urla di sottofondo dei bambini e l'arrivo immediato dei sanitari che giunti sul posto non hanno potuto far altro che constatare la morte della 42enne. Teresa, anche lei era in casa, quella sera del 15 gennaio, quando il suo compagno ha deciso di ferirla mortalmente forse al culmine di una lite per poi togliersi la vita nel giardino di casa.
Vincenza e Teresa, due donne che amavano la vita: lo dimostrano le foto o i messaggi sulle loro pagine social. I caffè con le amiche, i messaggi di amore verso i figli, i viaggi, le uscite serali. Solamente tre mesi fa Vincenza condivideva le foto delle sue nozze, in occasione dell'anniversario, chissà, forse un modo per risollevare le sorti di un matrimonio già segnato o semplicemente come un ricordo indelebile di quello che per molte rappresenta il giorno più bello della propria vita. Entrambe probabilmente avevano colto il seme malato nel loro rapporto e condividevano spesso slogan contro la violenza di genere o le scarpette rosse o lo struggente monologo della Cortellesi. Come se in cuor loro qualcosa sospettavano potesse accadere.
Due storie simili ma al tempo stesso diverse, simboliche anche per le tempistiche: Teresa uccisa ad inizio 2023, Vincenza ad un mese dalla fine dell'anno, segno che il lavoro da fare per debellare questa piaga della società è ancora tutto in salita. Ad accomunarle ci sono loro, i figli, le vittime insieme alle loro madri della furia maschile. Tre minori rimasti orfani, costretti a dover fare i conti nella propria vita con il dolore incolmabile per la perdita della propria mamma e il trauma per le modalità con cui è sopraggiunta la morte. Condannati, senza volerlo, ad un ergastolo di vuoto e mancanza che nessuno potrà mai sopperire. Sono loro le vittime dell'egoismo, della non accettazione del rifiuto, dell'incapacità di vivere la solitudine ed in sostanza il dolore per la fine di una relazione. Un amore tossico, malato, in cui spesso si fa fatica capire le ragioni di un'escalation che conduce poi alla morte, ragioni che in ogni caso non giustificano epiloghi del genere. A loro va oggi, il pensiero, l'abbraccio, la vicinanza morale e la forza di intraprendere un nuovo percorso di vita.
L'efferato omicidio di Vincenza, avvenuto a pochi chilometri da Trani, a soli tre giorni dal 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne e a poche ore dall'incontro promosso dall'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Trani svoltosi in città ieri mattina, ha nuovamente scosso l'opinione pubblica. Un omicidio che ci riporta indietro con la memoria, a quel 15 gennaio, quando a Trani Teresa di Tondo, 44 anni, morì a colpi di coltellate da suo marito, Massimo Petrelli, che poi si tolse la vita.
Vincenza e Teresa: due donne accomunate dallo stesso destino anche se con due vissuti diversi alle spalle. Vincenza era separata in casa per scelte e ragioni che a noi non riguarda sapere ma sicuramente dettate dall'amore smisurato per i suoi due figli, di 6 e 11 anni, che ieri erano in casa quando il loro papà ha inflitto le coltellate all'addome e torace della sua ex moglie. Il resto è cronaca: la chiamata al 118 dell'assassino, Luigi Leonetti e la confessione «L'ho accoltellata io», le urla di sottofondo dei bambini e l'arrivo immediato dei sanitari che giunti sul posto non hanno potuto far altro che constatare la morte della 42enne. Teresa, anche lei era in casa, quella sera del 15 gennaio, quando il suo compagno ha deciso di ferirla mortalmente forse al culmine di una lite per poi togliersi la vita nel giardino di casa.
Vincenza e Teresa, due donne che amavano la vita: lo dimostrano le foto o i messaggi sulle loro pagine social. I caffè con le amiche, i messaggi di amore verso i figli, i viaggi, le uscite serali. Solamente tre mesi fa Vincenza condivideva le foto delle sue nozze, in occasione dell'anniversario, chissà, forse un modo per risollevare le sorti di un matrimonio già segnato o semplicemente come un ricordo indelebile di quello che per molte rappresenta il giorno più bello della propria vita. Entrambe probabilmente avevano colto il seme malato nel loro rapporto e condividevano spesso slogan contro la violenza di genere o le scarpette rosse o lo struggente monologo della Cortellesi. Come se in cuor loro qualcosa sospettavano potesse accadere.
Due storie simili ma al tempo stesso diverse, simboliche anche per le tempistiche: Teresa uccisa ad inizio 2023, Vincenza ad un mese dalla fine dell'anno, segno che il lavoro da fare per debellare questa piaga della società è ancora tutto in salita. Ad accomunarle ci sono loro, i figli, le vittime insieme alle loro madri della furia maschile. Tre minori rimasti orfani, costretti a dover fare i conti nella propria vita con il dolore incolmabile per la perdita della propria mamma e il trauma per le modalità con cui è sopraggiunta la morte. Condannati, senza volerlo, ad un ergastolo di vuoto e mancanza che nessuno potrà mai sopperire. Sono loro le vittime dell'egoismo, della non accettazione del rifiuto, dell'incapacità di vivere la solitudine ed in sostanza il dolore per la fine di una relazione. Un amore tossico, malato, in cui spesso si fa fatica capire le ragioni di un'escalation che conduce poi alla morte, ragioni che in ogni caso non giustificano epiloghi del genere. A loro va oggi, il pensiero, l'abbraccio, la vicinanza morale e la forza di intraprendere un nuovo percorso di vita.