Filatura di Trani, la vertenza Franzoni alla Camera / 2
La risposta del sottosegretario Pasquale Viespoli e la replica di Boccia
mercoledì 17 settembre 2008
Problemi occupazionali presso lo stabilimento di Trani della Franzoni Filati Spa: il resoconto stenografico della discussione alla camera del 16 settembre 2008:
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Boccia n. 3-00028, concernente problemi occupazionali presso lo stabilimento di Trani della Franzoni Filati Spa (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni). PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, innanzitutto credo sia opportuno evidenziare che la vicenda occupazionale della società Filatura di Trani non ha, finora, determinato una richiesta delle parti sociali al Ministero del lavoro per un incontro formale sulla situazione occupazionale della citata impresa. Tanto premesso, rispetto alle questioni poste dagli interroganti, credo sia opportuno partire dalla costituzione della società Filatura di Trani avvenuta nel 1990, quale impresa inserita nel gruppo Franzoni Filati Spa, con sede legale a Esine, in provincia di Brescia.
Nel corso dei primi anni di attività, il dato occupazionale fa registrare un andamento via via sempre più positivo, tanto che nel 1994 e nel 1998 vengono firmati accordi integrativi aziendali con la previsione dell'erogazione di indennità aggiuntive legate alla presenza e alla produttività. Il 31 dicembre 2002, la società Filatura di Trani viene fusa, per incorporazione, con la Franzoni Filati Spa, unitamente ad altre società del gruppo. Nel corso del 2005, a causa di intervenute problematiche di carattere economico, legate alla produzione e al mercato, viene sospeso il premio di produttività da attribuire ai lavoratori e la Franzoni Filati Spa fa ricorso prima al trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, nel periodo compreso tra il 21 marzo 2005 e il 21 marzo 2006, poi alla contrattazione di solidarietà, a partire da quest'ultima data e fino al 20 marzo 2008. Infine, sempre con riferimento allo stabilimento di Trani e per l'intero organico, l'azienda Franzoni Filati ha presentato presso le competenti strutture del Ministero, un programma di crisi aziendale per cessazione di attività, per il periodo dal 17 settembre 2007 al 16 settembre 2008. Il piano di gestione degli esuberi, a suo tempo presentato dall'azienda al Ministero del lavoro, prevedeva: per 8 lavoratori, il ricorso alla mobilità lunga; per 15-20 lavoratori, il trasferimento presso altre unità produttive della stessa impresa e per il rimanente personale la possibilità di rioccupazione in diversi settori. Sotto quest'ultimo profilo, cioè per quanto riguarda le iniziative più direttamente finalizzate al mantenimento dei livelli occupazionali attraverso azioni di politica attiva, risulta che la regione Puglia sta seguendo la vicenda dal maggio 2007 e che lo stesso Ministero dello sviluppo economico si è mosso in tal senso, tanto che si è tenuto un incontro, il 5 settembre 2007, presso il medesimo Ministero. Ad esso hanno preso parte i rappresentanti dell'azienda, della provincia di Bari, del comune di Trani, delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria, territoriali e le RSU.
La società, in quella sede, in quella circostanza, ha manifestato la volontà di procedere alla chiusura dello stabilimento di Trani, fondando questa scelta sull'andamento negativo del mercato e sulla crescente concorrenza dei Paesi terzi che impongono all'azienda, per ridurre i costi di produzione ed incrementare la produttività, di raggruppare l'intera produzione nel sito di Esine. La stessa società, anche al fine di preservare la stabilità occupazionale dell'area interessata, ha manifestato la propria disponibilità a concorrere, attraverso la destinazione di proprie risorse, alla realizzazione di un progetto di riconversione del sito produttivo di Trani in un centro commerciale o di servizi.
Lo scorso 31 luglio, a seguito di apposita convocazione sollecitata dalle parti, si è tenuto presso la provincia di Bari un incontro tra le organizzazioni sindacali e i responsabili della società Franzoni, al fine di pervenire ad un accordo per l'inoltro alla regione Puglia dell'istanza di concessione della cassa integrazione straordinaria in deroga e, quindi, evitare la cessazione del rapporto di lavoro per i 155 lavoratori interessati dalla procedura di mobilità di cui agli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 (procedura già avviata dalla Franzoni filati Spa in data 16 maggio 2008).
Nel corso di questa riunione - quella, appunto, del 31 luglio - dopo l'esposizione del piano da parte della società Franzoni e al termine di una lunga e tesa discussione tra le parti intervenute, l'accordo non si è raggiunto, in quanto, in particolare, un'organizzazione sindacale (UILTA-UIL) ha ritenuto inconsistente il progetto imprenditoriale presentato perché carente di un preciso piano industriale. In vero, il ricorso alla cassa integrazione in deroga avrebbe comportato una dilazione del beneficio a favore dei lavoratori, in attesa del rilascio, da parte della regione Puglia, delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione del succitato parco commerciale. Risulta comunque che le parti interessate, le istituzioni locali e il Ministero dello sviluppo economico continuino ancora a mantenere i necessari contatti al fine di pervenire quanto prima ad una soluzione positiva e definitiva della vicenda, anche in considerazione della durata limitata degli ammortizzatori sociali. PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare per cinque minuti. FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, purtroppo non sono assolutamente soddisfatto. Certamente il sottosegretario Viespoli ha ricostruito, con l'aiuto degli uffici, questa vicenda e probabilmente gli uffici, d'accordo con il Ministero dello sviluppo economico, non la hanno ricostruita nel migliore dei modi. Non a caso, infatti, l'interrogazione parlamentare n. 3-00028, presentata dal sottoscritto e dai colleghi Concia, Ria, Mastromauro, Grassi, Ginefra, Servodio e Vico, era rivolta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero del lavoro e al Ministero dello sviluppo economico.
Sottosegretario Viespoli, la vicenda della Filatura di Trani è uno di quei casi che si inserisce in quell'alto numero di vicende che caratterizzano gruppi industriali di rilevanza e di dimensioni nazionali. Certamente, sulla carta intestata la Franzoni Filati è un'azienda importante, anche storica nel suo settore, la quale ha tutt'ora 33 milioni di euro di capitale sociale interamente versato ed aveva una serie di stabilimenti in giro per l'Italia che, ad un certo momento, da quel momento di crisi in poi, dal 2005 in poi, ha gestito con gli strumenti che la normativa italiana consente, con gli ammortizzatori sociali che il Ministero del lavoro, sia nell'ultimo Governo Berlusconi che nello scorso Governo Prodi, avevano in qualche modo sostenuto, promettendo ristrutturazioni, non chiusure o riconversioni.
Di fatto, i Governi italiani hanno sostenuto questo gruppo per processi di riconversione che non sono mai avvenuti e gli stabilimenti chiusi sono stabilimenti (mi riferisco a quello di Trani) che hanno ottenuto risorse pubbliche (mi riferisco agli investimenti effettuati con la legge n. 488 del 1992) e che, ad un certo punto, hanno ottenuto risorse pubbliche - quelle sul lavoro - in relazione ad accordi firmati presso lo stesso Ministero del lavoro, i quali prevedevano una ristrutturazione industriale, a fronte di piani industriali.
La cosa imbarazzante è che il rappresentante del Ministero dello sviluppo economico, il sottosegretario Ugo Martinat che oggi non è qui, il 4 settembre scorso - e si tratta di qualcosa di oggettivamente imbarazzante, signor Presidente - ha comunicato che il Ministero si sarebbe attivato, anche sulla base di una richiesta avanzata dalla collega Carlucci, per tentare di risolvere la situazione dei lavoratori della Franzoni Filati Spa. Peccato che il primo agosto sia partita la lettera della Franzoni Filati Spa che prevedeva i licenziamenti che sono arrivati il 10 agosto scorso.
Il Governo della Repubblica, quindi, il 4 settembre ha comunicato al territorio e, quindi, ai lavoratori che ci si stava attivando per trovare una soluzione. Probabilmente il Ministero dello sviluppo economico non sapeva di cosa si stesse parlando e ciò ha provocato disorientamento, perché ci sono 160 famiglie che oggi sono di fatto in mobilità, e nessuno si è reso conto che in realtà queste famiglie, questi padri di famiglia, queste persone avevano ricevuto una lettera di licenziamento un mese prima.
Quello che le è stato detto purtroppo non corrisponde al vero perché non è la regione Puglia che deve occuparsi del problema legato ad una trasformazione in centro commerciale di quello che è stato un sito industriale finanziato con fondi della legge 19 dicembre 1992, n. 488, e quindi concentrati sul Mezzogiorno. La richiesta della regione Puglia è di fatto inaccettabile e comunque la regione Puglia, da quello che ci dice, la sta valutando all'interno di un quadro di sviluppo commerciale che certamente non prevedeva questo sito. Quando poi si afferma, me lo consenta, un po' strumentalmente che non tutte le organizzazioni sindacali non erano d'accordo, lei mi insegna che quando ci sono organizzazioni sindacali in disaccordo che non hanno...
PRESIDENTE. La prego di concludere. FRANCESCO BOCCIA... concludo signor Presidente, che non hanno iscritti, gli accordi si chiudono comunque. Evidentemente quell'organizzazione sindacale - mi riferisco alla UIL - ha un peso specifico molto alto in quell'impresa. Probabilmente, la stragrande maggioranza dei lavoratori è iscritta a quell'organizzazione, ecco perché quell'accordo non si è concluso; e non conosco un rappresentante sindacale che voglia il male dei propri iscritti. Questa vicenda si iscrive, a mio avviso, in una delle peggiori vicende di gestione di risorse pubbliche effettuate in stabilimenti del Mezzogiorno.
Qui non stiamo parlando di un'azienda morta o che non c'è più, ma di un'azienda viva e vegeta, che opera sul mercato e che sta trasformando alcuni siti industriali finanziati con la legge n. 488 del 1992 in centri commerciali.
Vorrei che il Governo mi spiegasse se esista ancora la speranza di poter parlare di politica industriale nei siti che in questi anni sono stati finanziati con le risorse per il Mezzogiorno. La vicenda di Trani, da questo punto di vista, rischia di diventare emblematica di come non si fa politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Boccia n. 3-00028, concernente problemi occupazionali presso lo stabilimento di Trani della Franzoni Filati Spa (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni). PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, innanzitutto credo sia opportuno evidenziare che la vicenda occupazionale della società Filatura di Trani non ha, finora, determinato una richiesta delle parti sociali al Ministero del lavoro per un incontro formale sulla situazione occupazionale della citata impresa. Tanto premesso, rispetto alle questioni poste dagli interroganti, credo sia opportuno partire dalla costituzione della società Filatura di Trani avvenuta nel 1990, quale impresa inserita nel gruppo Franzoni Filati Spa, con sede legale a Esine, in provincia di Brescia.
Nel corso dei primi anni di attività, il dato occupazionale fa registrare un andamento via via sempre più positivo, tanto che nel 1994 e nel 1998 vengono firmati accordi integrativi aziendali con la previsione dell'erogazione di indennità aggiuntive legate alla presenza e alla produttività. Il 31 dicembre 2002, la società Filatura di Trani viene fusa, per incorporazione, con la Franzoni Filati Spa, unitamente ad altre società del gruppo. Nel corso del 2005, a causa di intervenute problematiche di carattere economico, legate alla produzione e al mercato, viene sospeso il premio di produttività da attribuire ai lavoratori e la Franzoni Filati Spa fa ricorso prima al trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, nel periodo compreso tra il 21 marzo 2005 e il 21 marzo 2006, poi alla contrattazione di solidarietà, a partire da quest'ultima data e fino al 20 marzo 2008. Infine, sempre con riferimento allo stabilimento di Trani e per l'intero organico, l'azienda Franzoni Filati ha presentato presso le competenti strutture del Ministero, un programma di crisi aziendale per cessazione di attività, per il periodo dal 17 settembre 2007 al 16 settembre 2008. Il piano di gestione degli esuberi, a suo tempo presentato dall'azienda al Ministero del lavoro, prevedeva: per 8 lavoratori, il ricorso alla mobilità lunga; per 15-20 lavoratori, il trasferimento presso altre unità produttive della stessa impresa e per il rimanente personale la possibilità di rioccupazione in diversi settori. Sotto quest'ultimo profilo, cioè per quanto riguarda le iniziative più direttamente finalizzate al mantenimento dei livelli occupazionali attraverso azioni di politica attiva, risulta che la regione Puglia sta seguendo la vicenda dal maggio 2007 e che lo stesso Ministero dello sviluppo economico si è mosso in tal senso, tanto che si è tenuto un incontro, il 5 settembre 2007, presso il medesimo Ministero. Ad esso hanno preso parte i rappresentanti dell'azienda, della provincia di Bari, del comune di Trani, delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria, territoriali e le RSU.
La società, in quella sede, in quella circostanza, ha manifestato la volontà di procedere alla chiusura dello stabilimento di Trani, fondando questa scelta sull'andamento negativo del mercato e sulla crescente concorrenza dei Paesi terzi che impongono all'azienda, per ridurre i costi di produzione ed incrementare la produttività, di raggruppare l'intera produzione nel sito di Esine. La stessa società, anche al fine di preservare la stabilità occupazionale dell'area interessata, ha manifestato la propria disponibilità a concorrere, attraverso la destinazione di proprie risorse, alla realizzazione di un progetto di riconversione del sito produttivo di Trani in un centro commerciale o di servizi.
Lo scorso 31 luglio, a seguito di apposita convocazione sollecitata dalle parti, si è tenuto presso la provincia di Bari un incontro tra le organizzazioni sindacali e i responsabili della società Franzoni, al fine di pervenire ad un accordo per l'inoltro alla regione Puglia dell'istanza di concessione della cassa integrazione straordinaria in deroga e, quindi, evitare la cessazione del rapporto di lavoro per i 155 lavoratori interessati dalla procedura di mobilità di cui agli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 (procedura già avviata dalla Franzoni filati Spa in data 16 maggio 2008).
Nel corso di questa riunione - quella, appunto, del 31 luglio - dopo l'esposizione del piano da parte della società Franzoni e al termine di una lunga e tesa discussione tra le parti intervenute, l'accordo non si è raggiunto, in quanto, in particolare, un'organizzazione sindacale (UILTA-UIL) ha ritenuto inconsistente il progetto imprenditoriale presentato perché carente di un preciso piano industriale. In vero, il ricorso alla cassa integrazione in deroga avrebbe comportato una dilazione del beneficio a favore dei lavoratori, in attesa del rilascio, da parte della regione Puglia, delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione del succitato parco commerciale. Risulta comunque che le parti interessate, le istituzioni locali e il Ministero dello sviluppo economico continuino ancora a mantenere i necessari contatti al fine di pervenire quanto prima ad una soluzione positiva e definitiva della vicenda, anche in considerazione della durata limitata degli ammortizzatori sociali. PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare per cinque minuti. FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, purtroppo non sono assolutamente soddisfatto. Certamente il sottosegretario Viespoli ha ricostruito, con l'aiuto degli uffici, questa vicenda e probabilmente gli uffici, d'accordo con il Ministero dello sviluppo economico, non la hanno ricostruita nel migliore dei modi. Non a caso, infatti, l'interrogazione parlamentare n. 3-00028, presentata dal sottoscritto e dai colleghi Concia, Ria, Mastromauro, Grassi, Ginefra, Servodio e Vico, era rivolta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero del lavoro e al Ministero dello sviluppo economico.
Sottosegretario Viespoli, la vicenda della Filatura di Trani è uno di quei casi che si inserisce in quell'alto numero di vicende che caratterizzano gruppi industriali di rilevanza e di dimensioni nazionali. Certamente, sulla carta intestata la Franzoni Filati è un'azienda importante, anche storica nel suo settore, la quale ha tutt'ora 33 milioni di euro di capitale sociale interamente versato ed aveva una serie di stabilimenti in giro per l'Italia che, ad un certo momento, da quel momento di crisi in poi, dal 2005 in poi, ha gestito con gli strumenti che la normativa italiana consente, con gli ammortizzatori sociali che il Ministero del lavoro, sia nell'ultimo Governo Berlusconi che nello scorso Governo Prodi, avevano in qualche modo sostenuto, promettendo ristrutturazioni, non chiusure o riconversioni.
Di fatto, i Governi italiani hanno sostenuto questo gruppo per processi di riconversione che non sono mai avvenuti e gli stabilimenti chiusi sono stabilimenti (mi riferisco a quello di Trani) che hanno ottenuto risorse pubbliche (mi riferisco agli investimenti effettuati con la legge n. 488 del 1992) e che, ad un certo punto, hanno ottenuto risorse pubbliche - quelle sul lavoro - in relazione ad accordi firmati presso lo stesso Ministero del lavoro, i quali prevedevano una ristrutturazione industriale, a fronte di piani industriali.
La cosa imbarazzante è che il rappresentante del Ministero dello sviluppo economico, il sottosegretario Ugo Martinat che oggi non è qui, il 4 settembre scorso - e si tratta di qualcosa di oggettivamente imbarazzante, signor Presidente - ha comunicato che il Ministero si sarebbe attivato, anche sulla base di una richiesta avanzata dalla collega Carlucci, per tentare di risolvere la situazione dei lavoratori della Franzoni Filati Spa. Peccato che il primo agosto sia partita la lettera della Franzoni Filati Spa che prevedeva i licenziamenti che sono arrivati il 10 agosto scorso.
Il Governo della Repubblica, quindi, il 4 settembre ha comunicato al territorio e, quindi, ai lavoratori che ci si stava attivando per trovare una soluzione. Probabilmente il Ministero dello sviluppo economico non sapeva di cosa si stesse parlando e ciò ha provocato disorientamento, perché ci sono 160 famiglie che oggi sono di fatto in mobilità, e nessuno si è reso conto che in realtà queste famiglie, questi padri di famiglia, queste persone avevano ricevuto una lettera di licenziamento un mese prima.
Quello che le è stato detto purtroppo non corrisponde al vero perché non è la regione Puglia che deve occuparsi del problema legato ad una trasformazione in centro commerciale di quello che è stato un sito industriale finanziato con fondi della legge 19 dicembre 1992, n. 488, e quindi concentrati sul Mezzogiorno. La richiesta della regione Puglia è di fatto inaccettabile e comunque la regione Puglia, da quello che ci dice, la sta valutando all'interno di un quadro di sviluppo commerciale che certamente non prevedeva questo sito. Quando poi si afferma, me lo consenta, un po' strumentalmente che non tutte le organizzazioni sindacali non erano d'accordo, lei mi insegna che quando ci sono organizzazioni sindacali in disaccordo che non hanno...
PRESIDENTE. La prego di concludere. FRANCESCO BOCCIA... concludo signor Presidente, che non hanno iscritti, gli accordi si chiudono comunque. Evidentemente quell'organizzazione sindacale - mi riferisco alla UIL - ha un peso specifico molto alto in quell'impresa. Probabilmente, la stragrande maggioranza dei lavoratori è iscritta a quell'organizzazione, ecco perché quell'accordo non si è concluso; e non conosco un rappresentante sindacale che voglia il male dei propri iscritti. Questa vicenda si iscrive, a mio avviso, in una delle peggiori vicende di gestione di risorse pubbliche effettuate in stabilimenti del Mezzogiorno.
Qui non stiamo parlando di un'azienda morta o che non c'è più, ma di un'azienda viva e vegeta, che opera sul mercato e che sta trasformando alcuni siti industriali finanziati con la legge n. 488 del 1992 in centri commerciali.
Vorrei che il Governo mi spiegasse se esista ancora la speranza di poter parlare di politica industriale nei siti che in questi anni sono stati finanziati con le risorse per il Mezzogiorno. La vicenda di Trani, da questo punto di vista, rischia di diventare emblematica di come non si fa politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).