Fondaco dei Longobardi, il Movimento 5 Stelle attende risposte

Le consigliere Di Lernia e Papagni attendono da un mese la risposta di sindaco e Cirillo

mercoledì 9 marzo 2016 16.55
Il Fondaco dei Longobardi torna al centro del dibattito politico: dopo anni di annunci e passi indietro, il palazzo, che è per buona parte di proprietà pubblica, attende ancora dei lavori di ristrutturazione e di recupero importanti. A interrogarsi sul futuro dell'immobile sono state le consigliere del Movimento 5 Stelle, Antonella Papagni e Luisa Di Lernia.

«In data 11 febbraio - esordiscono Di Lernia e Papagni - avevamo protocollato una interrogazione a risposta scritta indirizzandola al Sindaco ma soprattutto al Consigliere Comunale Luigi Cirillo, al quale da ottobre è stata attribuita la Delega al Centro Storico. Avevamo interrogato l'Amministrazione in merito alle azioni che intende intraprendere per avviare una soluzione concreta e definitiva al problema dello stabile di cui fa parte il Fondaco dei Longobardi, per mettere fine al grave pericolo per la pubblica incolumità e per valorizzare un sito distintivo del nostro centro storico. L'immobile, attualmente puntellato e transennato per "pericolo di crollo", come da segnaletica apposta sulla recinzione, risulta in parte di proprietà comunale, in parte di proprietà dell'azienda pubblica Casa di Riposo Vittorio Emanuele II, in parte di proprietà privata».

«L'unica decisa azione di cui si ha recente notizia in merito - continuano - è proprio l'ordinanza del Commissario Prefettizio, datata 18 aprile 2015, che disponeva la delimitazione dell'area per pericolo di crollo. Il Fondaco rappresenta una testimonianza architettonica medievale delle nobili tradizioni marittime e commerciali della Città di Trani, una invidiabile peculiarità urbanistica come passaggio tra il porto e la piazza ed una straordinaria potenzialità per divenire, anche nell'insieme dell'intero immobile, un vivace contenitore di iniziative culturali ed eno-gastronomiche».

«Non si può amministrare immaginando solo nuovi comparti da cementare, sottraendo spazio al verde e ignorando la possibilità di recuperare e valorizzare quanto lasciato dai nostri avi. Né vanno ripetuti imperdonabili errori del recente passato proprio riguardo a quelle aree della Città che ne confermano la sua naturale vocazione turistica radicata nel suo mare e nella sua storia. Si pensi ad esempio alla insensata e triste trasformazione dell'antichissima chiesa di Sant'Antonio Abate in un esclusivo ristorante. O anche alla stessa Piazza Campo dei Longobardi, frettolosamente riqualificata senza tenere conto dei sottostanti resti di due chiese del 1300, la Chiesa di San Toma e la Chiesa di Santa Maria dell'Annunziata. È ormai trascorso un mese nell'attesa di ricevere dettagliate notizie, e siamo più che disponibili ad un confronto approfondito, ma preannunciamo che interesseremo presto della questione anche la Soprintendenza».