Franco Di Pinto: "Per non dimenticare"

Rimarrà senza nome l'ufficiale tedesco che lasciò liberi i 50 ostaggi tranesi?

giovedì 8 settembre 2005
«Sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno del 19 settembre 1946 sotto il titolo "Trani e l'occupazione tedesca" l'indimenticato corrispondente Sergio Todisco definì "giornata di terrore" quel 18 settembre 1943 quando sin dal mattino le SS "prelevarono dalle proprie case 50 pacifici cittadini, tra cui dei professionisti ed un povero prete, spingendoli in piazza Vittorio Emanuele ove li attendeva un plotone di esecuzione con due carri armati".

"Soltanto il pronto intervento dell'arcivescovo Petronelli e dell'allora sindaco cav. Pappolla riuscì, offrendo questi la propria vita, a fare desistere dall'efferato disegno criminoso il comandante tedesco che ordinò,però, la presentazione alle armi entro tre giorni di tutti gli uomini validi dai 18 ai 40 anni, per costituire reparti speciali combattenti da opporre alle truppe anglo-americane". Supefluo aggiungere che nessun tranese rispettò quell'ordine e che tanti non solo si nascosero nelle campagne e negli scantinati, ma arrivarono sino a Bari ad avvertire dell'accaduto il Comando alleato che "provvide subito ad inviare a Trani le valorose truppe del 226° Reggimento Fanteria (due battaglioni) appartenenti alla leggendaria Divisione "Arezzo" le quali all'entrata in città furono accolte con giubilo dalla popolazione".

Dallo scorso anno questa Amministrazione Comunale presieduta dal Sindaco dr. Tarantini, in una solenne cerimonia predisposta dal Comitato Feste Civili, ha finalmente riportato nel centro della città in piazza della Repubblica la memoria storica di quell'evento riprodotto su di una lapide dove sono scolpiti i nomi dei 50 ostaggi, dei quali ormai non rimane in vita più nessuno. Di quella "giornata di terrore" furono protagonisti indiscussi i 50 ostaggi innanzitutto, l'Arcivescovo mons. Petronelli, il podestà Pappolla ed il Vicario mons. Raffaele Perrone ai quali fu dallo stesso Re Vittorio Emanuele III apposta sul petto il mese successivo in piazza XX Settembre la decorazione al Valor Militare "sul campo", ma anche l'allora segretario del Fascio cav. Antonio Bassi che si premurò in quel frangente di essere sempre accanto al Podestà per convincere l'ufficiale tedesco, e quella coraggiosa donna di nome Isabella Terafino in Quatera, ricordata nei giorni scorsi dall'ex sindaco Tamborrino, e che fu la prima ad accorrere in Arcivescovado per chiedere l'intervento immediato dell'arcivescovo il quale, come tutti sappiamo, rispose prontamente.

Ma è altrettanto vero che senza un diverso ordine del comandante tedesco quella giornata a Trani, come avvenne in altre parti d'Italia, si sarebbe potuta concludere tragicamente lasciando sul terreno 50 vittime innocenti. Ma chi era quel comandante tedesco ed è vero che fu ucciso pochi giorni dopo dai suoi stessi commilitoni nel fossato del Castello di Barletta? Molto si è scritto a riguardo, e molte ricerche sono state fatte sia da singoli studiosi di storia locale di Trani e di Barletta, sia dalla stessa Amministrazione Comunale di Trani: al Sindaco Tamborrino giunse risposta ufficiale dell'Ambasciata tedesca in Italia che nessuno era in grado di poter affermare chi fosse quel comandante e quale fosse il suo nome.

Ora, una ulteriore ed autorevole conferma giunge dall'Ufficio per gli Affari Militari del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica che nello scorso 4 luglio 2005 ha risposta ad una esplicita e documentata richiesta in tal senso avanzata dal concittadino Leonardo Sabba, residente a Trani in via S.Gervasio 85, da sempre appassionato di questo evento storico che potrebbe secondo lui, divenire anche oggetto di una fiction televisiva o cinematografica, dal momento che la Rai ne sta riproponendo molte di quel periodo storico.

Ebbene, lo scorso 19 luglio 2005 il Direttore della Segreteria dell'Ufficio Affari Militari della Presidenza della Repubblica ha risposto così al sig.Leonardo Sabba:"Spiace doverLe comunicare che, pur avendo interpellato le varie articolazioni dei Dicasteri della Difesa e degli Esteri, non si è pervenuti ad alcun elemento utile per l'identificazione dell'Ufficiale tedesco di cui trattasi". E conclude definendo quello di Trani "uno degli episodi che hanno contribuito alla nascita della nostra Repubblica".

E a riprova di quanto affermato, viene allegata la documentazione pervenuta dall'Ufficio Affari Generali dello Stato Maggiore della Difesa e dall'Ufficio dell'Addetto per la Difesa dell'Ambasciata Italiana di Berlino (è allegato il testo originale in tedesco).. Non solo, ma viene anche allegata la documentazione pervenuta dall'Ufficio Informazioni Storia Militare Tedesca di Emmendigen e dall'Archivio Militare Federale di Friburgo dove è testualmente scritto che " I documenti esistenti della ex "Wehrmacht (Forze Armate Tedesche del Terzo Reich) sono pieni di lacune" e che " mancano le fonti in quanto sono andate perdute nelle successive battaglie", e che,in ogni caso, per fare documentate ricerche " è assolutamente necessario indicare, per le ricerche, anche la data ed il luogo di nascita", dati che sino ad oggi non è stato mai possibile conoscere malgrado le ricerche di Raffaello Piracci a Trani e di mons. Damato a Barletta, ricerche che poi furono portate avanti anche da Mario Schiralli che ne scrisse sin dal '56 sempre sulla Gazzetta e da Peppino Savasta a Barletta.

Ci fu un periodo in cui molti identificarono quell'ufficiale tedesco in quel personaggio descritto da mons. Damato nel suo libro sull'occupazione tedesca a Barletta a pag.354 che così testualmente lo ricorda, come riportato da Renato Russo sul mensile barlettano "IL Fieramosca del marzo 2004: "Ielo Webl Will Wagner: g.f.matric.05811, ferito l'112 settembre 1943 sulla via provinciale Andria Barletta, deceduto il 14 a Barletta durante l'occupazione tedesca e sepolto a destra avanti all'entrata del nostro Castello Svevo con croce ed elmetto. Il 27 detto mese esumato e sepolto nel nostro Cimitero". Di qui –aggiunge il dr.Russo- sarebbe poi stato esumato e trasferito nel cimitero militare di Montecasasino, accanto ai suoi commilitoni morti nel corso della seconda guerra mondiale.

Ma – si chiedeva lo storico barlettano- se questo giovane soldato,come asserisce il Damato, era morto il 14 settembre, come poteva essere l'eroe di un episodio che si sarebbe verificato quattro giorni dopo? Dunque, doveva trattarsi di un altro graduato".

Certo, è che sino ad oggi non si è stati ancora in grado di svelare l'identità di quel "giovane e biondo soldato tedesco di religione cattolica" che oggi il sig. Sabba paragona addirittura ad un Salvo D'Acquisto in versione tedesca. Certo è che, senza la sua magnanimità e generosità, quell'episodio sarebbe diventato una tragica strage, così come è certo che l'ufficiale fosse consapevole dei rischi e delle conseguenze di quel suo gesto. A lui quei 50 ostaggi tranesi dovranno eterna gratitudine e ,con loro, l'intera città.

Perciò anche lui, oggi, dopo 62 anni dall'evento, merita un giusto posto nella memoria e nella riconoscenza collettiva di questa città per non dimenticare. Non sembri azzardata la proposta di una "Via dell'ufficiale Tedesco che salvò i 50 ostaggi tranesi". Perché ormai quell'episodio storico va rivissuto nella sua interezza e senza lacune.»

Franco Di Pinto