Frangisole a Sant’Antuono: «Si continua a cancellare la storia»
Il circolo di Legambiente denuncia l’ennesimo intervento al fortino
sabato 25 luglio 2009
Il circolo di Legambiente denuncia l'ennesimo intervento realizzato dall'imprenditore che ha già trasformato la chiesa in un ristorante: «Su una terrazza antistante la fortificazione medioevale (XII secolo) che ingloba il Fortino a guardia del porto di Trani, i gestori del ristorante, hanno realizzato una moderna struttura frangisole che ne offusca parzialmente l'ormai eclissato bastione.
Dopo aver denunciato negli anni scorsi gli interventi edili in corso per la ristrutturazione della struttura, finalizzata proprio alla realizzazione di un ristorante, ora Legambiente esprime lo sdegno per il susseguirsi di interventi che, oltre a sottrarre alla collettività l'uso pubblico delle terrazze, nascondono alla vista il Fortino che ingloba la Chiesa di Sant'Antuono.
Forse il nostro parere conta poco perché non abbiamo le blasonate conoscenze per apprezzare le fattezze stilistico- architettoniche, ma il gazebo realizzato ci sembra alquanto grossolano al punto da eguagliare l'enigmatica e posticcia canna fumaria a servizio delle cucine sottostanti. Comunque, ne siamo certi, le moderne vetrate che recingono la chiesa, l'artefatta canna fumaria, l'avveniristico gazebo, stridono marcatamente con la severità storica e l'importanza testimoniale del luogo. Adesso ci sembra più comprensibile il criptico motivo che ha indotto ad assegnare il nome delle lampare al ristorante: infatti, ci vorrebbero tante luminose ‘lampare' per riconoscere il preesistente bene storico-culturale». La storia del ristorante nella Chiesa di Sant'Antuono si arricchisce, dunque, di un'ulteriore episodio dopo la sconcertante ammissione della Curia Arcivescovile sulla persistente sacralità della tempio, vista che lo stesso non è mai stato sconsacrato.
«E' ancora più stupefacente - continuano i soci della Legambiente Trani - rilevare che questa dichiarazione sia avvenuta a distanza di tre anni dall'inizio dei lavori, ossia con il ristorante in attività. La posizione, la cornice storica, le bianche terrazze in pietra calcarea che contornano il fortino saranno fruibili, probabilmente, solo dai fortunati avventori del nuovo esercizio che ne beneficeranno al posto dell'intera cittadinanza e dei turisti». Altrettanto amara è la conclusione. «Siamo ormai preparati e rassegati a tutto», dicono ancora i soci della Legambiente. «Il prossimo affare, sempre per vantaggiosi motivi di bilancio, potrebbe essere un disco-pub all'interno della Cattedrale romanica. Non ci stupiremmo se anche in tale circostanza, amministrazione comunale, Soprintendenza e Curia Arcivescovile dessero, in assenza di un esplicito e chiaro diniego, il loro implicito consenso. Magari anche con una santa e amorevole benedizione il giorno dell'inaugurazione».
Dopo aver denunciato negli anni scorsi gli interventi edili in corso per la ristrutturazione della struttura, finalizzata proprio alla realizzazione di un ristorante, ora Legambiente esprime lo sdegno per il susseguirsi di interventi che, oltre a sottrarre alla collettività l'uso pubblico delle terrazze, nascondono alla vista il Fortino che ingloba la Chiesa di Sant'Antuono.
Forse il nostro parere conta poco perché non abbiamo le blasonate conoscenze per apprezzare le fattezze stilistico- architettoniche, ma il gazebo realizzato ci sembra alquanto grossolano al punto da eguagliare l'enigmatica e posticcia canna fumaria a servizio delle cucine sottostanti. Comunque, ne siamo certi, le moderne vetrate che recingono la chiesa, l'artefatta canna fumaria, l'avveniristico gazebo, stridono marcatamente con la severità storica e l'importanza testimoniale del luogo. Adesso ci sembra più comprensibile il criptico motivo che ha indotto ad assegnare il nome delle lampare al ristorante: infatti, ci vorrebbero tante luminose ‘lampare' per riconoscere il preesistente bene storico-culturale». La storia del ristorante nella Chiesa di Sant'Antuono si arricchisce, dunque, di un'ulteriore episodio dopo la sconcertante ammissione della Curia Arcivescovile sulla persistente sacralità della tempio, vista che lo stesso non è mai stato sconsacrato.
«E' ancora più stupefacente - continuano i soci della Legambiente Trani - rilevare che questa dichiarazione sia avvenuta a distanza di tre anni dall'inizio dei lavori, ossia con il ristorante in attività. La posizione, la cornice storica, le bianche terrazze in pietra calcarea che contornano il fortino saranno fruibili, probabilmente, solo dai fortunati avventori del nuovo esercizio che ne beneficeranno al posto dell'intera cittadinanza e dei turisti». Altrettanto amara è la conclusione. «Siamo ormai preparati e rassegati a tutto», dicono ancora i soci della Legambiente. «Il prossimo affare, sempre per vantaggiosi motivi di bilancio, potrebbe essere un disco-pub all'interno della Cattedrale romanica. Non ci stupiremmo se anche in tale circostanza, amministrazione comunale, Soprintendenza e Curia Arcivescovile dessero, in assenza di un esplicito e chiaro diniego, il loro implicito consenso. Magari anche con una santa e amorevole benedizione il giorno dell'inaugurazione».