Franzoni, siamo ai titoli di coda
Diventata effettiva la procedura di licenziamento
martedì 26 agosto 2008
Mancati i presupposti del progetto di riconversione, allo scadere della cassa integrazione straordinaria, è diventata effettiva la procedura di licenziamento per i 155 dipendenti della Franzoni filati di Trani.
«La Franzoni filati è sempre stata ed è priva di progetti e questo ha portato al dramma che i lavoratori stanno vivendo mentre Femca Cisl e Filtea Cgil continuano, diabolicamente, ad appellarsi ad un accordo che ha fallito i suoi obiettivi». Questo il commento di Luigi Mesaroli, segretario regionale Uilta Uil, in merito alla mancata attuazione dell'accordo tra azienda e gli altri due sindacati confederali in merito al progetto di riconversione dello stabilimento che produceva filati, a Trani. Unica condizione, questa, secondo quell'accordo, siglato al ministero delle attività produttive a settembre 2007, per consentire la ricollocazione professionale dei 155 dipendenti di Franzoni filati, in una attività di carattere commerciale, grazie ad una intesa tra gruppo Franzoni e un altro soggetto, la Coop 7. «Quest'ultima però - spiega Mesaroli - vincolava la fattibilità della realizzazione di un parco commerciale alla garanzia preventiva delle licenze e delle autorizzazioni da parte della regione Puglia che, dal canto suo, l'ente non ha mai fornito, non potendo farlo, visto che l'ultimo piano del commercio era già redatto e le nuove aperture già previste e complete».
Franzoni e Coop7, insomma, avrebbero dovuto creare un nuovo soggetto societario (85% delle quote a Coop7 e 15% a Franzoni) e così avrebbero dovuto dar vita al progetto imprenditoriale di riconversione. "Questo non sarbebe stato possibile - aggiunge Mesaroli - perché Franzoni ha usufruìito dei finanziamenti della legge 488 e questo vincola un'azienda, oltre al fatto che in quell'area, la zona industiale di Trani, non sono previsti insediamenti commerciali. Lo stesso assessore regionale al lavoro, Marco Barbieri aveva chiarito l'impossibilità di concretizzare tale progetto di riconversione. Noi crediamo che l'unica possibilità occupazionale nell'area dello stabilimento - prosegue il rappresentante della Uil - sia di natura industriale e vogliamo che, a partire da questa vertenza, si lotti per ottenere il riconoscimento di area di crisi. Non permetteremo altri illusionismi - conclude - e ci appelliamo al dicastero del Mezzogiorno affinché articoli insieme a noi un tavolo di lavoro che parta da questa emblematica vicenda e dia prova delle sue capacità e potenzialità».
«La Franzoni filati è sempre stata ed è priva di progetti e questo ha portato al dramma che i lavoratori stanno vivendo mentre Femca Cisl e Filtea Cgil continuano, diabolicamente, ad appellarsi ad un accordo che ha fallito i suoi obiettivi». Questo il commento di Luigi Mesaroli, segretario regionale Uilta Uil, in merito alla mancata attuazione dell'accordo tra azienda e gli altri due sindacati confederali in merito al progetto di riconversione dello stabilimento che produceva filati, a Trani. Unica condizione, questa, secondo quell'accordo, siglato al ministero delle attività produttive a settembre 2007, per consentire la ricollocazione professionale dei 155 dipendenti di Franzoni filati, in una attività di carattere commerciale, grazie ad una intesa tra gruppo Franzoni e un altro soggetto, la Coop 7. «Quest'ultima però - spiega Mesaroli - vincolava la fattibilità della realizzazione di un parco commerciale alla garanzia preventiva delle licenze e delle autorizzazioni da parte della regione Puglia che, dal canto suo, l'ente non ha mai fornito, non potendo farlo, visto che l'ultimo piano del commercio era già redatto e le nuove aperture già previste e complete».
Franzoni e Coop7, insomma, avrebbero dovuto creare un nuovo soggetto societario (85% delle quote a Coop7 e 15% a Franzoni) e così avrebbero dovuto dar vita al progetto imprenditoriale di riconversione. "Questo non sarbebe stato possibile - aggiunge Mesaroli - perché Franzoni ha usufruìito dei finanziamenti della legge 488 e questo vincola un'azienda, oltre al fatto che in quell'area, la zona industiale di Trani, non sono previsti insediamenti commerciali. Lo stesso assessore regionale al lavoro, Marco Barbieri aveva chiarito l'impossibilità di concretizzare tale progetto di riconversione. Noi crediamo che l'unica possibilità occupazionale nell'area dello stabilimento - prosegue il rappresentante della Uil - sia di natura industriale e vogliamo che, a partire da questa vertenza, si lotti per ottenere il riconoscimento di area di crisi. Non permetteremo altri illusionismi - conclude - e ci appelliamo al dicastero del Mezzogiorno affinché articoli insieme a noi un tavolo di lavoro che parta da questa emblematica vicenda e dia prova delle sue capacità e potenzialità».