Gettone di presenza, a Trani arriva la stangata
La Corte dei Conti chiede un maxi risarcimento di 673mila euro
domenica 11 ottobre 2009
Una stangata. La Corte dei Conti si è pronunciata in merito all'ipotesi di danno erariale per l'aumento delle indennità di funzione e dei gettoni presenza dei consiglieri comunali di Trani, chiedendo un maxi risarcimento di 673 mila euro a consiglieri, dirigenti e revisori comunali.
Sono chiamati alla restituzione di 182.312,02 (pari alla differenza tra gli importi dell'indennità corrisposti e quelli spettanti per legge) i 16 consiglieri che votarono la delibera di Consiglio comunale del 2003 con cui si aumentarono le indennità di funzione ed i gettoni di presenza per le sedute di Consiglio e le commissioni consiliari, i 3 componenti del collegio dei Revisori che espressero parere favorevole alla proposta di deliberazione ed il dirigente comunale che fornì il parere di regolarità tecnica.
Sono chiamati al risarcimento, i consiglieri Francesco Basso, Emanuele Cozzoli, Giuseppe De Simone, Giuseppe di Marzio, Stefano Di Modugno, Giuseppe Claudio Erriquez, Roberto Gargiuolo, Carlo Laurora, Leonardo Marinaro, Claudio Novelli, Domenico Palumbo, Francesco Pizzichillo, Luigi Nicola Riserbato, Domenico Triminì, Mario Troysi e Michele Lops, i tre revisori Carmelo Cozzoli, Nicola Pappolla (attuale assessore) e Vincenzo Santorsola ed il dirigente della ripartizione Vittorio Monterisi. Queste venti persone pagano per tutti l'aumento del gettone a 102 euro. La cifra di 182mila euro va divisa per il numero degli imputati: 9100 euro a cranio.
Ben più pesante la cifra risarcitoria chiesta al dirigente della prima ripartizione Antonio Modugno, sottoscrittore delle due determinazioni dirigenziali del 2006 e del 2007 con cui si equiparò l'indennità dei consiglieri di Trani a quella dei Comuni capoluogo di provincia (con aumento del gettone da 102 euro a 128 euro prima e 142 poi): la Corte dei Conti gli chiede la cifra di 490.962,32 euro (quasi 1 miliardo di vecchie lire) con riferimento al danno prodotto dal mese di aprile 2006 sino al mese di marzo 2009. Per la Corte dei Conti, questi due provvedimenti firmati da Modugno, presentano profili di illegittimità considerato che, sotto il profilo amministrativo, la nuova provincia, seppur formalmente istituita nel 2004, è diventata operativa soltanto ora con l'insediamento del Consiglio provinciale. «Si è nella convinzione – si legge nelle deduzioni della Corte dei Conti – che un esame neanche particolarmente accorto della normativa di riferimento avrebbe facilmente rivelato l'illegittimità e la potenzialità lesiva delle due determinazioni. Da qui la convinzione che l'operato del dr. Antonio Modugno evidenzi una disaccortezza ed un'approssimazione particolarmente gravi nel valutare le norme».
LE MOTIVAZIONI GENERALI – Per la Corte dei Conti nelle condotte di tutti gli imputati, appare indiscutibile la sussistenza dell'elemento psicologico della colpa grave. «Si ritiene che la condotta degli imputati sia stata oltremodo negligente sebbene in sede di discussione alcuni consiglieri avevano evidenziato l'inopportunità (Pina Chiarello) e l'illegittimità (Roberto Visibelli) della deliberazione e la necessità di riparametrare la determinazione dell'indennità, ponendo come necessario un confronto ed un approfondimento della questione. Ne consegue che, se pure il limite del 20% stabilito dal decreto poteva indurre i consiglieri a ritenere legittimo un aumento complessivo entro quel limite, la discussione sul punto sollecitata dagli altri consiglieri avrebbe dovuto indurre a un approfondimento che nei fatti è mancato. A ciò si aggiunga che la questione rivestiva un'importanza particolare attese le conseguenze rilevanti sul piano della spesa dell'Ente».
Adesso consiglieri, revisori e dirigenti dovranno fornire le proprie deduzioni nei prossimi trenta giorni per cercare di evitare di dover mettere mano al portafogli.
Sono chiamati alla restituzione di 182.312,02 (pari alla differenza tra gli importi dell'indennità corrisposti e quelli spettanti per legge) i 16 consiglieri che votarono la delibera di Consiglio comunale del 2003 con cui si aumentarono le indennità di funzione ed i gettoni di presenza per le sedute di Consiglio e le commissioni consiliari, i 3 componenti del collegio dei Revisori che espressero parere favorevole alla proposta di deliberazione ed il dirigente comunale che fornì il parere di regolarità tecnica.
Sono chiamati al risarcimento, i consiglieri Francesco Basso, Emanuele Cozzoli, Giuseppe De Simone, Giuseppe di Marzio, Stefano Di Modugno, Giuseppe Claudio Erriquez, Roberto Gargiuolo, Carlo Laurora, Leonardo Marinaro, Claudio Novelli, Domenico Palumbo, Francesco Pizzichillo, Luigi Nicola Riserbato, Domenico Triminì, Mario Troysi e Michele Lops, i tre revisori Carmelo Cozzoli, Nicola Pappolla (attuale assessore) e Vincenzo Santorsola ed il dirigente della ripartizione Vittorio Monterisi. Queste venti persone pagano per tutti l'aumento del gettone a 102 euro. La cifra di 182mila euro va divisa per il numero degli imputati: 9100 euro a cranio.
Ben più pesante la cifra risarcitoria chiesta al dirigente della prima ripartizione Antonio Modugno, sottoscrittore delle due determinazioni dirigenziali del 2006 e del 2007 con cui si equiparò l'indennità dei consiglieri di Trani a quella dei Comuni capoluogo di provincia (con aumento del gettone da 102 euro a 128 euro prima e 142 poi): la Corte dei Conti gli chiede la cifra di 490.962,32 euro (quasi 1 miliardo di vecchie lire) con riferimento al danno prodotto dal mese di aprile 2006 sino al mese di marzo 2009. Per la Corte dei Conti, questi due provvedimenti firmati da Modugno, presentano profili di illegittimità considerato che, sotto il profilo amministrativo, la nuova provincia, seppur formalmente istituita nel 2004, è diventata operativa soltanto ora con l'insediamento del Consiglio provinciale. «Si è nella convinzione – si legge nelle deduzioni della Corte dei Conti – che un esame neanche particolarmente accorto della normativa di riferimento avrebbe facilmente rivelato l'illegittimità e la potenzialità lesiva delle due determinazioni. Da qui la convinzione che l'operato del dr. Antonio Modugno evidenzi una disaccortezza ed un'approssimazione particolarmente gravi nel valutare le norme».
LE MOTIVAZIONI GENERALI – Per la Corte dei Conti nelle condotte di tutti gli imputati, appare indiscutibile la sussistenza dell'elemento psicologico della colpa grave. «Si ritiene che la condotta degli imputati sia stata oltremodo negligente sebbene in sede di discussione alcuni consiglieri avevano evidenziato l'inopportunità (Pina Chiarello) e l'illegittimità (Roberto Visibelli) della deliberazione e la necessità di riparametrare la determinazione dell'indennità, ponendo come necessario un confronto ed un approfondimento della questione. Ne consegue che, se pure il limite del 20% stabilito dal decreto poteva indurre i consiglieri a ritenere legittimo un aumento complessivo entro quel limite, la discussione sul punto sollecitata dagli altri consiglieri avrebbe dovuto indurre a un approfondimento che nei fatti è mancato. A ciò si aggiunga che la questione rivestiva un'importanza particolare attese le conseguenze rilevanti sul piano della spesa dell'Ente».
Adesso consiglieri, revisori e dirigenti dovranno fornire le proprie deduzioni nei prossimi trenta giorni per cercare di evitare di dover mettere mano al portafogli.