Giunta comunale, Nardò esplicita le motivazioni delle dimissioni
Il mancato sostegno alla programmazione culturale è stata la scintilla
martedì 25 marzo 2014
8.19
La coerenza non si baratta con una poltrona. A quasi due settimane dalle sue dimissioni dalla carica di assessore alla cultura, Salvatore Nardò si concede un'intervista televisiva in cui spiega le motivazioni del suo gesto. Preso visione della linea di partito con le dichiarazioni di Di Pinto e Pappolla dei giorni scorsi, ora tocca al diretto interessato dare la sua versione dei fatti. Una versione non discordante da quelle precedentemente ascoltate, ma più personale e specifica.
Al primo posto la programmazione a medio-lungo termine: dopo una prima fase di sintesi e di orientamento dell'attività di marketing culturale, era arrivato il momento di dare lo slancio con gli investimenti al turismo culturale. E di trarne, di conseguenza, beneficio a livello lavorativo. «Allo stato attuale, un giovane che voglia occuparsi a livello lavorativo di cultura è destinato ad andarsene - afferma mestamente Nardò, che continua - la cultura di Trani va avanti soltanto attraverso le iniziative dei privati: i Dialoghi di Trani, Trani Film Festival, la Settimana della Cultura Ebraica e così via. Bisognava, quindi, far sentire il sostegno del pubblico. E invece in sede di bilancio preventivo questa attenzione non c'è stata».
Anche il capitolo "teatro" ha incrinato la "storia d'amore" tra Nardò e il resto della Giunta. Dopo aver iniziato il percorso sulla localizzazione di un sito idoneo alla creazione di un teatro pubblico in città, l'ex assessore alla Cultura aveva iniziato un percorso di avvicinamento della città al teatro in quanto arte. Una programmazione attenta, quella proposta in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Che andava supportata dalle casse comunali e rilanciata ancor di più nella prossima stagione. Invece il taglio è stato categorico.
Nardò, che si è sempre considerato "più tecnico che politico", ha deciso di dar seguito alle minacce già paventate. All'impossibilità di condurre in porto il suo percorso, almeno nei termini da lui dettati, ha deciso di fare un passo indietro, seppur con rammarico per gli impegni presi nei confronti della cittadinanza. Non ha sbattuto la porta, semplicemente non si è piegato. E ribadisce: «Se ci fosse un passo indietro da parte dell'Amministrazione, sarei ancora pronto a offrire la mia competenza. Ma senza programmi non si va avanti». Decisione che si allinea con il passo indietro fatto dall'Adc nei confronti della maggioranza consiliare.
Scelta personale o no, poco importa. Il passo indietro fatto nell'ambito culturale si è notato da tutti i fronti. Occorre adesso mettere una pezza, prima che l'ennesima buca (figurata o meno) di Trani diventi una voragine.
Al primo posto la programmazione a medio-lungo termine: dopo una prima fase di sintesi e di orientamento dell'attività di marketing culturale, era arrivato il momento di dare lo slancio con gli investimenti al turismo culturale. E di trarne, di conseguenza, beneficio a livello lavorativo. «Allo stato attuale, un giovane che voglia occuparsi a livello lavorativo di cultura è destinato ad andarsene - afferma mestamente Nardò, che continua - la cultura di Trani va avanti soltanto attraverso le iniziative dei privati: i Dialoghi di Trani, Trani Film Festival, la Settimana della Cultura Ebraica e così via. Bisognava, quindi, far sentire il sostegno del pubblico. E invece in sede di bilancio preventivo questa attenzione non c'è stata».
Anche il capitolo "teatro" ha incrinato la "storia d'amore" tra Nardò e il resto della Giunta. Dopo aver iniziato il percorso sulla localizzazione di un sito idoneo alla creazione di un teatro pubblico in città, l'ex assessore alla Cultura aveva iniziato un percorso di avvicinamento della città al teatro in quanto arte. Una programmazione attenta, quella proposta in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Che andava supportata dalle casse comunali e rilanciata ancor di più nella prossima stagione. Invece il taglio è stato categorico.
Nardò, che si è sempre considerato "più tecnico che politico", ha deciso di dar seguito alle minacce già paventate. All'impossibilità di condurre in porto il suo percorso, almeno nei termini da lui dettati, ha deciso di fare un passo indietro, seppur con rammarico per gli impegni presi nei confronti della cittadinanza. Non ha sbattuto la porta, semplicemente non si è piegato. E ribadisce: «Se ci fosse un passo indietro da parte dell'Amministrazione, sarei ancora pronto a offrire la mia competenza. Ma senza programmi non si va avanti». Decisione che si allinea con il passo indietro fatto dall'Adc nei confronti della maggioranza consiliare.
Scelta personale o no, poco importa. Il passo indietro fatto nell'ambito culturale si è notato da tutti i fronti. Occorre adesso mettere una pezza, prima che l'ennesima buca (figurata o meno) di Trani diventi una voragine.