«I disoccupati di Trani hanno di nuovo una loro lega»
E’ stata ricostituita su iniziativa dei Comunisti Italiani
venerdì 26 giugno 2009
I disoccupati di Trani hanno di nuovo una loro lega. E' stata ricostituita su iniziativa della locale sezione dei Comunisti Italiani e conta già diverse decine di iscritti.
Cosimo Nenna, segretario del PdCI, spiega il perché di questa iniziativa ripresa dopo alcuni decenni: «Ricostituire la Lega Disoccupati è stato necessario alla luce di quello che è il reale numero dei senza lavoro che a Trani, da qualche tempo a questa parte, ha quasi toccato le cinquemila unità, un dato altamente sconcertante e preoccupante e che la dice tutta sullo stato di crisi di questa città che, da diversi anni, sembra navigare a vista, ovvero con una politica che si basa sull'improvvisazione e non certo su una seria e avveduta programmazione. Già diversi mesi prima delle ultime competizioni elettorali, da parte di un sindacato cittadino era stato lanciato l'allarme sul dilagare della disoccupazione a Trani, ma qualcuno a Palazzo evidentemente non si è affatto preoccupato, salvo poi, durante le elezioni per la Bat, uscirsene con un manifesto aberrante con il quale gli imprenditori venivano invitati a far lavorare i tranesi. Un modo come un altro per accaparrarsi qualche altro voto, visto che l'appello lanciato dal Sindaco Tarantini e dall'allora assessore Visibelli, non ha sortito alcunché di positivo. Anzi».
Le cifre presentate da Nenna sulla disoccupazione, sono preoccupanti: a fronte di 50-55 mila abitanti si contano, per ora, ben 4.800 disoccupati, poco meno del 10% della popolazione laddove si consideri che non tutti quelli senza lavoro si sono iscritti presso l'ufficio di collocamento. La "mappa" della disoccupazione tranese abbraccia quasi tutti i settori lavorativi: la "fetta" più grossa è rappresentata dagli operai dei settori lapideo e calzaturiero, un tempo trainanti dell'economia cittadina. Poi vi sono gli operai generici e tantissimi giovani, soprattutto fra i neo laureati.
«Ogni giorno, sia presso la sede dei Comunisti italiani che di alcuni sindacati, si assiste ad un continuo andirivieni di gente disperata che non riesce a sbarcare il lunario. I vari cantieri edili espongono sempre il solito cartello "personale al completo", ma poi vai a scoprire che la maggior parte della mano d'opera non è locale, ma proviene dai paesi viciniori. Gli altri settori lavorativi non stanno meglio: esercizi commerciali che aprono e chiudono nel giro di qualche mese, di industrie neanche a parlarne, basta ricordarsi della San Marco Sud e, recentemente della Filatura. Lo stato di precarietà in cui si vive a Trani è dimostrabile anche dalle richieste di sussidio che pervengono giornalmente ai servizi sociali, impossibilitati peraltro a venire incontro alle esigenze dei richiedenti per mancanza di disponibilità economica.
Ripristinare la lega disoccupati è stato il primo passo necessario per formare per un nucleo compatto di lavoratori, capaci tutti insieme, di rappresentare una forza nelle sedi istituzionali. Andare a pietire il contributo comunale, massimo 100 Euro una tantum, ammesso sempre che poi venga elargito, non serve a niente. Così si i calpesta solo la dignità delle persone che cercano altre strade per trovare il modo di sopravvivere. I recenti casi di indigenza conclamata venuti alla cronaca dimostrano quanto pesante sia la situazione di Trani».
Cosimo Nenna, segretario del PdCI, spiega il perché di questa iniziativa ripresa dopo alcuni decenni: «Ricostituire la Lega Disoccupati è stato necessario alla luce di quello che è il reale numero dei senza lavoro che a Trani, da qualche tempo a questa parte, ha quasi toccato le cinquemila unità, un dato altamente sconcertante e preoccupante e che la dice tutta sullo stato di crisi di questa città che, da diversi anni, sembra navigare a vista, ovvero con una politica che si basa sull'improvvisazione e non certo su una seria e avveduta programmazione. Già diversi mesi prima delle ultime competizioni elettorali, da parte di un sindacato cittadino era stato lanciato l'allarme sul dilagare della disoccupazione a Trani, ma qualcuno a Palazzo evidentemente non si è affatto preoccupato, salvo poi, durante le elezioni per la Bat, uscirsene con un manifesto aberrante con il quale gli imprenditori venivano invitati a far lavorare i tranesi. Un modo come un altro per accaparrarsi qualche altro voto, visto che l'appello lanciato dal Sindaco Tarantini e dall'allora assessore Visibelli, non ha sortito alcunché di positivo. Anzi».
Le cifre presentate da Nenna sulla disoccupazione, sono preoccupanti: a fronte di 50-55 mila abitanti si contano, per ora, ben 4.800 disoccupati, poco meno del 10% della popolazione laddove si consideri che non tutti quelli senza lavoro si sono iscritti presso l'ufficio di collocamento. La "mappa" della disoccupazione tranese abbraccia quasi tutti i settori lavorativi: la "fetta" più grossa è rappresentata dagli operai dei settori lapideo e calzaturiero, un tempo trainanti dell'economia cittadina. Poi vi sono gli operai generici e tantissimi giovani, soprattutto fra i neo laureati.
«Ogni giorno, sia presso la sede dei Comunisti italiani che di alcuni sindacati, si assiste ad un continuo andirivieni di gente disperata che non riesce a sbarcare il lunario. I vari cantieri edili espongono sempre il solito cartello "personale al completo", ma poi vai a scoprire che la maggior parte della mano d'opera non è locale, ma proviene dai paesi viciniori. Gli altri settori lavorativi non stanno meglio: esercizi commerciali che aprono e chiudono nel giro di qualche mese, di industrie neanche a parlarne, basta ricordarsi della San Marco Sud e, recentemente della Filatura. Lo stato di precarietà in cui si vive a Trani è dimostrabile anche dalle richieste di sussidio che pervengono giornalmente ai servizi sociali, impossibilitati peraltro a venire incontro alle esigenze dei richiedenti per mancanza di disponibilità economica.
Ripristinare la lega disoccupati è stato il primo passo necessario per formare per un nucleo compatto di lavoratori, capaci tutti insieme, di rappresentare una forza nelle sedi istituzionali. Andare a pietire il contributo comunale, massimo 100 Euro una tantum, ammesso sempre che poi venga elargito, non serve a niente. Così si i calpesta solo la dignità delle persone che cercano altre strade per trovare il modo di sopravvivere. I recenti casi di indigenza conclamata venuti alla cronaca dimostrano quanto pesante sia la situazione di Trani».