I mulini al vento, secondo appuntamento
Domenica all'insegna del teatro: in scena una compagnia di Bari. La rassegna è curata da Marluna teatro
domenica 12 febbraio 2012
13.28
Secondo appuntamento della rassegna teatrale "I mulini al vento" organizzata, nella sala de La Maria del porto, dall'associazione tranese Marluna Teatro che ha ideato un doppio segmento (poesia e recitazione) dedicato alle compagnie teatrali ed agli artisti emergenti del territorio per dar loro la possibilità di presentare lavori inediti. Alle 19.30 la compagnia Fibre parallele di Bari presenta lo spettacolo "2.Due" di Licia Lanera e Riccardo Spagnuolo (prenotazione obbligatoria al 340/1649365).
La sinossi è coinvolgente. In una piccola stanza bianca c'è una donna dalle profonde occhiaie e dai capelli rossi. E' vestita di bianco e cammina su dei tacchi alti. A metà tra un'infermiera e il vestito della prima comunione. Confinata tra quattro pareti, in uno spazio immaginario, della mente, c'è quello che rimane della vita di una donna, la cui storia d'amore è finita con un addio. Lui l'ha lasciata per un altro uomo, lei lo ammazza. E' un ritorno al massacro, in cui la narrazione si fonde con l'azione scenica e il bianco della purezza e dell'infermità si confonde con il nero della cronaca. Il rosso sta per il sangue. Il vero racconto riguarda un momento, quello del forchettone che la donna pianta nel collo dell'amato, senza pietà alcuna: inizia così la lotta esasperata tra la vita e la morte, che si conclude con l'annientamento finale. Lei non risparmia un dettaglio dell'assassinio, con brutale lucidità ricostruisce le sensazioni, le immagini, i respiri agonizzanti della vittima, le sue ultime forze, gli occhi vitrei.
La recitazione è abolita: il testo, scomposto e sincopato, viene trasmesso dall'attrice attraverso una robotica sonnolenza, algida e asettica. L'uso del microfono rende ancora più dichiarato questo straniamento. Una sorta di incubo splatter costruito sui brutali racconti di noti assassini, uno fra tutti Luigi Chiatti. Ciò che colpisce maggiormente è la lucidità ostentata nel raccontare degli eventi così gravi, la loro leggerezza, l'inconsapevolezza infantile, di fronte agli occhi attoniti dei parenti delle vittime. E' l'inquietante straniamento di chi ragione non ha. E' il muto grido di chi ha perso se stesso nella sua follia.
Fibre Parallele, compagnia proveniente da Bari, stupisce per la maturità creativa a dispetto della giovanissima età dei fondatori (entrambi under30). E' composta - nel suo nucleo creativo - da Licia Lanera e Riccardo Spagnuolo. Attiva dal 2005, ha all'attivo spettacoli che hanno meritato la fama dei migliori palcoscenici italiani, grazie a uno stile peculiare frutto di dissacrante ironia, a un uso degli appararti scenici e drammaturgici che non conosce noia e ripetizione nel panorama attuale, e a tanto, tantissimo lavoro di sala.
La sinossi è coinvolgente. In una piccola stanza bianca c'è una donna dalle profonde occhiaie e dai capelli rossi. E' vestita di bianco e cammina su dei tacchi alti. A metà tra un'infermiera e il vestito della prima comunione. Confinata tra quattro pareti, in uno spazio immaginario, della mente, c'è quello che rimane della vita di una donna, la cui storia d'amore è finita con un addio. Lui l'ha lasciata per un altro uomo, lei lo ammazza. E' un ritorno al massacro, in cui la narrazione si fonde con l'azione scenica e il bianco della purezza e dell'infermità si confonde con il nero della cronaca. Il rosso sta per il sangue. Il vero racconto riguarda un momento, quello del forchettone che la donna pianta nel collo dell'amato, senza pietà alcuna: inizia così la lotta esasperata tra la vita e la morte, che si conclude con l'annientamento finale. Lei non risparmia un dettaglio dell'assassinio, con brutale lucidità ricostruisce le sensazioni, le immagini, i respiri agonizzanti della vittima, le sue ultime forze, gli occhi vitrei.
La recitazione è abolita: il testo, scomposto e sincopato, viene trasmesso dall'attrice attraverso una robotica sonnolenza, algida e asettica. L'uso del microfono rende ancora più dichiarato questo straniamento. Una sorta di incubo splatter costruito sui brutali racconti di noti assassini, uno fra tutti Luigi Chiatti. Ciò che colpisce maggiormente è la lucidità ostentata nel raccontare degli eventi così gravi, la loro leggerezza, l'inconsapevolezza infantile, di fronte agli occhi attoniti dei parenti delle vittime. E' l'inquietante straniamento di chi ragione non ha. E' il muto grido di chi ha perso se stesso nella sua follia.
Fibre Parallele, compagnia proveniente da Bari, stupisce per la maturità creativa a dispetto della giovanissima età dei fondatori (entrambi under30). E' composta - nel suo nucleo creativo - da Licia Lanera e Riccardo Spagnuolo. Attiva dal 2005, ha all'attivo spettacoli che hanno meritato la fama dei migliori palcoscenici italiani, grazie a uno stile peculiare frutto di dissacrante ironia, a un uso degli appararti scenici e drammaturgici che non conosce noia e ripetizione nel panorama attuale, e a tanto, tantissimo lavoro di sala.