"Il Miracolo di Greccio", la poesia di Ungaro donata al Papa
Un componimento ispirato a San Francesco d'Assisi e gratificato da Papa Francesco
giovedì 25 dicembre 2014
7.18
"Caro Papa Francesco". Anche quest'anno, in occasione del Natale, il professor Filippo Ungaro, molto apprezzato dalla comunità tranese e noto soprattutto in Puglia e nel Molise per i suoi interventi critici e le sue prefazioni ad opere letterarie, ha composto una poesia dal titolo "Il Miracolo di Greccio". Il componimento, ispirato a San Francesco d'Assisi, creatore del primo presepe che la storia ricordi, è stato donato a Papa Francesco e gratificato dallo stesso con una "Pontificio Benedictio".
Una breve poesia, come ha chiarito l'autore, strutturata con quartine a rima alternata, "in segno simbolico delle alterne vicende della storia, nel cui contesto la Natività costituisce un punto essenziale di riferimento per la realtà trascendentale del genere umano". Le strofe sono sette, in poetica linea con le sette Virtù Teologali e Cardinali, le quali, se ben praticate, aiutano l'umanità errante a ritrovare il Bambino di Betlemme. Il componimento presenta, inoltre, l'acrostico verticale "G.R.E.C.C.I.O.".
A rendere noto il componimento è lo scrittore tranese, Domenico Valente. «La poesia è nella letteratura espressione artistica elevata, capace di trasformare le percezioni più profonde dell'autore in una carica emozionale tale che neanche l'animo più gretto riesce ad essere indifferente. In un magro periodo come quello che stiamo vivendo, soprattutto alla luce degli ultimi fatti di cronaca giudiziaria, arriva, e ben gradito, il messaggio augurale del professor Filippo Ungaro che, con sano spirito cristiano, egli condivide con tutti i suoi concittadini, auspicando una ri-nascita (tale è il Natale) di una cultura ispirata dai sani principi morali».
Il Natale di Greccio
Già l'ombre s'appressavano della Sacra Notte,
quando, desioso di nunziato e novo portento,
di pastori folto uno stuolo, in sparse frotte,
dalle convalli all'eremo in cor iva contento.
Rigor dell'ultimo mese raggelava i loro visi,
ma foco d'amor era in quell'anfratto roccioso
della reatina altura, ove il Poverello d'Assisi
con frate Giovanni la greppia pose premuroso.
E di vil panno un involto messo sulla paglia,
di Gesù disse il Frate e di sua Famiglia dolce,
con la mistica pace ch'ogni creatura abbaglia
e di beatitudine immensa l'anima rapita molce.
Canti gaudiosi e non picciola lode al Signore
verso le vivide stelle spiravano in devozione,
mentre gloria rendeva Francesco al Salvatore
ed all'Eucaristia meditava in contemplazione.
Ciascun dei presenti d'estasi cadde nell'incanto
ed a tal altro, omo di fé e di virtù compìto,
di veder parve in culla un Pupo vero e Santo,
di real stampo e tra Cori d'Angioli assopito.
Il Serafico in braccio prese il Divin Amore,
con leve gesto lo destò dal celestiale riposo,
presso il bue e l'asinello gli diede soffuso calore,
all'umile gente il Prodigio lustrando gioioso.
Opera mirifica di Francesco in loco montano,
in Greccio così nacque il presepio primiero:
in gloria ne scrisse Tommaso Minor da Celano,
ai secoli fama fidando del venerato Mistero!
Filippo Ungaro
Una breve poesia, come ha chiarito l'autore, strutturata con quartine a rima alternata, "in segno simbolico delle alterne vicende della storia, nel cui contesto la Natività costituisce un punto essenziale di riferimento per la realtà trascendentale del genere umano". Le strofe sono sette, in poetica linea con le sette Virtù Teologali e Cardinali, le quali, se ben praticate, aiutano l'umanità errante a ritrovare il Bambino di Betlemme. Il componimento presenta, inoltre, l'acrostico verticale "G.R.E.C.C.I.O.".
A rendere noto il componimento è lo scrittore tranese, Domenico Valente. «La poesia è nella letteratura espressione artistica elevata, capace di trasformare le percezioni più profonde dell'autore in una carica emozionale tale che neanche l'animo più gretto riesce ad essere indifferente. In un magro periodo come quello che stiamo vivendo, soprattutto alla luce degli ultimi fatti di cronaca giudiziaria, arriva, e ben gradito, il messaggio augurale del professor Filippo Ungaro che, con sano spirito cristiano, egli condivide con tutti i suoi concittadini, auspicando una ri-nascita (tale è il Natale) di una cultura ispirata dai sani principi morali».
Il Natale di Greccio
Già l'ombre s'appressavano della Sacra Notte,
quando, desioso di nunziato e novo portento,
di pastori folto uno stuolo, in sparse frotte,
dalle convalli all'eremo in cor iva contento.
Rigor dell'ultimo mese raggelava i loro visi,
ma foco d'amor era in quell'anfratto roccioso
della reatina altura, ove il Poverello d'Assisi
con frate Giovanni la greppia pose premuroso.
E di vil panno un involto messo sulla paglia,
di Gesù disse il Frate e di sua Famiglia dolce,
con la mistica pace ch'ogni creatura abbaglia
e di beatitudine immensa l'anima rapita molce.
Canti gaudiosi e non picciola lode al Signore
verso le vivide stelle spiravano in devozione,
mentre gloria rendeva Francesco al Salvatore
ed all'Eucaristia meditava in contemplazione.
Ciascun dei presenti d'estasi cadde nell'incanto
ed a tal altro, omo di fé e di virtù compìto,
di veder parve in culla un Pupo vero e Santo,
di real stampo e tra Cori d'Angioli assopito.
Il Serafico in braccio prese il Divin Amore,
con leve gesto lo destò dal celestiale riposo,
presso il bue e l'asinello gli diede soffuso calore,
all'umile gente il Prodigio lustrando gioioso.
Opera mirifica di Francesco in loco montano,
in Greccio così nacque il presepio primiero:
in gloria ne scrisse Tommaso Minor da Celano,
ai secoli fama fidando del venerato Mistero!
Filippo Ungaro