Il mondo della critica letteraria piange Luigi Blasucci: dalle scuole di Trani a professore emerito alla Normale di Pisa

Unanimemente riconosciuto un punto di riferimento imprescindibile per lo studio della letteratura italiana

giovedì 4 novembre 2021 10.01
A cura di Stefania De Toma
Ci sono persone alle quali l'omaggio andrebbe reso in tempo in modo degno. Sarebbe bello però, avuta qualche giorno fa la notizia della scomparsa del professor Blasucci, che ci si mettesse presto in moto per dedicargli una strada, come si fa coi grandi intellettuali, i grandi Maestri.

E il professor Blasucci lo era: ha formato non solo generazioni di studenti che hanno avuto il privilegio di esserne diretti allievi ma anche tanti che hanno attinto dai suoi testi, dai suoi studi, rimasti capisaldi per la letteratura italiana, in particolare con riferimento a Dante, Leopardi, Montale, Ariosto.

Sulle sue biografie ufficiali Trani non compare poichè nacque, appunto, a Altamura: ma Lui Trani l'amava molto, vi aveva frequentato le scuole dalle elementari al liceo classico, e in uno stralcio d'intervista rilasciata un anno fa alla prestigiosa rivista "Il Mulino" che lo definisce "Un punto di vista imprescindibile per la letteratura italiana", racconta proprio quando con la sua famiglia vi si trasferì.

La vita di Blasucci dovrebbe essere raccontata ai giovani d'oggi che si lamentano di crisi e difficoltà: i suoi racconti di un'infanzia poverissima, quando doveva fare chilometri a piedi per raggiungere la scuola da un casello nei pressi di Altamura dove lavorava il padre, non gli hanno impedito di arrivare ai vertici della critica letteraria.

E' bello pensarlo adesso in un Infinito fatto di poesia, magari avendo già incontrato il suo amato Leopardi, cui ha dedicato tanta vita - e ci rammarica non abbia fatto in tempo ad assistere alla imminente uscita del sua ultimo lavoro sugli idilli - e gli altri grandi della nostra letteratura che ci ha insegnato a conoscere e ad amare.

Di seguito la biografia ufficiale riportata dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, che ne descrive alcune delle tappe più importanti, tra pubblicazioni, titoli, , ruoli e riconoscimenti, della sua lunga e prestigiosa carriera.

Alla famiglia - era fratello del Preside Blasucci - vanno le condoglianze dall'intera redazione.

Era nato il 23 maggio 1924 ad Altamura, in Puglia, ed aveva vinto un posto di allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1942, avendo poi come maestri alla Normale Luigi Russo, Mario Fubini e Gianfranco Contini.

Conseguita la laurea, ha insegnato Lingua e letteratura italiana nella Facoltà di Lingue dell'Università di Pisa dal 1966 al 1975 e Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere della medesima Università dal 1968 al 1982. Dal 1983 al 1996 ha insegnato Letteratura italiana alla Scuola Normale Superiore, di cui era professore emerito dal 1999.

Membro del comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, aveva diretto presso la casa editrice Pacini Fazzi di Lucca la collana di testi e critica letteraria "L'Unicorno" ed era socio socio dell'Accademia Nazionale dell'Arcadia.

A Dante ha dedicato una serie di ricerche linguistico-stilistiche, tematiche, metriche, confluite nel volume Letture e saggi danteschi (2014). Su Ariosto sono fondamentali i saggi sulla metrica, raccolti in volume (Sulla struttura metrica del "Furioso" e altri studi ariosteschi, 2014), un punto di riferimento per tutti i successivi studi sull'ottava ariostesca. A Montale a dedicato sia ricerche linguistiche che analisi testuali (letture di singoli componimenti), riunite in parte nel volume Gli oggetti di Montale (2002).
Ma è a Leopardi che è più legato il nome di Blasucci. Sul poeta recanatese ha scritto saggi divenuti una tappa obbligata per tutti gli studiosi, dal lontano e ormai classico Leopardi e i segnali dell'infinito (1985) al recente La svolta dell'idillio e altre pagine leopardiane (2017). Nel 2014 gli è stato conferito il leopardiano Premio La Ginestra.

Nel 2019 era uscito presso Guanda, nella collana della Fondazione Bembo, il primo volume del suo commento ai Canti di Leopardi; è imminente il secondo e ultimo, che completa un lavoro atteso da anni quale un punto d'arrivo fondamentale della sua lunga attività di leopardista.