Il paradosso della demolizione di Villa Giustozzi

I Verdi gridano allo scandalo, ma la decisione è stata presa scientemente dalla famiglia

lunedì 13 ottobre 2008
«E' l'ennesimo colpo al cuore dei tranesi ed alla storia di Trani». Michele di Gregorio aveva commentato così l'abbattimento della Fonderia Giustozzi, più nota come la fabbrica della campane. Condivisibile l'amarezza del capogruppo dei Verdi, affatto propenso alla demolizione della storica struttura (al posto della quale sorgeranno due palazzine che occuperanno sia l'area dell'ex stabilimento di fusione del bronzo, sia l'attigua area già appartenuta ad Amet Spa). La denuncia dei Verdi e, prima ancora di Legambiente (che aveva chiesto l'apposizione di un vincolo da parte della Soprintendenza), non coincide, però, con le volontà della famiglia Giustozzi che ha scientemente deciso di privarsi di quell'immobile, accettandone di buon grado la permuta. Chiamiamole, se volete, "diverse sensibilità". Certo è che, se la demolizione è stata accettata di buon grado dagli eredi, non si capisce perché dovremmo gridare noi allo scandalo. Il costruttore - interpellato da Radio Bombo - ha assicurato che nel progetto del complesso edilizio vi saranno almeno due campane come elementi d'arredo. Altre sette invece sono custodite dagli eredi, che hanno così preservato una parte della memoria storica del luogo.