Illeciti sul porto commerciale di Molfetta, ai domiciliari un imprenditore tranese

Si tratta del rappresentante della società fornitrice di materiale lapideo. Anche due misure interdittive

giovedì 26 ottobre 2023 11.00
A cura di Nicola Miccione
Un arresto e due interdizioni per i lavori di messa in sicurezza del nuovo porto commerciale di Molfetta. Ai domiciliari il rappresentante della società fornitrice di materiale lapideo, Giuseppe Dell'Erba. Interdetti, invece, il responsabile della direzione dei lavori, Giuseppe Loliva, e il dirigente comunale Alessandro Binetti.

Questa mattina, infatti, nei loro confronti, i finanzieri della Compagnia di Molfetta, coadiuvati dai colleghi del I Gruppo Bari e con l'ausilio del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, hanno eseguito, fra le province di Bari e di Barletta, Andria e Trani, un'ordinanza di misure cautelari, personali e reali, firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino. I reati contestati sono di frode nelle pubbliche forniture, truffa e gestione illecita di rifiuti.

Giuseppe Dell'Erba, tranese, rappresentante legale della società fornitrice di materiale lapideo per i lavori di messa in sicurezza, è finito ai domiciliari. Interdetti, invece, il direttore operativo dell'ufficio della direzione dei lavori, Giuseppe Loliva, e il dirigente comunale responsabile del procedimento, Alessandro Binetti: per entrambi è scattata la sospensione dall'esercizio di pubblici uffici, servizi e il divieto temporaneo di svolgere l'attività lavorativa per il tempo massimo previsto dalla legge.

Inoltre, con la stessa misura, è stato pure disposto nei confronti delle due società (fornitrice e subappaltatrice del materiale) e del rappresentante legale di una di esse il sequestro, funzionale alla confisca, del profitto dei vari reati contestati, quantificato all'incirca in 250mila euro tra beni e disponibilità finanziarie, insieme al sequestro impeditivo delle aziende e delle quote societarie delle società coinvolte il cui attivo patrimoniale complessivo è pari all'incirca a 10 milioni di euro.

Un provvedimento, quello di oggi, che costituisce l'epilogo di una complessa ed articolata indagine effettuata dalla Compagnia di Molfetta col coordinamento dei pubblici ministeri Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, entrambi della Procura della Repubblica di Trani, avviata a ottobre 2021, attraverso l'esecuzione di appostamenti, pedinamenti, intercettazioni, l'installazione di alcune telecamere e l'analisi della documentazione acquisita presso il cantiere a febbraio 2022.

L'inchiesta ha messo in luce un collaudato sistema di frode per il completamento del molo di sopraflutto, una «diga a gettata per proteggere il bacino portuale, consistente nella posa di più strati in blocchi», i cui materiali «dovevano essere inalterabili e resistenti, compatti e con un elevato peso specifico ed era prevista la fornitura e la posa in opera di circa 106 tonnellate di materiale da cava, dei quali circa il 60% costituito da tout venant e il restante 40% dai massi in scogliera».

In particolare, è stato accertato che anziché fornire il materiale previsto dal capitolato speciale d'appalto, è stato usato anche attraverso l'ausilio di documenti di trasporto falsi, materiale riveniente da scavi eseguiti su terreni privati, materiale vegetale nonché materiale di dubbia provenienza, incluso materiale qualificato nella misura (anche sulla base degli esiti di una specifica consulenza tecnica) come rifiuto speciale per un complessivo impiegato pari a ben 40mila tonnellate.

Le investigazioni hanno consentito di acquisire gravi indizi, sulla base dei quali sono state iscritte, nel registro degli indagati, nove persone (tra le quali il direttore dei lavori, del cantiere e il capocantiere) e le società, prive di un modello di organizzazione idoneo a prevenire la commissione di reati. Numerosi, poi, gli elementi probatori (anche video) acquisiti che hanno consentito di ritenere le operazioni di carico dei materiali non conformi sui camion e il loro conferimento in cantiere.

Le intercettazioni hanno documentato il conferimento di «terra»: in alcuni episodi è stato mischiato materiale roccioso con «terra», in altri è stata fornita «terra». Secondo il giudice «oltre al tout-venant viene trasportato qualcosa di diverso», mentre le forniture in eccesso di materiale non conforme avrebbero provocato lamentele «a tal punto, che gli indagati in riferimento all'eccesso di materiale roccioso, evidenziavano il colore rosso dello specchio di acqua antistante i lavori».

Ulteriori frasi indiziarie sono state captate all'atto dell'accesso al cantiere da parte dei finanzieri diretti dal capitano Salvatore Mercone. In particolare, mentre era in corso l'acquisizione documentale della Guardia di Finanza, gli indagati si sarebbero adoperati, fattivamente, per cercare di occultare le prove che potevano condurre alle loro responsabilità.