Impianto trattamento rifiuti, alcune associazioni condannano l'operato dell'amministrazione
"Spese processuali costeranno ai cittadini 6000 euro"
martedì 26 luglio 2022
15.45
La sentenza del Consiglio di Stato sulla realizzazione di un nuovo impianto privato di trattamento rifiuti e produzione di biometano nel territorio di Trani, ad opera della Società 4R s.r.l., è destinata a creare un acceso dibattito. Infatti nella sentenza, che ha visto come soccombente il Comune di Trani nella persona del Sindaco, ci sono alcuni punti degni dell'attenzione della Cittadinanza, assolutamente non informata della realizzazione di questo impianto e del contenuto della sentenza stessa.
"Nell'ambito della Conferenza di servizi, l'unico parere contrario è rimasto quello del Comune, il quale sarebbe peraltro fondato su finalità estranee alla tutela dell'interesse pubblico e alla corretta localizzazione dell'impianto." Tanto è possibile leggere nella relativa nella sentenza, pubblicata sul sito "giustizia-amministrativa.it", cui si aggiunge un particolare fondamentale riguardo la vicenda del ricorso del Comune di Trani: "(….) le deduzioni svolte dal Comune in primo grado risultano generiche ed avulse dall'esame, specifico e concreto, della documentazione progettuale."
Il Consiglio di Stato, così scrivendo, ha cristallizzato le stranezze della vicenda 4R, chiarendo come la reazione in sede giudiziale dell'Amministrazione sia stata "generica e avulsa dall'esame della documentazione". La gravità della questione 4R aumenta se si considera che il progetto non è passato dal vaglio finale del Consiglio Comunale in quanto ritirato dall'Amministrazione, nella persona dell'Assessore all'Ambiente dell'epoca, Michele di Gregorio.
Proprio su questa vicenda si è concentrata la discussione durante l'ultima riunione della Consulta Ambientale, in cui le Associazioni che vi aderiscono hanno inteso chiedere spiegazioni su tutta la vicenda, e stigmatizzare l'operato dell'Amministrazione, il cui errore oltre a comportare un esborso per i cittadini di Euro 6.000,00 per il pagamento delle spese processuali, ci rende sostanzialmente impotenti di fronte all'operato dei privati, nello specifico di questa società a responsabilità limitata che realizzerà l'impianto nel territorio tranese.
Allo stesso modo le medesime Associazioni, avendo appreso durante il dibattito in Consulta della possibilità che un'altra società (La Rosa s.r.l.), con un procedimento simile, realizzi un altro impianto privato sfruttando il silenzio assenso dell'amministrazione, come da sentenza del TAR Puglia del 21.04.2022 (in cui è scritto testualmente che il Comune di Trani è rimasto inerte, facendo decorrere i termini per l'istruttoria del procedimento, omettendo di convocare la conferenza di servizio), si sentono in dovere di segnalare il fatto alla cittadinanza, affinchè possa acquisire piena consapevolezza di quanto illustrato ed esercitare pressioni su tutti i decisori pubblici, allo scopo di evitare che il territorio della Città di Trani diventi una zona di conquista per la realizzazione di un polo industriale dei rifiuti.
Le associazioni Fare Ambiente (Andrea Catino), Codacons (Mariagrazia Cinquepalmi e Nicola Ulisse), Oikos (Teresa de Vito), Articolo 97 (Raffaele Covelli), Uildm (Gennaro Parlmieri e Rita Reggio), Associazione Esposti Amianto (Antonio Carabba), Movimento Turismo Rurale (Francesco Valenziano), Associazione Tummà (Claudio Auriemma), Università della Terza Età (Gaetano Attivissimo) denunciano un mala-gestio della cosa pubblica, lamentando l'inutilità del dibattito in questa assemblea, essendo messi nuovamente di fronte al fatto compiuto.
Le stesse chiedono inoltre di fare luce sulla situazione in oggetto (gravata dalle parole del Consiglio di Stato che cristallizzano gli errori dell'Amministrazione) individuandone i responsabili e soprattutto invocando un cambio di passo in maniera ambientale, che preveda un reale coinvolgimento della cittadinanza e delle realtà associative, e che queste non siano solamente informate a fatti compiuti senza poter neanche discutere.
Si richiede inoltre un impegno energico da parte del Sindaco, affinché la città di Trani non sia soltanto un territorio che offre ospitalità ai vari previsti impianti di lavorazione dei rifiuti, ma che possa godere almeno di reali benefici sulla TARI.
Infine, visto che le associazione della Consulta hanno anche organizzato dei gruppi di lavoro su tematiche specifiche, producendo materiale utile alle diverse Commissioni comunali e che tali contributi sono stati ingiustificatamente trascurati dagli stessi membri delle commissioni, dimostrando di non voler tenere conto della volontà e delle istanze che provengono dalla società civile, chiedono che sia realizzato e regolamentato un rapporto diretto tra la Consulta Ambientale (e i suoi rappresentanti) e le commissioni consiliari.
"Nell'ambito della Conferenza di servizi, l'unico parere contrario è rimasto quello del Comune, il quale sarebbe peraltro fondato su finalità estranee alla tutela dell'interesse pubblico e alla corretta localizzazione dell'impianto." Tanto è possibile leggere nella relativa nella sentenza, pubblicata sul sito "giustizia-amministrativa.it", cui si aggiunge un particolare fondamentale riguardo la vicenda del ricorso del Comune di Trani: "(….) le deduzioni svolte dal Comune in primo grado risultano generiche ed avulse dall'esame, specifico e concreto, della documentazione progettuale."
Il Consiglio di Stato, così scrivendo, ha cristallizzato le stranezze della vicenda 4R, chiarendo come la reazione in sede giudiziale dell'Amministrazione sia stata "generica e avulsa dall'esame della documentazione". La gravità della questione 4R aumenta se si considera che il progetto non è passato dal vaglio finale del Consiglio Comunale in quanto ritirato dall'Amministrazione, nella persona dell'Assessore all'Ambiente dell'epoca, Michele di Gregorio.
Proprio su questa vicenda si è concentrata la discussione durante l'ultima riunione della Consulta Ambientale, in cui le Associazioni che vi aderiscono hanno inteso chiedere spiegazioni su tutta la vicenda, e stigmatizzare l'operato dell'Amministrazione, il cui errore oltre a comportare un esborso per i cittadini di Euro 6.000,00 per il pagamento delle spese processuali, ci rende sostanzialmente impotenti di fronte all'operato dei privati, nello specifico di questa società a responsabilità limitata che realizzerà l'impianto nel territorio tranese.
Allo stesso modo le medesime Associazioni, avendo appreso durante il dibattito in Consulta della possibilità che un'altra società (La Rosa s.r.l.), con un procedimento simile, realizzi un altro impianto privato sfruttando il silenzio assenso dell'amministrazione, come da sentenza del TAR Puglia del 21.04.2022 (in cui è scritto testualmente che il Comune di Trani è rimasto inerte, facendo decorrere i termini per l'istruttoria del procedimento, omettendo di convocare la conferenza di servizio), si sentono in dovere di segnalare il fatto alla cittadinanza, affinchè possa acquisire piena consapevolezza di quanto illustrato ed esercitare pressioni su tutti i decisori pubblici, allo scopo di evitare che il territorio della Città di Trani diventi una zona di conquista per la realizzazione di un polo industriale dei rifiuti.
Le associazioni Fare Ambiente (Andrea Catino), Codacons (Mariagrazia Cinquepalmi e Nicola Ulisse), Oikos (Teresa de Vito), Articolo 97 (Raffaele Covelli), Uildm (Gennaro Parlmieri e Rita Reggio), Associazione Esposti Amianto (Antonio Carabba), Movimento Turismo Rurale (Francesco Valenziano), Associazione Tummà (Claudio Auriemma), Università della Terza Età (Gaetano Attivissimo) denunciano un mala-gestio della cosa pubblica, lamentando l'inutilità del dibattito in questa assemblea, essendo messi nuovamente di fronte al fatto compiuto.
Le stesse chiedono inoltre di fare luce sulla situazione in oggetto (gravata dalle parole del Consiglio di Stato che cristallizzano gli errori dell'Amministrazione) individuandone i responsabili e soprattutto invocando un cambio di passo in maniera ambientale, che preveda un reale coinvolgimento della cittadinanza e delle realtà associative, e che queste non siano solamente informate a fatti compiuti senza poter neanche discutere.
Si richiede inoltre un impegno energico da parte del Sindaco, affinché la città di Trani non sia soltanto un territorio che offre ospitalità ai vari previsti impianti di lavorazione dei rifiuti, ma che possa godere almeno di reali benefici sulla TARI.
Infine, visto che le associazione della Consulta hanno anche organizzato dei gruppi di lavoro su tematiche specifiche, producendo materiale utile alle diverse Commissioni comunali e che tali contributi sono stati ingiustificatamente trascurati dagli stessi membri delle commissioni, dimostrando di non voler tenere conto della volontà e delle istanze che provengono dalla società civile, chiedono che sia realizzato e regolamentato un rapporto diretto tra la Consulta Ambientale (e i suoi rappresentanti) e le commissioni consiliari.