Inchiesta "Le Lampare al Fortino": assolti Bologna, Capone, Ciliento, Di Staso e Lignola
Per il Gip "i fatti non costituiscono reato"
lunedì 29 gennaio 2024
18.01
Svolta nell'inchiesta "Le Lampare al Fortino": il giudice per le indagini preliminari, la dottoressa Corvino, con sentenza emessa in data odierna, ha assolto dai reati loro ascritti perché "i fatti non costituiscono reato" gli ex assessori Raffaella Bologna, Giovanni Capone, Debora Ciliento, Grazia Di Staso e Luca Lignola.
L'avviso di conclusione delle indagini nell'ottobre 2019 fu a carico del sindaco Bottaro, degli ex assessori sopra citati, del dirigente dell'area ai lavori pubblici Di Donna e dell'avvocato Capurso, responsabile dell'ufficio legale del Comune, imputati a vario titolo perchè "in concorso tra loro, nello svolgimento delle rispettive funzioni ovvero rispettive qualifiche, in violazione di norme di legge, intenzionalmente procuravano alla società "Le Lampare sas di Del Curatolo Antonio & C" un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistente nel risparmio di spesa di 60.000,00 euro".
Per Di Donna, inoltre, fu contestato anche il reato di abuso di ufficio nell'ambito dei canoni portati in compensazione a Le Lampare al Fortino, in virtù di lavori straordinari che invece sarebbero dovuti toccare alla stessa società.
L'avviso di conclusione delle indagini nell'ottobre 2019 fu a carico del sindaco Bottaro, degli ex assessori sopra citati, del dirigente dell'area ai lavori pubblici Di Donna e dell'avvocato Capurso, responsabile dell'ufficio legale del Comune, imputati a vario titolo perchè "in concorso tra loro, nello svolgimento delle rispettive funzioni ovvero rispettive qualifiche, in violazione di norme di legge, intenzionalmente procuravano alla società "Le Lampare sas di Del Curatolo Antonio & C" un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistente nel risparmio di spesa di 60.000,00 euro".
Per Di Donna, inoltre, fu contestato anche il reato di abuso di ufficio nell'ambito dei canoni portati in compensazione a Le Lampare al Fortino, in virtù di lavori straordinari che invece sarebbero dovuti toccare alla stessa società.
Nell'avviso di conclusione delle indagini al sindaco Bottaro furono contestati, invece, sia lo sconto di 60mila euro (che non sarebbe stato corretto) sia la ragione stessa della transazione che venne effettuata per timore dell'impugnazione di una sentenza. Gli inquirenti accertarono che quella sentenza era già passata in giudicato.