Intervista a Luigi Lo Cascio
L'attore palermitano ospite a Trani del circolo Dino Risi. «Mafia, la Sicilia di oggi ha più ansia di giustizia»
sabato 16 aprile 2011
Sala gremita per l'attore palermitano Luigi Lo Cascio, ospite a Trani del circolo del cinema Dino Risi. Lo Cascio si è imposto nel mondo del cinema a 32 anni con il film I cento passi (la storia di Peppino Impastato, il ragazzo che ebbe il coraggio di denunciare la mafia e fu perciò barbaramente ucciso). L'attore ha ripercorso il ricordo di quel suo ruolo così delicato. A proposito della mafia, oggi, ci dice: «Mi auguro che non si debba arrivare a un altro martirio per far trionfare certi ideali e valori». La Sicilia di oggi è diversa da quella di allora, basti pensare a «tutti quelli che collaborano con l'associazione Addio pizzo, che si occupa di creare una rete per sostenere tutti i commercianti costretti a pagare il pizzo. Penso anche a Libera e Libera Terra, che utilizzano i terreni tolti alla mafia per dare lavoro e prodotti. O ai magistrati, ai giornalisti che fanno sentire la propria voce. C'è un ricambio nelle gerarchie della mafia ma per fortuna anche un'ansia di giustizia molto forte in buona parte del popolo siciliano».
«Essere nato a pochi chilometri da Cinisi, la città di Peppino - spiega - voleva dire per me essere ancora più immerso nella vicenda che raccontavo. Mi capita però di aver incontrato ragazzi del nord che a seguito del film si erano documentati e avevano deciso di cambiare, anche se in piccolo, la loro vita, iscrivendosi a giurisprudenza o desiderando di diventare giornalisti».
L'attore ha anche interpretato, ne La meglio gioventù, il ruolo di uno psichiatra che seguiva il metodo Basaglia, e in un primo momento aveva cominciato gli studi di psichiatria. Sul disagio mentale si esprime affermando che «si è fatto molto contro la mentalità del diverso. La questione del disagio mentale è diventata qualcosa di più allargata rispetto all'ignoranza e diffidenza di prima. Molto spesso però le istituzioni non sono all'altezza di quello che diceva Basaglia, e quindi, spesso, anche le famiglie, che si prendono da sole il carico di una persona che soffre di disturbi psichici, in qualche modo, rimpiangono i manicomi. Questo è veramente un dispiacere».
Durante l'incontro l'attore ha raccontato dei suoi lavori per il teatro, del suo incontro con la madre di Peppino Impastato, e di come gli stia stretta l'etichetta di attore comico o drammatico, spesso data dai registi: «Cerco solo di immedesimarmi il più possibile nel personaggio, lavorando solo su di lui, che sia comico o drammatico».
«Essere nato a pochi chilometri da Cinisi, la città di Peppino - spiega - voleva dire per me essere ancora più immerso nella vicenda che raccontavo. Mi capita però di aver incontrato ragazzi del nord che a seguito del film si erano documentati e avevano deciso di cambiare, anche se in piccolo, la loro vita, iscrivendosi a giurisprudenza o desiderando di diventare giornalisti».
L'attore ha anche interpretato, ne La meglio gioventù, il ruolo di uno psichiatra che seguiva il metodo Basaglia, e in un primo momento aveva cominciato gli studi di psichiatria. Sul disagio mentale si esprime affermando che «si è fatto molto contro la mentalità del diverso. La questione del disagio mentale è diventata qualcosa di più allargata rispetto all'ignoranza e diffidenza di prima. Molto spesso però le istituzioni non sono all'altezza di quello che diceva Basaglia, e quindi, spesso, anche le famiglie, che si prendono da sole il carico di una persona che soffre di disturbi psichici, in qualche modo, rimpiangono i manicomi. Questo è veramente un dispiacere».
Durante l'incontro l'attore ha raccontato dei suoi lavori per il teatro, del suo incontro con la madre di Peppino Impastato, e di come gli stia stretta l'etichetta di attore comico o drammatico, spesso data dai registi: «Cerco solo di immedesimarmi il più possibile nel personaggio, lavorando solo su di lui, che sia comico o drammatico».
Dopo aver recitato in due lavori classici: Margherita Gautier e Romeo e Giulietta, diretti da Giuseppe Patroni Griffi, ed essersi fatto notare in un Aspettando Godot, messo in scena da Federico Tiezzi, comincia una carriera, teatrale e poi cinematografica, intensa e brillante. Nel 2000 vince il David di Donatello, come migliore attore protagonista per I cento passi, film che rappresenta il suo esordio cinematografico, regia di Marco Tullio Giordana che lo dirigerà in seguito nel pluripremiato La meglio gioventù (2003), che gli vale il Nastro d'argento 2004, ex aequo con tutti i protagonisti maschili del film.Nel 2005 dirige ed interpreta Nella tana, un monologo tratto dall'ultimo racconto di Franz Kafka, La Tana, di cui cura anche la riscrittura e l'adattamento. Per il suddetto spettacolo vince il Premio UBU, quale migliore attore. Nel 2006 lavora con Luca Ronconi nello spettacolo Il silenzio dei comunisti, vincendo nuovamente nell'edizione 2006-2007 il Premio UBU, sempre come migliore attore protagonista. Tra gli altri suoi maggiori lavori per il grande schermo, ricordiamo: Buongiorno, notte, regia di Marco Bellocchio, La bestia nel cuore, regia di Cristina Comencini, Il dolce e l'amaro, regia di Andrea Porporati, e Sanguepazzo, regia di Marco Tullio Giordana. (Wikipedia)