Intervista a Mahieux, ospite del circolo del Dino Risi

«Grazie a Saviano perché non ha nascosto la polvere sotto il tappeto». L'attore ha raccontato il suo percorso artistico ma non solo

mercoledì 23 marzo 2011 10.44
A cura di Federica Genoveffa Porcelli
Ernesto Mahieux, eclettico attore napoletano, ha partecipato a Trani ad un incontro del circolo del cinema Dino Risi inserito nel ciclo di appuntamenti de La valigia dell'attore. Mahieux ha raccontato il suo percorso artistico ma non solo. Al nostro portale ha concesso, con grande disponibilità, un' intervista a tutto tondo sui temi di attualità. In primis, i tagli alla cultura: «E' scandaloso. La nostra nazione - dice - nel mondo è sempre stata considerata la capitale della cultura. Toglierle i fondi destinati vuol dire toglierle la civilizzazione, diventare un paese del terzo mondo. Sarebbe come tagliare le gambe ad un atleta».

Attento ai temi sociali, Mahieux commenta così l'uscita del film sulla vita di Renato Vallanzasca: «Sul film si è sollevata una polemica assurda. Il tg, con tutte le violenze che racconta, con le immagini macabre, è peggio di Vallanzasca. Dovremmo evitare di far vedere in generale la tv. Vallanzasca è un film di denuncia come Gomorra o Fortapasc e fa capire ai giovani dove sta il bene e dove il male. E poi se il giovane vive in una famiglia sana può anche guardare Vallanzasca».

Parli di Gomorra e pensi a Roberto Saviano. Mahieux lo elogia: «Ce ne sono poche di persone come lui. Saviano a trent'anni ha dovuto rinunciare alla propria libertà per denunciare quello che accade a Napoli. Io porto Gomorra in teatro e all'estremo nord. Ho avuto grandi manifestazioni di solidarietà perché, per via dello scandalo rifiuti, tutti pensavano che noi fossimo sporchi. Poi hanno capito che nelle nostre discariche, che sono le migliori d'Italia, c'erano i rifiuti del nord che la camorra rivende a buon prezzo, e ci hanno chiesto scusa. Noi del sud siamo soliti nascondere la polvere sotto il tappeto, invece dobbiamo parlarne».

Durante la sua carriera Mahieux ha compiuto scelte diverse. Da L'imbalsamatore (che gli è valso un David di Donatello) a Troppo belli (per cui è stato attaccato). «La mia professione è come tante altre. Se ho un negozio non posso fare una selezione della clientela. Ho fatto avanspettacolo, sceneggiata, cabaret, teatro di prosa ed in vernacolo. Non mi piacciono le etichette, si è attori e basta». L'attore ha poi raccontato i retroscena dei suoi incontri più importanti, dei suoi provini, di film girati ma mai prodotti perché «la produzione in Italia costa tantissimo», e di come «chi nasce a Napoli nasce già attore».
Figlio di un artigiano e di una casalinga, Ernesto Mahieux nasce a Napoli, il 12 luglio 1946 e fin da bambino dimostra una particolare passione per il teatro. Dopo la morte prematura del padre, però abbandona gli studi, concludendoli solo molti anni più tardi, e si impegna con mille lavori pur di aiutare la famiglia. Guantaio e poi lavapiatti e cuoco a Milano, Ernesto torna a Napoli per vendere automobili e poi lavora per anni come agente per una casa editrice. In questo periodo continua a coltivare l'amore per l'arte, esibendosi con piccole compagnie filodrammatiche nei teatri parrocchiali, poi, compiuti i trent'anni, decide finalmente di dedicarsi completamente alla sua passione. Dopo il cabaret, Ernesto si dedica al teatro, vivendo un lungo periodo di alterne fortune, sempre sostenuto dalla moglie Enza e dai suoi tre figli. Grazie a Matteo Garrone, l'attore partenopeo conquista finalmente la sua grande occasione sul grande schermo, interpretando il ruolo di Peppino ne L'imbalsamatore (2002), che gli regala un David di Donatello come miglior attore non protagonista. Interpreta poi Pater familias (2002) di Francesco Patierno e L'avvocato De Gregorio (2002) di Pasquale Squitieri, al fianco di Giorgio Albertazzi. (Trovacinema)